2084




Recensione di Valentina Cavo


Autore: Gianni Clerici

Editore: Baldini e Castoldi

Genere: Fantascienza

Pagine: 160

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Nel 2084 l’umanità, o ciò che ne resta dopo un disastro ambientale e una nuova guerra mondiale, è regredita a una sorta di medioevo bucolico, dove il controllo dell’ordine è affidato a robot e supercomputer, che hanno il compito di assicurare la sopravvivenza della cosiddetta Dittatura Democratica. Nel nuovo regime tutto deve essere funzionale e regolamentato: non si può decidere il proprio destino, il desiderio, la creatività, l’eros sono visti con sospetto. Inoltre esso prevede che gli uomini, i Vires, siano destinati alle mansioni più umili, in attesa che i nuovi robot che vanno perfezionandosi possano prendere il loro posto e soppiantarli una volta per tutte. Sì, perché il sesso maschile è regredito nella scala gerarchica e ora a comandare sono le donne, moderne Amazzoni. Soprattutto, i rapporti fra i sessi sono banditi e ogni forma di riproduzione è rigidamente controllata. In questo scenario distopico, la curiosa e impertinente Evonne, figlia di Livia, artista quieta e remissiva, rimane incinta. Di un uomo. E l’uomo è Vijay, un ragazzo della casta degli Assimilati, una sorta di schiavo con capacità artistiche dirompenti. È così che il sistema entra in crisi, mostrando i suoi limiti e le sue falle. Evonne e Livia si sforzano di nascondere il frutto di quella unione divenuta, ora, nel mondo nuovo, assurda e impensabile, ma quel frutto – la piccola, geniale Irma – incarna il cambiamento che non può essere fermato. In un’epoca in cui non si fa che parlare di crisi della democrazia e di controllo sociale, il romanzo di Gianni Clerici, che fa propri e amplifica echi che vanno dal George Orwell di 1984 all’Aldous Huxley del Mondo Nuovo, per finire alla più recente Margaret Atwood del Racconto dell’ancella ribaltato nei presupposti, riesce insieme a divertire e a farci riflettere.

Recensione

Ci troviamo in un mondo futuro dove sembra che tutto funzioni molto bene, grazie a un sistema ben strutturato, in cui si vive sostanzialmente in pace e in armonia: la scena è pervasa da un’atmosfera distesa, con paesaggi idilliaci di campi coltivati e campagna. Un mondo vegetariano, un mondo dove non ci sono forti passioni, un mondo che è “chiuso”, bloccato.

Nel 2084 prendono il potere le donne istituendo una Dittatura Democratica, fatta di amazzoni: qui gli uomini servono soltanto per svolgere gli impieghi di fatica e non hanno altro scopo nella loro vita.

Tutto questo viene gestito da un computer, non esistono rapporti tra i due sessi, anche le nascite prevedono la quasi totale esclusione di bimbi maschi, e ciò permette un totale controllo su ogni persona che infatti non avrà alcuna scelta che sia propria sul suo futuro.

Le protagoniste della storia sono Livia e Evonne. Viene raccontata la loro vita che, pur potendo sembrare esternamente perfetta, manca di qualcosa perchè poco trasportata dalla passione – non solo quella carnale e più “animalesca”, ma anche nelle piccole questioni quotidiane, al punto da sembrare  un racconto in bianco e nero. Man mano però questa monocromia inizia a colorarsi grazie ai fatti che accadono.

Ci sono delle bellissime riflessioni sull’arte, su quello che si poteva fare in passato per non arrivare a questa decisione di Dittatura Democratica (un ossimoro che già di per sé dice molto sulla politica di questo mondo) e, non meno importante, anche sulla filosofia. Questo mondo “perfetto” viene però scosso da un evento del tutto casuale dettato proprio dal lasciarsi andare a slanci emotivi propri dell’essere umano: un innamoramento che porta alla nascita di una bambina di nome Irma.

Irma racchiude in sé il futuro dell’umanità e l’evoluzione che, probabilmente, avrà questo mondo tutto femminile.

Focus essenziale del romanzo, nonché interessante punto di vista, sta nel fatto che siano le donne a farla da padrone, quando fin troppo spesso in questo genere di romanzi sono raffugurate come le più deboli, sfruttate e private di diritti. Un ribaltamento che, in ogni caso, non è del tutto buono, perchè, malgrado tutto, le nostre protagoniste vivono in una gabbia fatta di rinunce, di carenza di istinti, di privazione della libertà emotiva di mancanza dello spirito creativo.

Il mondo creato da Clerici è a suo modo affascinante, capace di interessare ed attirare, e ben strutturato, anche se potrebbe lasciare con il desiderio di avere più pagine per immergersi nella sua ambientanzione, per appronfondire ancora tutte le dinamiche che questa Dittatura Democratica porta con sé.

Un libro assai interessante, a tratti educativo, del quale consiglio vivamente la lettura a tutti gli appassionati del genere!
 

 

Gianni Clerici


Gianni Clerici (Como, 24 luglio 1930) maestro di giornalismo, ha iniziato la sua carriera alla Gazzetta dello Sport, per poi passare al Giorno e quindi a Repubblica. Noto a livello internazionale per la sua conoscenza del tennis (al quale ha dedicato molti libir), è autore anche di romanzi, poesie, racconti, articoli e piècer teatrali. È l’unico giornalista europeo accolto nella Hall of Fame del museo di Newport. Per Mondadori ha scritto Il tennis facile (1972), la trilogia di romanzi Quando viene il lunedì (1974), 500 anni di tennis (1974), Il grande tennis (1978), Wimbledon (2013) e Quello del tennis (2015). Per Rizzoli è autore di Zoo, Una notte con la GIoconda, Mussolini, l’ultima notte e Gianni Clerici agli Internazionali d’Italia. Per Fandango Libri ha pubblicato Divina. Suzanne Lenglen, la più grande tennista del mondo (2010),la raccolta di poesie Il suono del colore (2011) e il romanzo Australia Felix (2012); e per Baldini+Castoldi h pubblicato i romanzi Il giovin signore (2015) e I gesti bianchi: Londra 1960-Costa Azzurra 1950-Alassio 1939 (2018). Per Mondadori esce nel 2018 Il tennis nell’arte.

 

Acquista su Amazon.it: