22.11.63




Recensione di Kate Ducci


Autore: Stephen King

Genere: horror

Collana: Pickwick

Editore: Sperling & Kupfer

Pagine: 767

Anno pubblicazione: 2016

Jake Epping, protagonista e voce narrante, è un insegnante, un uomo qualunque, ordinario ma sensibile, che si trova catapultato in una situazione straordinaria, così come King ama fare per mettere alla prova i suoi personaggi e l’umanità in generale.
Un pomeriggio di giugno gli viene offerta la possibilità di fare un’esperienza unica, che lo segnerà per sempre: intraprendere un viaggio attraverso una porta spazio temporale che lo condurrà nel 1958, a cinque anni dall’omicidio di J.F. Kennedy. Il suo compito, il cui testimone gli verrà passato da un amico in fin di vita, ormai incapace di portarlo a termine in prima persona, sarà proprio quello di provare a salvargli la vita e tornare nel presente per verificare se questo importante cambiamento abbia arrecato beneficio al corso della storia mondiale.
Jake Epping ne è convinto, tanto quanto è convinto che uccidere il presidente buono degli Stati Uniti sia stato il primo passo verso il baratro, il disequilibrio economico e politico del pianeta.
Ma Jake è anche un brav’uomo, che non toglierebbe la vita a un altro senza la sicurezza di fare la cosa giusta e ciò di cui non è sicuro (di cui la Storia attuale non è ancora sicura e nemmeno chi legge, quindi) è che l’omicida sia davvero colui che è stato designato come tale.
Fino a che non lo avrà scoperto, non si sentirà pronto ad agire e togliergli eventualmente la vita.
Ma anche Jake Epping avrà una vita a cui pensare: la sua, che contro la sua volontà e aspettative lo spingerà a mettere radici in una cittadina di provincia, stringere amicizie, trovare un lavoro e, naturalmente, innamorarsi in un’epoca in cui non esiste e non è ancora nato, in cui pur non esistendo si sente vivo come mai si è sentito prima.

A mio avviso, in questo romanzo c’è il miglior King di sempre.
È un lavoro completo, frutto di lunghe ricerche storiche, rielaborate ma mai forzate, e condite con nozioni che attingono da scienza e fantascienza, senza mai uscire dal campo delle ipotesi laddove sono rimaste tali e lasciando che il lettore, da solo, giunga a una personale conclusione storica ed emotiva, a stabilire cosa sia realmente accaduto quel 22/11/1963 e cosa avrebbe fatto al posto di Jake Epping.
L’interrogativo centrale, quello che fa da protagonista ad altri romanzi di King ma in questo diventa cruciale, riguarda il ruolo che debba occupare l’amore nella vita di una persona, quanto e chi si sia disposti a sacrificare nel suo nome e se sia giusto farlo.
È più importante salvare la vita al presidente Kennedy, e quindi a migliaia di altre persone, oppure salvare una sola vita, quella della persona che si ama e, indirettamente, la propria?
Ma King si spinge più in là e porta a domandarsi se realmente cambiare un evento storico, per quanto drammatico, sia qualcosa da portare a compimento, o se anche una profonda ingiustizia, una cicatrice che il mondo ancora porta addosso, non sia inspiegabilmente qualcosa di necessario, di preferibile in funzione di un progetto più grande.
Il passato non vuole essere cambiato, ha messo radici nel futuro ed è come se fosse un organismo vivente, a cui non possiamo amputare parti a nostro piacimento per renderlo più adatto alle nostre aspettative. È giusto stravolgerlo? King lascia che sia il lettore a rispondere, in un finale struggente, che riesce a toccare le corde dell’anima.
Lo consiglio agli amanti dell’ottima scrittura, perché è un romanzo completo, senza un genere in cui catalogarlo, come solo i lavori migliori sanno essere.

 

 

 

Stephen King


Stephen Edwin King (Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo. Scrittore prolifico, nel corso della sua carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, anche con lo pseudonimo di Richard Bachman fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie. Buona parte dei suoi racconti ha avuto trasposizioni cinematografiche o televisive, anche per mano di autori importanti quali Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma, J. J. Abrams, David Cronenberg, Rob Reiner, Lawrence Kasdan, Frank Darabont, Taylor Hackford e George A. Romero. Pochi autori letterari, a parte William Shakespeare, Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti. A lungo sottostimato dalla critica letteraria, tanto da essere definito in maniera dispregiativa su Time “maestro della prosa post-alfabetizzata”, a partire dagli anni novanta è iniziata una progressiva rivalutazione nei suoi confronti. Grazie al suo enorme successo popolare e per la straordinaria capacità di raccontare l’infanzia nei propri romanzi è stato paragonato a Charles Dickens, paragone che lui stesso, nella prefazione a ‘Il miglio verde’, pubblicato a puntate nello stile di Dickens, ha sostenuto essere più adeguato per autori come John Irving o Salman Rushdie.