Insonnia




Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Tahar Ben Jelloun

Traduzione: Anna Maria Lorusso

Editore: La nave di Teseo

Genere: noir

Pagine: 272

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Uno sceneggiatore di Tangeri che soffre gravemente di insonnia scopre che per poter finalmente dormire deve uccidere qualcuno. Incomincia da sua madre. Sembra assurdo, anzi è assurdo – è sempre stato un uomo onesto, rispettoso, gentile – ma solo uccidendo, come in un gioco surreale, guadagna dei punti-sonno. Per minimizzare il problema, decide di limitarsi a persone già in fin di vita; la sfida è riuscire a essere lì, al loro capezzale, un attimo prima che spirino da sé. Il protagonista dà così il via a imprese rocambolesche per infilarsi nelle camere di ospedale: si finge infermiere, figlio, parente… è disposto a tutto, pur di essere lì al momento giusto. Quando però si trova a uccidere un vecchio torturatore del regime di Hassan II, il “gioco” ai suoi occhi acquista un nuovo significato: sa di aver fatto giustizia e quella morte gli procura mesi di pace notturna. Più è rilevante la vittima, più ne guadagna il suo sonno. Lo sceneggiatore, capace di commettere crimini dalla perfezione cinematografica, prende dunque a misurarsi con prede sempre più grosse, in una spirale inquietante di bisogno e violenza. Riuscirà a vincere una volta per tutte l’insonnia? Non ne è affatto sicuro, può bastare un solo errore nella messinscena per far precipitare tutto.

Recensione

Questo è il romanzo che non ti aspetti, che risveglia gli incubi più nascosti, le paure più vere, gli scheletri nell’armadio.

È il noir che puoi leggere a piccole dosi, da gustare senza secondi fini, solo per il piacere della lettura. In questo caso, ti troverai di fronte ad una storia, finalmente, diversa da tutte le altre, una storia interessante che scava a fondo nell’animo dei personaggi, in particolare in quello del protagonista, bizzarro giustiziere e contemporaneamente perenne giustiziato da un’insonnia che non vuole abbandonare un corpo in cui trova un caldo rifugio. Si tratta di una storia da brivido che incrocia volutamente quella di tanti altri complicati esseri umani.

È anche il noir che puoi leggere più scrupolosamente per mettere in risalto, oltre all’inquietante vita di uno sceneggiatore, anche temi estremamente delicati e attuali: la sofferenza, la malattia e la morte, giusto per fare un esempio tra i più rilevanti. Ambiente e atmosfera sono naturalmente quelli del Marocco e rilasciano il loro profumo ad ogni pagina.

La paura è il serpente che si insinua tra le righe, che si nasconde dietro alla stanchezza di ore e ore trascorse ad occhi aperti ma paura di cosa? Paura di non riposarsi abbastanza o più naturalmente di non rivedere più la luce del giorno? Paura del dolore? Della solitudine? Semplicemente paura.

Ed eccolo, il concetto di giustizia sostenuto dalla paura entra in azione.

Che termine controverso “giustizia”!

Quali sono i suoi confini?

Cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Questo romanzo mette a dura prova.

L’autore ha una grande conoscenza della psiche umana, consiglio vivamente di leggere le descrizioni sia dell’insonnia che dell’emicrania, sono semplicemente perfette.

Una lettura indimenticabile, potente che tocca i nostri punti deboli ma soprattutto il cuore, dietro questa “sceneggiatura” ci siamo tutti noi.

A cura di Patrizia Argenziano

instagram.com/patrizia.arge

 

Tahar Ben Jelloun


Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944, vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987. È noto in Italia per i suoi numerosi libri, tra cui “Creatura di sabbia” (1987), “L’amicizia” (1994), “Corrotto” (1994), “L’ultimo amore è sempre il primo?” (1995), “Nadia” (1996), “Il razzismo spiegato a mia figlia” (1998), “L’estrema solitudine” (1999), “L’albergo dei poveri” (1999), “La scuola o la scarpa” (2000), “Il libro del buio” (2001, vincitore dell’International IMPAC Dublin Literary Award 2004), L’Islam spiegato ai nostri figli (2001, ripubblicato nel 2010 in una nuova edizione accresciuta), “Jenin” (2002), “Amori stregati (2003), “L’ultimo amico” (2004), “La fatalità della bellezza”, in “Notte senza fine. Amore, tradimento, incesto” con Amin Maalouf e Hanif Kureishi (2004), “Non capisco il mondo arabo” (2006), “Partire” (2007), “L’uomo che amava troppo le donne” (2010), “La rivoluzione dei gelsomini” (2011), “Fuoco” (2012), “L’ablazione” (2014), “È questo l’Islam che fa paura” (2015), “Racconti coranici” (2015). Presso La nave di Teseo sono usciti “Matrimonio di piacere” (2016), “Il terrorismo spiegato ai nostri figli” (2017), la nuova edizione di “Il razzismo spiegato a mia figlia” (2018) ed è in corso di pubblicazione nei Delfini tutta la sua opera narrativa.

 

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