Biancaneve nel Novecento




Recensione di Chiara Alaia


Autore: Marilù Oliva

Editore: Solferino

Genere: Narrativa

Pagine: 352

Anno di pubblicazione: 2021

 

 

 

 

 

Sinossi. Giovanni è un uomo affascinante, generoso e fallito. Candi è una donna bellissima che esagera con il turpiloquio, con l’alcol e con l’amore. E Bianca? È la loro unica figlia, che cresce nel disordinato appartamento della periferia bolognese, respirando un’aria densa di conflitti e di un’inspiegabile ostilità materna. Fin da piccola si rifugia nelle fiabe, dove le madri sono matrigne ma le bambine, alla fine, nel bosco riescono a salvarsi. Poi, negli anni, la strana linea di frattura che la divide da Candi diventa il filo teso su un abisso sempre pronto a inghiottirla.  Bianca attraversa così i suoi primi vent’anni: la scuola e gli amori, la tragedia che pone fine alla sua infanzia e le passioni, tra cui quella per i libri, che la salveranno nell’adolescenza. Negli anni Novanta, infatti, l’eroina arriva in città come un flagello e Bianca sfiora l’autodistruzione: mentre sua madre si avvelena con l’alcol, lei presta orecchio al richiamo della droga. Perché, diverse sotto ogni aspetto, si somigliano solo nel disagio sottile con cui affrontano il mondo?  È un desiderio di annullarsi che in realtà viene da lontano, da una tragedia vecchia di decenni e che pure sembra non volersi estinguere mai: è cominciata nel Sonderbau, il bordello del campo di concentramento di Buchenwald.

 

Recensione

Biancaneve nel Novecento è un romanzo potente.

È un romanzo emozionante, profondo. Una storia di grande umanità, in cui è facile affezionarsi ai personaggi, perché è l’autrice per prima a provare per loro empatia. Nessuna meraviglia che sia tra i candidati al Premio Strega.

La narrazione procede attraverso l’alternanza tra due voci: da un lato c’è Bianca, prima bambina, poi adolescente, dall’altro c’è Lili, un’anziana signora sopravvissuta al campo di Buchenwald. Chehanno in comune la storia di una bimba che nel 1980 ha quattro anni, con quella di una donna che ha vissuto sulla propria pelle gli orrori del nazismo?

Innanzitutto la sofferenza, una ferita che si allarga come una macchia, a poco a poco.

Per Bianca è il senso dell’abbandono, il sentirsi rifiutata dalla madre e testimone impotente di conflitti che minano la serenità familiare in uno stillicidio quotidiano, la sua consapevolezza di essere diversa, la costante sensazione di inadeguatezza che l’accompagna durante la crescita.

Per Lili è il ricordo doloroso e indelebile degli eventi di cui è stata vittima, lei come tante giovani deportate. Il senso di colpa per essere sopravvissuta, le umiliazioni patite, i segni che porta sul corpo e nella mente, e che finiscono per deteriorare i rapporti con gli affetti più cari.

Noi siamo quello che la vita ha combinato o meno coi nostri incontri, scrive Marilù Oliva, con le nostre emozioni e con i vuoti, con le nostre speranze, con le nostre fobie e con i nostri guai. Nessuno può sfuggire.

Non potrebbe essere più vero.

Sullo sfondo delle vicende personali di queste due donne, che pur così diverse sono allo stesso tempo tanto simili, c’è la Storia. Quella con la “S” maiuscola. La Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, che Lili ha vissuto sulla propria pelle, ma non solo. C’è anche tanta storia degli ultimi vent’anni del Novecento. La strage di Ustica e quella alla stazione di Bologna, o il terremoto dell’Irpinia sono solo alcuni degli eventi che segnano come tappe la vita di Bianca.

Attraverso una scrittura vivida e con cruda delicatezza, l’autrice ci consegna un messaggio importante: se è vero che il male finisce per generare altro male, un modo per interrompere la spirale del dolore esiste. E sta nella capacità di riflettere sui propri errori, nel correggere il tiro, nel non lasciarsi sopraffare dalle tragedie, nel provare compassione verso gli altri. Nel curare, per quanto possibile, le loro ferite.

Bianca e Lili sono, a loro modo, eroine del tempo a cui appartengono. Che è anche il nostro. Come le loro strade si incroceranno, lo scoprirete solo leggendo il romanzo.

 

 

 

Marilù Oliva


è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha scritto due thriller e numerosi romanzi di successo a sfondo giallo e noir. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi, e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero. Il suo libro più recente è L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (Solferino 2020).

 

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