120, rue de laGare




A cura di Giorgia Usai


Autore: Léo Malet

Traduttore: F. Angelini

Curatore: L. Bernardi

Editore: Fazi

Collana: Darkside

Genere: giallo

Pagine: 221

Anno edizione: 2018

Primi anni Quaranta. C’è la guerra. Nestor Burma è appena tornato dal campo di prigionia e vede per caso Colomer, suo socio all’agenzia investigativa Fiat Lux prima che venisse chiusa, davanti alla stazione di Perrache.

Proprio quando i due si riconoscono e stanno per incontrarsi dopo tanto tempo, Colomer cade a terra, freddato da un colpo di pistola. Prima di morire, però, riesce a sussurrare all’amico un indirizzo: 120, rue de la Gare.

Lo stesso che Burma aveva sentito ripetere all’ospedale militare da un prigioniero colpito da amnesia. Sulla scena del delitto c’è una ragazza armata. È lei l’assassina? Partendo dal rebus del misterioso indirizzo, iniziano le indagini.

Ad aiutare l’investigatore ci saranno il poliziotto Florimond Faroux e la bella Hélène Chatelain, ex segretaria della Fiat Lux che, sospettata di nascondere qualcosa, verrà addirittura pedinata dalla polizia…

Recensione

Nuovo appuntamento con Léo Malet, ed eccomi di nuovo qui a parlarvi dei suoi impeccabili romanzi. Stavolta si tratta di “120, rue de la Gare”, la prima inchiesta di Nestor Burma che torna in libreria nella curatissima edizione della collana Darkside, per Fazi Editore.

Forse nelle precedenti recensioni non ho fatto cenno alla bellezza della veste grafica di questi libri, ma vi garantisco che non è un dettaglio di poco conto.

Andiamo subito dritti al punto: se amate i classici, non potete non avere questo volume nella vostra libreria; ma lo consiglio anche a chi è incuriosito dal genere giallo-noir, o cerca una lettura soft ma comunque brillante.

Non abbiate paura se quello che troverete all’inizio del romanzo non sembrerà il Nestor Burma al quale eravate abituati (per chi già lo conosce) o quello che vi aspettereste come protagonista di un giallo…

All’improvviso, non fui più il Kriegsgefangen sul quale i fili spinati pesavano al punto da togliergli qualsiasi originalità, ma Nestor Burma, il vero, il direttore dell’agenzia Fiat Lux, Dinamite Burma.”

Burma non si perderà d’animo e in poco tempo supererà il dramma della prigionia, tornerà più in forma di prima e, con il suo carattere all’apparenza burbero e il suo intuito infallibile, conquisterà tutti.

Anche in “120, rue de la Gare” le cose si fanno complicate e il nostro caro Nestor si troverà a dover affrontare situazioni di ogni tipo.

E come sempre, non mancherà la presenza di una bella donna, in questo caso la signorina Parry, ovviamente coinvolta nelle indagini, che susciterà l’interesse dell’investigatore e che forse…chissà!

Dunque, gli ingredienti per un’ottima lettura ci sono tutti: un protagonista sempre capace di legare i fili delle intricate storie su cui deve far luce, personaggi di contorno che rendono ancora più interessante il racconto, probabili interessi amorosi, e Parigi che fa da sfondo.

Sicuramente da leggere!

Léo Malet


Léo Malet, l’anarchico conservatore, come amava definirsi, è uno dei padri del romanzo noir francese. Nato al numero cinque di Rue du Bassin, a Montpellier, figlio di una sarta e di un impiegato, rimane prestissimo orfano. È il nonno, bottaio e grande lettore, che si prende cura del nipote e lo inizia alla letteratura. A sedici anni Léo Malet si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Determinante è l’incontro con André Colomer, disertore e pacifista: Colomer gli dà una famiglia e soprattutto lo introduce in ambienti anarchici. In questo periodo Malet collabora anche a vari giornali e riviste («En dehors», «Journal de l’Homme aux Sandales», «Revue Anarchiste»).

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