BLOGTOUR: I casi




CSI ALASKA – LE INDAGINI DI KATE SHUGAK

I crimini

A cura di Amanda Airola


Autore: ​​​Dana Stabenow

Editore: Newton Compton Editori

Traduttore: ​​​S. D’Ovidio – S. Montis

Pagine: ​​​489

Genere: ​​​Narrativa straniera – Thriller

Anno di pubblicazione : ​2017

 

 

 

 

Primo libro: Il silenzio della neve

Il caso inizia con la scomparsa di un ranger, Mark Miller. Tutti pensano che si sia semplicemente perso all’interno del parco e che sia morto accidentalmente. Ma essendo figlio di un importante membro del Congresso dell’Ohio, l’FBI decide di indagare.
Purtroppo anche il detective incaricato del caso scompare misteriosamente.
A questo punto, solamente Kate Shugak è in grado di far luce sulla strana vicenda.
Per Kate non sarà certo facile arrivare alla verità. Lei stessa è tentata di credere che sia stata una tragica sventura, capitata a due persone non ancora sufficientemente esperte per affrontare la dura vita del parco durante l’inverno.
Purtroppo però il colpevole non è l’ambiente, ma la mano dell’uomo. Un uomo che ha compiuto azioni tragiche in nome di qualcosa che credeva di dover proteggere.

Bisogna tenere a mente, analizzando questo caso, che ci troviamo nel Bush alaskano, una terra ai confini del mondo, con pochi abitanti radicati alle tradizioni e fortemente convinti che chiunque arrivi da fuori sia un potenziale nemico.

I casi di scomparsa sono forse i meno allettanti per un accanito lettore di thriller, che desidera avere chiari i ruoli principali di questo tipo di romanzi: vittima, carnefice ed eroe in grado di risolvere il caso.
Io stessa non amo particolarmente questo tipo di indagini, ma devo dire che la forza di questo caso sta proprio nel luogo in cui è ambientato. Un luogo dove tutto può succedere e dove anche la natura si rivela un potenziale nemico.


Secondo libro: Primavera di ghiaccio

Rispetto al primo romanzo, questo caso ha decisamente un incipit più interessante.
La scena ha inizio con il timido arrivo della primavera, quando tutti gli abitanti abbassano la guardia per l’arrivo della bella stagione.
Un particolare interessante a inizio narrazione è l’alternanza dei capitoli, narrati dal punto di vista di Kate e dell’assassino.

Purtroppo, però, questo assassino che ci sembra così carismatico e interessante uscirà dai giochi anche troppo presto. Dopo una strage, in cui perdono la vita nove persone, verrà catturato da Kate quasi per caso.
La svolta alla vicenda si avrà quando gli esami balistici riveleranno che una delle vittime è stata uccisa da un’arma diversa da quella dell’assassino principale.
L’idea che un altro omicida sia a piede libero convince Kate a mettersi all’opera per scovare ancora una volta la verità.

In questo secondo romanzo l’indagine è senz’altro più accattivante e ricca di suspense. Kate finirà nei guai molte volte, scoprendo a sue spese che le persone che credeva di conoscere da una vita nascondono segreti difficili da svelare.
Questo è stato per me il racconto migliore dei tre, quello in assoluto che tiene con il fiato sospeso fino alla fine.


Terzo libro: Dispersi

Anche qui, come nel primo libro, le vittime sono come scomparse nel nulla.
Quello che cambia decisamente è l’ambientazione; ci troviamo, infatti, su un peschereccio nel mare di Bering.

Kate, imbarcata sotto mentite spoglie sull’Avilda, dovrà cercare di scoprire che fine hanno fatto due giovani componenti dell’equipaggio. Il caso dev’essere trattato con la maggior discrezione possibile, perché gli unici interessati alla verità sono i parenti dei ragazzi e la compagnia navale che gestisce la flotta. Ufficialmente la versione dei fatti è, ancora una volta, che si tratta di una tragedia: i due si sarebbero persi su un’isola dopo essere scesi a terra per cercare dei rifornimenti. Ma troppi pezzi del racconto non sembrano combaciare nel modo giusto.

Il terzo caso è per me il meno interessante. L’ambientazione è limitata e quindi la rosa di sospetti davvero piccola. Non faremo nessuna fatica a immaginare chi sia il colpevole. Secondo me, in questo racconto l’autrice è stata leggermente prevedibile.
Fortunatamente, pur immaginando chi sia il colpevole, i motivi del suo gesto ci risulteranno ignoti fino all’ultimo e il racconto non sarà di certo noioso, grazie al notevole arricchimento di folclore locale.

 

 

CONSIDERAZIONI GENERALI

Nei primi due racconti sono riuscita a provare una sorta di empatia anche per l’antieroe.

I motivi che hanno spinto al crimine, seppur sbagliati, possono essere quasi accettati.
Nel terzo racconto la motivazione è davvero uno dei classici motivi per cui la gente è spinta a dare il peggio di sé. E l’assassino non ha suscitato nessun tipo di comprensione in me.

La natura, seppur sottofondo, gioca un ruolo fondamentale, quasi da protagonista. È come una sorta di “provvidenza” che si occupa di sistemare le cose là dove gli uomini non arrivano.

La fine del caso è sempre molto bella; in tutti e tre i racconti si arriva a una conclusione che in nessun modo si può confutare o interpretare.

I libri si concludono tutti con un senso di giustizia davvero completo.

Sono gli ideali degli abitanti e l’imponenza della natura a far sì che il cerchio si chiuda in maniera esemplare.

 

1) Recensione a cura di Laura Lancini.

2) L’ambientazione a cura di Antonia del Sambro.

2) I personaggi a cura di Ilaria Bagnati.