Viaggio nella letteratura con la psicologia. Briciole




Briciole. Storie di un’anoressia

Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: Alessandra Arachi

Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa

Pagine: 112

Anno di pubblicazione: 2015

 

 

 

 

 

Sinossi. È difficile credere all’anoressia mentale. Chi la osserva da fuori non riesce a concepire che il cibo possa diventare un nemico così, all’improvviso, apparentemente senza motivi. Chi la vive non capisce più come sia possibile per le persone riuscire a mangiare senza pensieri, senza ansia, senza angoscia. Briciole: un’anoressica non concede più di tanto cibo al suo corpo. Briciole: un’anoressica non concede più di tanto spazio al mondo esterno. Ma succede che anche una briciola di emozione può ribaltare la vita.

 

Recensione

“Comincia con tre polpette al sugo questa storia. Tre polpette di carne di vitello vomitate nel bagno di casa con la porta spalancata. “Anoressia mentale”, sarebbe stata la diagnosi psichiatrica. Mio padre non avrebbe mai voluto crederlo. Mio padre che poi non avrebbe nemmeno vissuto abbastanza per la fine di questa storia. Una storia da manuale. Per trovarne una simile basta aprire un libro di medicina, di quella medicina moderna che studia la mente e scopre che è possibile lasciarsi morire semplicemente perché il cibo diventa un nemico.”

Come si è capito dall’incipit di Briciole, in questo nuovo appuntamento con la rubrica ho deciso di parlarvi di anoressia per rimanere in tema con il libro di cui vi ho parlato l’ultima volta che trattava il binge eating.

L’anoressia nervosa è stata inserita nel DSM 5 nella più ampia categoria diagnostica chiamata Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. La caratteristica principale di questo disturbo è il rifiuto del cibo. Il termine anoressia (letteralmente mancanza di appetito) non è propriamente corretto per descrivere un disturbo in cui l’appetito è nella maggioranza dei casi conservato. Piuttosto ciò che caratterizza la persona anoressica è il terrore di ingrassare e la necessità di controllare l’alimentazione alla ricerca della magrezza. Come si può capire in Briciole la persona anoressica non è disinteressata al cibo, anzi esso è un pensiero costante.

“Quando tornavo a casa mi mettevo davanti ai fornelli e cucinavo per ore piatti elaborati, ricchissimi di calorie. Mi rigiravo il cibo e lo sistemavo con cura nei vassoi. Obbligavo chiunque mi stesse vicino a mandar giù tutto fino all’ultima briciola. Io non leccavo nemmeno un cucchiaino per sbaglio.”

Una persona è anoressica se manifesta le seguenti caratteristiche:

  • Restrizione dell’assunzione delle calorie in relazione alle necessità. Questa porta un peso corporeo significativamente basso rispetto a età, sviluppo e salute fisica.
  • Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi.
  • Eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima.

Vengono inoltre, identificate due tipologie di anoressia nervosa:

  • Con restrizioni: negli ultimi 3 mesi la persona non ha presentato episodi di abbuffate o condotte di eliminazione. La perdita di peso è ottenuta cioè principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
  • Con abbuffate/condotte di eliminazione: negli ultimi 3 mesi, la persona ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici …).

“Avevo concesso al cibo di arrivare a venti grammi al giorno nello stomaco. Venti grammi di mozzarella o prosciutto cotto, la domenica mezzo cucchiaino di gelato alla crema. Mi sembrava una buona idea di mantenimento. Pensavo che i miei genitori potevano essere contenti ora che avevo ripreso a mangiare.”

Un soggetto anoressico presenta un peso sotto l’85% di quello previsto in base all’età ed alla altezza e/o l’indice di massa corporea – BMI – inferiore a 17,5. Grazie a questo indice si può definire il disturbo in base alla gravità:

  • Lieve: BMI ≥17
  • Moderata: BMI 16- 16,99
  • Severa: BMI 15-15,99
  • Estrema: BMI < 15

Il funzionamento cognitivo nei termini di stile di pensiero delle pazienti con anoressia nervosa è caratterizzato da scarsa flessibilità, bassa coerenza centrale (deficit che si riscontra anche nel disturbo autistico), scarsa memoria visiva ed eccessiva attenzione ai dettagli (tutte caratteristiche che sono alla base del disturbo dell’immagine corporea) che, insieme ad una rallentata inibizione delle risposte comportamentali, determinano il comportamento impulsivo. Un altro aspetto tipico di pazienti con anoressia nervosa è la scarsa empatia, ossia una difficoltà a riconoscere gli stati emotivi altrui, e ciò si riscontra soprattutto nelle situazioni di particolare sottopeso, mentre sembra essere in parte recuperata nel momento in cui avviene un recupero del peso. In generale, la paziente anoressica sembra vivere inevitabilmente una mancanza di controllo sul proprio Sé: mancanza che viene compensata proprio attraverso l’adozione del digiuno, inteso come controllo dell’appetito, e dunque del corpo. La sensazione di mancanza di controllo è quindi massima, ed è proprio ciò di cui ha paura la paziente con anoressia nervosa. Ecco quindi la sua scelta paradossale: il controllo del corpo diventa fine a se stesso, in una corsa autodistruttiva in cui l’obiettivo iniziale, la conquista di uno strumento infallibile per poter essere accettati e piacere agli altri, è presto dimenticato a favore della magrezza, che diventa un valore in sé.

Infine, si sono osservati dei deficit anche per quanto riguarda le abilità decisionali: è come se vi fosse un ritorno all’infanzia, in cui le scelte sono condizionabili perchè non si è ancora in grado di stabilire cosa piace e cosa no, non avendo ancora dei gusti definiti.

Per quanto riguarda le compromissioni emotive si può senza dubbio affermare che le emozioni più spesso trattate nella clinica dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono la vergogna e la colpa, stati emotivi autocoscienti che affliggono l’Io. Mentre nella vergogna il giudizio negativo è attribuito al Sé nella sua interezza, nella colpa si assiste ad una risposta legata allo specifico comportamento attuato.

Quali sono le possibili cause? Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell’insorgenza dell’anoressia nervosa, piuttosto è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità:

  • fattori temperamentali: persone che sviluppano disturbi d’ansia o hanno tratti ossessivi nell’infanzia mostrano un più alto rischio di sviluppare anoressia nervosa;
  • fattori ambientali: pare esserci un’associazione tra anoressia nervosa e culture/ambienti in cui la magrezza è considerata un valore;
  • fattori genetici e fisiologici: è presente maggior rischio di anoressia nervosa tra parenti biologici di primo grado di individui con il disturbo.

Conseguenze. Il semidigiuno dell’anoressia nervosa e le condotte di eliminazione talvolta associate a essa possono portare a condizioni mediche potenzialmente pericolose per la vita. La compromissione nutrizionale associata all’anoressia nervosa influenza la maggior parte dei principali sistemi organici e può causare una varietà di disturbi fisiologici (amenorrea e anomalie dei parametri vitali). Le complicazioni mediche riguardano principalmente alterazioni nelle funzioni endocrine, cardiovascolari, gastrointestinali, ematologiche. In particolare, possono essere presenti: demineralizzazione ossea con osteopenia e osteoporosi (che aumentano il rischio di fratture), alterazioni cutanee, disturbi gastrointestinali, danni muscolari, letargia o eccesso di energia, ipotermia e ipotensione. Nei casi più gravi può subentrare la morte per problemi nella funzionalità cardiaca. La maggior parte delle complicazioni mediche, tuttavia, a eccezione della ridotta densità ossea, scompaiono una volta normalizzato il peso e dopo aver acquisito un corretto comportamento alimentare.                                                                                                                                                         Nelle persone che soffrono di anoressia nervosa del tipo con abbuffate/condotte di eliminazione è presente un elevato tasso di impulsività che sfocia spesso nell’abuso di alcool o di altre sostanze. Persone con anoressia nervosa possono utilizzare i farmaci in modo improprio (per esempio, manipolando il dosaggio) al fine di ottenere perdita di peso o di evitarne l’aumento (frequente è l’uso di diuretici e lassativi).

Terapia. Seppur con differenze legate al livello di denutrizione e alla compromissione organica presente, il trattamento dell’anoressia prevede due fasi: nella prima fase si applicano interventi di tipo medico volti a ristabilire un peso corporeo accettabile (il che non significa “normale”, ma sufficiente a rendere possibili le terapie successive); la seconda fase prevede un supporto psicologico, principalmente di tipo cognitivo-comportamentale, ed è orientata a far acquisire al paziente la consapevolezza del problema, aiutarlo a elaborarlo e a individuare un nuovo modo di rapportarsi con se stesso e con il cibo nella vita quotidiana.

Molto spesso, il trattamento dell’anoressia richiede un periodo di ricovero ospedaliero più o meno prolungato (quasi sempre necessario nella prima fase) o comunque l’allontanamento dal nucleo familiare e dai ritmi abituali, spesso fonte di tensioni e ritualità che ostacolano il recupero. In alternativa al ricovero o come fase di transizione può essere proposto un trattamento in Day hospital, con consumo dei pasti e permanenza in ospedale per le attività terapeutiche soltanto durante il giorno. Dopo la prima remissione, resta indispensabile un supporto psicologico a lungo termine per gestire la tendenza del paziente a riassumere i comportamenti orientati alla perdita di peso e a prevenire le ricadute.

Nei pazienti più giovani può essere utile anche la terapia familiare che, migliorando dialogo e modalità di interazione tra genitori e figli, aiuta a creare un contesto ideale per sostenere e consolidare il recupero. Nei casi in cui l’anoressia presenti una marcata componente depressiva, accanto all’intervento cognitivo-comportamentale, può essere utile prevedere l’impiego di farmaci.

Briciole è un libricino molto prezioso, scorrevole e chiaro. Attraverso la storia della protagonista si comprende bene cosa voglia dire vivere con l’anoressia, quali sono i meccanismi mentali alla base della patologia e quanto essa sia seria e pericolosa per la salute fisica. Leggere delle quantità di cibo minuscole o delle abbuffate che la ragazza fa per poi vomitare mi ha ovviamente colpito, sono comportamenti che disturbano perché sappiamo quanto siano dannosi. Consiglio la lettura del libro a chi vuole farsi un’idea più chiara sull’anoressia in modo semplice e chiaro.

 

 

PAGINE CONSIGLIATE:

LIBRI CONSIGLIATI:

  • Le patologie del comportamento alimentare (2017) Luca Giorgini, Ludovica Costantino, Manuela Petrucci. L’Asino d’Oro.
  • Volevo essere una farfalla (2013) Michela Marzano. Mondadori.

La gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale (2008) Hilde Bruch. Feltrinelli

A cura di Ilaria Bagnati

ilariaticonsigliaunlibro.blogspot.com

 

 

Alessandra Arachi


Alessandra Arachi è nata e vive a Roma, Giornalista del Corriere della Sera. Ha scritto una serie di saggi fra cui il bestseller Briciole (1994), da cui sono stati tratti uno spettacolo teatrale e un film, Leoncavallo Blues (1995), Unico indizio: la normalità. L’Italia a sud dell’Italia (1997) e, per Rizzoli, il recente Lunatica. Storia di una mente bipolare (2006).

 

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