C’era due volte




A cura di Silvana Meloni


Autore: Franck Thilliez

Traduttore: Federica Angelini

Genere: thriller

Pagine: 500

Pubblicazione: 2021

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Nel 2008, in un piccolo paese di montagna, il tenente Gabriel Moscato è alla disperata ricerca della figlia, diciassettenne piena di vita scomparsa da un mese. Uniche tracce la sua bicicletta, i segni di una frenata e poi più nulla. Deciso a indagare sull’hotel due stelle dove la ragazza aveva lavorato l’estate precedente, Moscato si stabilisce nella stanza 29, al secondo piano, per esaminare il registro degli ospiti. Legge attentamente ogni pagina, prima di addormentarsi, esausto dopo settimane di ricerche infruttuose. All’improvviso, viene svegliato da alcuni suoni attutiti. Quando si avvicina alla finestra, si rende conto che piovono uccelli morti. E ora è nella stanza 7, al pianoterra dell’hotel. Si guarda allo specchio e non si riconosce; si reca alla reception, dove apprende che è il 2020 e che sono dodici anni che sua figlia è scomparsa: la memoria gli ha giocato uno scherzo crudele. Quello stesso giorno il corpo di una giovane donna viene trovato sulla riva del fiume Arve…

Un nuovo, geniale rompicapo dal re del thriller francese Franck Thilliez, che compone un vero e proprio puzzle disseminato di trappole, imperdibile per tutti gli amanti della suspense.

 

Una chicca per i lettori che hanno amato Il manoscritto: ritroverete in C’era due volte una vecchia conoscenza, che tornerà a fare capolino in queste pagine creando uno stupefacente gioco di specchi fra i due romanzi.

 

RECENSIONE

Il romanzo si apre su due eventi sconvolgenti: la scomparsa di una ragazzina avvenuta nel 2008 e la perdita di memoria del protagonista, Gabriel Moscato padre dell’adolescente, che si sveglia un giorno del 2020, ritenendo di trovarsi nel pieno delle ricerche di sua figlia svanita nel nulla appena trenta giorni prima, come se dodici anni della sua vita fossero stati cancellati da un colpo di spugna.

Il disorientamento dell’uomo, che si trova improvvisamente invecchiato, circondato da una tecnologia estranea e dalle persone a lui care ostili nei suoi confronti, oltre alla presenza di un cadavere sconosciuto, crea l’incidente detonante della storia e il richiamo all’avventura di Gabriel che deve, suo malgrado, ripercorrere i dodici anni di spasmodiche ricerche fatte per ritrovare la ragazza, che, peraltro, risulta ancora assente.

Dopo qualche capitolo la storia si apre ad un secondo protagonista, Paul, amico fraterno e collega poliziotto di Gabriel, che condividerà con lui il ruolo di Io narrante per capitolialterni.

Con alti e bassi, amici nel passato, ma oggi anche rivali con rancori reciproci irrisolti, il loro rapporto riprende vigore. Li vediamo ancora lavorare insieme alla ricerca della ragazzina scomparsa dodici anni prima, di nuovo uniti contro l’antagonista che rappresenta il male assoluto che ha travolto le loro vite.

Una particolarità del romanzo è quella di dare dignità di personaggio all’allestimento scenico in cui si sviluppa la storia. Le atmosfere cupe di un autunno tra i monti della Savoia francese, in un borgo stretto tra boschi e ripide pareti rocciose, ambientazione resa ancor più spaventosa, in apertura, dall’ecatombe di storni che nella notte piombano al suolo in un groviglio sanguinolento di carni morte, rappresentano il personaggio non umano ma di indiscutibile carattere che ci accompagna durante tutta la narrazione. E anche quando i protagonisti si spostano in Normandia o in Polonia, il paesaggio cupo e spettrale è scenografia del racconto del loro peregrinare e delle scoperte sempre più orribili e spaventose nel percorso di indagine.

La trama, intricata nel suo procedere attraverso un sistema di scatole cinesi, a tratti, sembra attirarci verso il vortice del precedente romanzo dell’autore, Il Manoscritto, come se quest’ultimo non rappresentasse altro che l’antecedente e la chiave di volta interpretativa di C’era due volte.

Addentrarci nei meandri di questo noir non sarebbe corretto e non faremmo un favore al lettore, perché con questo intreccio, estremamente complesso, l’autore ci conduce per mano, un colpo di scena dopo l’altro, attraverso le spaventose ossessioni psicologiche di individui diabolici e perversi che rappresentano l’incarnazione terrena del signore delle tenebre.  Non a caso parlato di noir, secondo la comune definizione del genere: non è un romanzo in cui arriva, consolatoria, la scoperta dell’assassino che viene assicurato alla giustizia. La matassa viene dipanata, certo, i capi sciolti riannodati, tuttavia permane la sensazione di aver toccato il fondo dell’inferno e di esserne stati contaminati.

Per gli amanti del genere, come me, consiglio senza riserve la lettura di questo romanzo, e concordo con coloro che definiscono Franck Thilliez una penna mirabile e geniale nel panorama mondiale del thriller.

 

I PERSONAGGI 

Il romanzo si apre su due eventi clamorosi: la scomparsa di una ragazzina avvenuta nel 2008 e la perdita di memoria del protagonista, Gabriel Moscato padre dell’adolescente, che si sveglia un giorno del 2020, ritenendo di trovarsi nel pieno delle ricerche di sua figlia svanita nel nulla appena trenta giorni prima, come se dodici anni della sua vita fossero stati cancellati da un colpo di spugna.

Il disorientamento dell’uomo, che si trova improvvisamente invecchiato, circondato da una tecnologia estranea e dalle persone a lui care ostili nei suoi confronti, oltre alla presenza di un cadavere sconosciuto, crea l’incidente detonante della storia e il richiamo all’avventura di Gabriel che deve, suo malgrado, ripercorrere i dodici anni di spasmodiche ricerche fatte per ritrovare la ragazza, che, peraltro, risulta ancora assente.

L’escamotage narrativo usato dall’autore ci consente di conoscere il protagonista nel modo migliore: è io narrante in prima persona e riusciamo a immedesimarci in lui e nelle sue difficoltà, ma vediamo con la chiarezza di una metaforica telecamera puntata ora sul suo passato, ora sul suo presente, quello che è stato agli occhi di chi gli stava vicino, quello che è diventato ora per le stesse persone, e quello che gli altri, affetti e amici, erano e sono diventati per lui dopo dodici anni di vita trascorsa nella ricerca di sua figlia. Con un risultato di gran lunga migliore di quello che l’autore avrebbe potuto raggiungere se avesse utilizzato il sistema del flashback.

Dopo qualche capitolo la storia si apre ad un secondo protagonista, Paul, amico fraterno e collega poliziotto di Gabriel, che rivestirà il ruolo di Io narrante per diversi capitoli.

Con alti e bassi, amici e colleghi nel passato, ma oggi anche rivali con rancori reciproci irrisolti, il loro rapporto riprende vigore; ed ecco che li vediamo ancora lavorare insieme alla ricerca della ragazzina scomparsa dodici anni prima.

Di nuovo uniti contro l’antagonista che rappresenta il male assoluto che ha travolto le loro vite.

Due figure profondamente diverse, nonostante la apparente similitudine di vita ed esperienze: Gabriel che pare aver abbandonato, dal momento della scomparsa e nel corso di dodici anni, qualsiasi barlume di umanità, teso soltanto a trovare e collegare indizi, personaggio che esiste ormai soltanto in virtù delle proprie connessioni neurali. Paul, che, seppur provato dagli eventi che a vario titolo lo coinvolgono quasi quanto l’amico, reagisce mettendo sempre al primo posto il cuore, l’empatia, la necessità di proteggere gli affetti anche dalla sofferenza, oltre che dal reale pericolo fisico. Giungendo perfino, in nome di questi valori primari, a camminare su un pericoloso crinale ai limiti della legalità.

La trama del thriller è molto complessa e, a tratti, sembra attirarci verso il vortice del precedente romanzo dell’autore, Il Manoscritto, come se quest’ultimo non rappresentasse altro che l’antecedente e la chiave di volta interpretativa di C’era due volte.

In questo quadro articolato, intorno ai due protagonisti ruotano altri personaggi, figure importanti ma che l’autore si limita a definire con qualche pennellata, lasciandoci intuire abissi di dolore e follia che non approfondisce mai realmente. Menzionarli in questa sede non sarebbe opportuno, perché, comparendo man mano che si evolve la trama, l’anticipazione sarebbe fatale per la soddisfazione del lettore.  

Una menzione particolare deve essere fatta per le figure femminili: personaggi funzionali alla storia, spesso affetti importanti per i due protagonisti, ma che non riescono a superare lo stato di comparse.

A parte Julie, la ragazza scomparsa, che è forse l’unica donna che, benché assente, capitolo dopo capitolo evidenzia un carattere e una personalità che riesce a uscire dalle pagine, vittima designata di un destino spaventoso. Un fantasma che quasi riusciamo a toccare nella sua realtà di carne e sangue attraverso i sentimenti e le passioni di coloro che l’hanno conosciuta.

A volte il mondo narrativo è personaggio, ed è proprio il caso di questo romanzo. Le atmosfere cupe di un autunno tra i monti della Savoia francese, rese ancor più spaventose, in apertura del romanzo, dall’ecatombe di storni che nella notte piombano al suolo in un groviglio sanguinolento di carni morte, rappresentano il personaggio non umano ma di indiscutibile carattere che ci accompagna durante tutta la narrazione. E anche quando i protagonisti si spostano in Normandia o in Polonia, l’ambientazione cupa e spettrale è scenografia del racconto del loro peregrinare e delle scoperte sempre più orribili e spaventose nel percorso di indagine.

 

A cura di  Silvana Meloni 

https://www.instagram.com/silvameloni/


Franck Thilliez


È un ingegnere e scrittore francese. Informatico, è appassionato di tecnologie telematiche. Nel 2004 pubblica il suo primo libro Train d’enfer pour Ange rouge. Ha vinto i premi Prix des lecteurs Quais du polar 2006 e Prix sncf du Polar franc¸ais 2007 con il libro La Chambre des morts. Tra le sue pubblicazioni in Italia si ricordano: Foresta nera (Nord, 2008), La stanza dei morti (TEA, 2009), Il manoscritto(Fazi, 2019).


Acquista su Amazon.it: