C’era una volta adesso




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Massimo Gramellini

Editore: Longanesi

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 288

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Tutto il mondo affrontava la stessa prova. Qualcuno ne approfittò per cambiare”. Cosa racconteremo di noi e della nostra vita ai nostri nipoti? Mattia decide di iniziare dalla primavera dei suoi nove anni, nel 2020, quando, mentre il mondo da un giorno all’altro si rinchiude in casa, si ritrova costretto nel microcosmo di un condominio di ringhiera a fronteggiare il suo più grande nemico: quel padre che l’aveva abbandonato quando aveva solo tre anni. Mentre tutto si stravolge, l’ansia e la paura prendono il sopravvento, la scuola viene racchiusa in un computer, i vicini cantano dai balconi e gli amori vivono storie impossibili, il piccolo Mattia, grazie all’aiuto di una nonna che dai libri e dalle stelle ha appreso la tenera saggezza della vita, e di una sorella ribelle e affettuosa, comincerà a capire qualcosa di nuovo e importante: diventare grandi significa anche provare a scommettere sugli altri e imparare a fidarsi. Persino dei più acerrimi nemici. Massimo Gramellini, con la sua empatia, ci racconta in una storia di sentimenti e speranze la sorprendente scoperta di potersi continuamente reinventare.

Recensione

Mattia, nel dicembre del 2080, decide di raccontare una storia.

È la storia di quando aveva nove anni e, da un giorno all’altro, si è trovato chiuso in casa a condividere spazi e tempo con una famiglia che fino a quel momento aveva avuto ritmi ed abitudini diversi. È l’anno 2020, quando un maledetto virus fa riempire gli ospedali e correre le ambulanze, svuotando le città dei soliti suoni per riempirle di quelli del dolore, della paura, della morte.

Gramellini racconta quei momenti come farebbe un bambino di nove anni, il Mattia di allora: con le sue paure, le sue ingenuità, la sua voglia di affetto ma anche la paura di un nemico che non riesce bene a comprendere ed individuare. Ognuno reagisce a modo suo ma quello che è certo è che il virus cambierà tutti. In modo più o meno profondo ma i cambiamenti sono dietro l’angolo per tutti. Cambia il modo di comunicare, di rapportarsi, di vivere.

Cambia il modo di andare a scuola, di passare il tempo, di salutare gli amici.

Cambiano le proporzioni all’interno della propria abitazione che diventa quasi una prigione difficile da condividere, in più d’un caso, con il resto della famiglia. E quel salotto che sembrava tanto grande diventa, ora, davvero piccino se va condiviso in ogni ora del giorno e, in alcuni casi, anchedella notte.

Ecco, dunque, che Mattia non può più abbracciare la nonna che vive al piano di sopra con la quale inventa una tecnica di dialogo fino ad allora sconosciuta, ecco che deve sopportare la presenza di un padre che ha sempre sentito lontano e con il quale non vuole avere a che fare. Questi i due elementi che pesano di più a Mattia: la lontananza della nonna e l’eccessiva vicinanza di suo padre.

Ammetto di aver pensato, fin dalle prime righe, che si trattasse di un racconto poco originale visto che in tanti hanno scritto in questo periodo (che, tra l’altro, non è ancora archiviato) approfittando – mi sia concesso il termine – della situazione.

Durante la lettura, però, mi sono resa conto dell’importanza di lasciare traccia di un periodo così straordinario come è stato quello della pandemia e che ogni autore che si sia cimentato nel mettere su carta tutto ciò lo abbia sicuramente fatto a modo suo.

L’originalità, dunque, non va cercata nei contenuti – che ben conosciamo, vivendo in prima persona questo periodo – ma nel modo in cui la storia viene consegnata ai posteri, nero su bianco.

Si tratta di una storia che lascia aperte le porte alla speranza ma che fa anche riflettere su diversi aspetti legati alla pandemia. In particolare, alla sorte di chi, soffrendo di altre patologie, si è trovato per cause di forza maggiore lasciato in secondo piano ma anche al lavoro dei sanitari e al difficile equilibri che si crea attorno a loro, costantemente vicini ai malati. Ma fa riflettere anche in merito ai rapporti tra le persone che cambiano, inevitabilmente (e non sempre in meglio) in situazioni di emergenza.

Lettura scorrevole adatta anche a giovani lettori.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Massimo Gramellini


è nato a Torino nel 1960: affermatosi come giornalista, scrive sul Corriere della Sera e conduce Le parole della settimana su Raitre. Con L’ultima riga delle favole ha intrapreso anche la carriera da scrittore, che ha proseguito con grande successo con Fai bei sogniche in Italia ha venduto oltre un milione di copie ed è stato tradotto in ventidue Paesi e La magia di un buongiorno.

 

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