Che dispiacere




Recensione di Enrico Fasano


Autore: Paolo Nori

Editore: Salani

Genere: Letteratura, Narrativa Generale

Pagine: 256

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Bernardo Barigazzi è uno scrittore che ha cominciato a fare il giornalista ma non l’ha detto a nessuno. Quando non scrive è impegnato a corteggiare Marzia, barista laureata in filosofia, con cui ha una relazione fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati. Con lo pseudonimo di Ivan Piri dirige Che dispiacere, un giornale sportivo che esce in edicola solo i giorni successivi alle sconfitte della Juventus. Sembrerebbe uno svago innocente, finché Barigazzi non si trova suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Manuel Carrettieri, ultrà con la passione per la cocaina, è stato ucciso e più di un indizio collega Barigazzi al delitto. In una Bologna autentica e insieme fiabesca, tra le osterie del centro e i vialoni della periferia, va in scena una commedia degli equivoci popolata di indimenticabili protagonisti, densa di umorismo e umanità.

Recensione


Torna in libreria la penna di Paolo Nori, con un romanzo anomalo perché scritto in terza persona. Il suo protagonista questa volta è Bernardo Barigazzi, uno scrittore di professione che saltuariamente si diletta a fare il giornalista sotto pseudonimo: la sua creazione è una piccola testata dal titolo “Che dispiacere” ed esce in edicola solo il giorno seguente ad ogni sconfitta della Juventus.

Quando però ti spingi forse troppo in là ecco che il beffardo destino potrebbe ritorcersi contro ed è proprio a causa della sua valvola di sfogo che Barigazzi viene impigliato nel caso di un omicidio di un giovane ultras della Vecchia Signora.

Insieme a lui troviamo un commissario di polizia che ama il sudoku, un agente che arriva dalle scuole alberghiere e un pensionato che invece di godersi la vita cerca in tutti i modi di metterla a repentaglio. Personaggi realistici che si trovano ad essere detective improvvisati. Un’indagine dissacrante dall’elevatissimo tasso di humor.

In pieno stile ironico, geniale e satirico, Paolo Nori scrive un romanzo in cui la trama passa sicuramente in secondo piano e viene utilizzata come tela di Arianna per denunciare, con la giusta dose di sdrammatizzazione, il mondo malato del calcio.

Quello legato alle scommesse e alle mazzette, ai sotterfugi delle società grandi e piccole per spartirsi punti e vittorie che consentirebbero loro di raggiungere salvezze e piazzamenti nelle competizioni.

Nori lo fa con uno stile del tutto personale, impossibile da non riconoscere per chi è abituato a leggere i suoi libri. Il suo Bernardo è un uomo disilluso, e a tratti tonto, che celebra i suoi piccoli successi quotidiani come una la vittoria di uno scudetto: cucinare un piatto di pasta piuttosto che acquistare un cellulare di ultima generazione. Impossibile immaginarselo come un assassino efferato, a sangue freddo.

Una prima metà sottotono lascia spazio ad una conclusione rocambolesca e frenetica; non si riesce quasi a stare dietro al ritmo del romanzo se non con andatura di corsa ben sostenuta.

Si arriva alla fine sudati ma con un grande sorriso sulle labbra perché l’elemento burlesco non lascia mai il lettore e ci si ritrova a sogghignare ad ogni pagina.

Dialoghi semplici e spicci scritti in lingua domestica, che possono sembrare quasi sconclusionati ma che nascondo un artefatto letterario preciso: utilizzare la ripetizione per conferirgli un carattere compulsivo e ossessivo.

Un linguaggio innovativo che mette l’accento su un ritmo incalzante. E di domestico c’è anche l’ambientazione: una Bologna bellissima e terra terra, con la Coop, l’Osteria della trottola e le piazze descritte così come sono vissute nella quotidianità.

Insomma, un romanzo giallo diverso, che trasuda umorismo e che ricalca poco di ciò che offre oggi il mercato letterario.

A cura di Enrico Fasano

metanfetalibri.blogspot.com

 

Paolo Nori


nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e, come ha già detto anche un’altra volta, non sa mai cosa scrivere in queste note biografiche dove dovrebbe far finta di non essere lui, e far capire che è bravo, e intelligente, e modesto, e perfino magro.

 

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