Contributo alla critica




Recensione di Francesca Petroni


Autore: Benedetto Croce

Pagine: 132 pagine

Editore: Adelphi; 4 edizione

Collana: Piccola biblioteca Adelphi

Anno edizione: 1989

A ogni passo nostro, si muove sempre il tutto“. B. Croce.

Nè confessioni, né ricordi, né memorie, questo è il concetto che Croce chiarisce sin dalle prime righe di questo breve ma intenso testo.

Allora cos’è questo Contributo alla critica di me stesso?

Croce lo scrive per rispondere alla domanda di Goethe: Perché ciò che lo storico ha fatto ad altri, non dovrebbe fare a se stesso?

Il Contributo non è altro che la storia di Benedetto Croce, scritta da se stesso.

Ora la domanda è, perché bisognerebbe leggerlo?

Ci racconta una vita che ci sembra lontana da noi, sebbene sia finita meno di settant’anni fa. Si snoda in un momento storico quello, di inizio ‘900, di cui noi vediamo strascichi, ma che ci appare opaco, antico, sbiadito come una vecchia foto ingiallita.

Eppure ci mostra che l’esistenza racchiude in sé gli stessi paradigmi di ogni essere umano. Ci ritroviamo nella forza che le consuetudini familiari hanno avuto sulla sua vita da adulto, ci rivediamo nelle crisi di valori (anche, soprattutto, religiosi); come Croce, anche noi conosciamo i grandi dolori che sconvolgono la vita, ma che allo stesso tempo la svelano.

Il grande storico ci racconta la prima infanzia con i genitori e la sorella Maria, quei libri acquistati dalla mamma e letti con stupore e passione, il lutto improvviso con il terremoto di Casamicciola del 1883 dopo il quale il giovane Benedetto si ritrova solo e ospite a Roma di Silvio Spaventa, all’epoca già uomo politico molto influente.

Confuso, addolorato, immerso in una realtà sconosciuta, medita persino il suicidio. Si iscrive a Giurisprudenza, ma non la porterà mai a termine. Preferisce chiudersi in biblioteca a portare avanti ricerche a lui più care: filosofia, storia, cultura generale.

Persa la fede nella dottrina cristiana, trova negli insegnamenti di Filosofia Morale di Antonio Labriola una base razionale di doveri, ideali e valori.

Filosofavo, spinto dal bisogno di soffrir meno e di dare qualche assetto alla mia vita morale e mentale.”

Il ritorno a Napoli nel 1886, gli studi e i viaggi.  Scrive opere colte su Napoli che hanno un discreto successo, entra nei circoli eruditi. Ma come lui stesso scrive:

“nisi utile est quod facimus, stulta est gloria.”

Sente di dover fare qualcosa che senta utile, non sopporta la gloria fine a se stessa. Continua a studiare senza sosta, precipita nello studio dell’economia dopo la lettura di un saggio sul materialismo comunista del Labriola.

Torna così sui problemi di filosofia, di etica, di logica. Una nuova passione quella dello studio del socialismo che lo assorbe e lo “elettrifica”. Da qui in poi si dedica anche all’Estetica, di cui sarà punto di riferimento nel panorama artistico internazionale (Tesi fondamentali di un’Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale che Umberto Eco stroncherà).

Il Contributo si conclude nel 1915, ma viene completato da un’appendice scritta un ventennio dopo in cui ci racconta di aver scritto la Storia d’Italia dal 1871 al 1915 per contrastare la “calcolata azione partigiana” e molte monografie con lo scopo di controbilanciare le “inutili e insulse vite romanzate”. Inoltre racconta la sua breve esperienza di governo insieme a Giolitti e la successiva scrittura del Manifesto degli intellettuali antifascisti.

La storia di Benedetto Croce è quella di ognuno di noi, ma ci aggiunge l’insegnamento di un uomo che ha sempre perseguito la sua “missione”. La domanda che arriva alla mente è inevitabile: qual è la mia missione?

E poi, subito dopo: come faccio a metterla in atto?

A quel punto scopriamo che quelle incertezze, quella sensazione di essere sempre scomodi, mai al proprio posto, mai davvero insieme alle persone, hanno la loro radice nella domanda: cosa ci faccio nel mondo? 

Ogni uomo ha la propria vocazione o missione, e può farne la storia.”

Il Contributo è la storia di come Croce ha adempiuto a questo “imperativo interiore”.

Come uso di questo prolifico studioso, il libro rimane fissato alle vicende storiche e non si lascia andare a intellettualismi e a digressioni. Croce racconta la storia con i fatti, come solo uno storico del suo calibro potrebbe fare.

Un libro da leggere, per conoscere la storia della nostra prima Italia, trascorsa sulla pelle di quest’uomo che tutto si è votato alle sue vocazioni, dedicandole al bene comune.

 

 

Benedetto Croce


Benedetto Croce.  (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo. Presentò il suo idealismo come storicismo assoluto, giacché «la filosofia non può essere altro che “filosofia dello spirito” […] e la filosofia dello spirito non può essere altro che “pensiero storico”», ossia «pensiero che ha come contenuto la storia», che rifugge ogni metafisica, la quale è «filosofia di una realtà immutabile trascendente lo spirito». In funzione anti-positivistica, nella filosofia crociana, la scienza diventa la misuratrice della realtà, sottomessa alla filosofia, che invece comprende e spiega il reale. Con Giovanni Gentile – dal quale lo separarono la concezione filosofica e la posizione politica nei confronti del fascismo dopo il delitto Matteotti – è considerato tra i maggiori protagonisti della cultura italiana ed europea della prima metà del XX secolo, in particolare dell’idealismo. La filosofia crociana, ispirata al liberalismo sociale e improntata alla storiografia, ebbe grande influenza sulla cultura italiana, specificatamente per il suo pensiero politico; in particolare è ricordato come guida morale dell’antifascismo con la sua “religione della libertà”, tanto che fu anche proposto come Presidente della Repubblica italiana. Fu tra i fondatori del ricostituito Partito Liberale Italiano, assieme a Luigi Einaudi. Alcune riserve alla sua estetica, tra cui alla critica letteraria (in particolare alla sua definizione di «poesia») e alla superiorità attribuita da Croce alla filosofia sulle scienze nell’ambito della logica, sono state, tuttavia, espresse in tempi successivi. D’altra parte, il pensiero, specialmente quello politico, di Croce ha goduto di apprezzamenti più recenti e di una “riscoperta” anche al di fuori dell’Italia, in Europa e nel mondo anglosassone (specialmente gli Stati Uniti), dove è riconosciuto, in maniera analoga a pensatori come Karl Popper, come uno dei più eminenti teorici del liberalismo europeo e un autorevole oppositore a ogni totalitarismo.