Da molto lontano




Recensione di Elvio Mac


Autore: Roberto Costantini

Editore: Marsilio

Genere: Gialli e thriller

Pagine: 597

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. 1990. Nell’imminente estate delle notti magiche del Campionato del mondo giocato in Italia, il figlio di un potente imprenditore romano scompare nel nulla. A indagare viene chiamato uno svogliato commissario Balistreri, per niente contento di dover mettere il guinzaglio al figlio finto ribelle di un palazzinaro. Ma il ritrovamento del cadavere del giovane, orrendamente mutilato, assieme a quello di una ragazza sottomessa a un boss della Camorra, cambia le cose. Balistreri si ritroverà coinvolto in una sparatoria i cui risvolti drammatici gli impediranno di risolvere il caso. Oggi. Dopo quasi quarant’anni di onorata carriera nella polizia, Michele Balistreri è andato in pensione. Il suo corpo e la sua mente portano addosso le cicatrici di una vita densa e dolorosa. E anche la sua memoria inizia a perdere colpi. Ma neanche adesso c’è pace per lui, perché quando due manichini che riproducono la scena del crimine irrisolto quasi trent’anni prima vengono ritrovati sepolti nel complesso residenziale in cui vive il padre del ragazzo ucciso, l’ex commissario dovrà aiutare il suo storico vice Graziano Corvu – che ha preso il suo posto – a condurre quella che forse sarà la sua ultima indagine. 

Recensione

Roberto Costantini racconta la storia dell’Italia dal dopoguerra ad oggi, per farlo usa un gap temporale. E’ stato quasi costretto ad usare questo sistema perché nessuno legge più i saggi. Questo espediente narrativo, secondo me è ciò che rende interessanti i suoi romanzi. Lui stesso dichiara che grazie a questo metodo il protagonista resta sospeso fino a quando si collega all’evento del passato per procedere nell’indagine.

Dentro la storia invece, quando tutto sembra arenarsi è Balistreri che usa una tecnica personale per avanzare. Se le procedure non sono adatte alle circostanze, vanno messe da parte, questo succede spesso quando il commissario si scontra con la burocrazia.

In questa nuova vicenda, l’impatto tra i due tempi avviene poco dopo la metà del racconto, c’è un salto temporale dal 1990 all’attuale 2018. Questo spiazza il lettore per la velocità con la quale avviene, basta voltare pagina, ma la stessa velocità è usata per ricatapultarci prepotentemente dentro la storia.

Io non so come  riesca Costantini a rendere tutto così marcatamente limpido nella narrazione, una cifra stilistica considerevole che mi piace moltissimo. Pur tessendo una trama intricata, riesce a far spiccare tutti i personaggi, li dota di un fascino personalizzato che permette di distinguerli nitidamente e se per qualche pagina qualcuno di loro non è coinvolto, non fai altro che chiederti dove sia finito, aspettando che riappaia.

Oltre ai rapporti umani, dentro le sue storie l’autore mette questioni politiche, intrallazzi di potere, connivenze e fango di quel mondo che non mi è mai piaciuto, ma lo fa con metodo e ambientazioni così ben descritte che anche questi argomenti non annoiano ma incuriosiscono. Tutti i personaggi hanno una doppia faccia e come sempre succede, dietro la facciata migliore si nasconde il peggio. Il co-protagonista che ho preferito è l’ispettore Capuzzo, sciatto ma superbo, uno che non si dà importanza e che si sottovaluta, invece in quanto a capacità professionali è ineguagliabile.

Si potrebbero sprecare pagine per descrivere l’uomo e la personalità di Michele Balistreri, ma non sarebbero sufficienti per quanto è complesso. E’ permeato dai ricordi che sono la sua malattia e il suo tormento, ma non esiste una medicina per questo, non si può cancellare il passato. I suoi fantasmi sono molti, ma quello che più teme è il suo, perché il legame più forte si stabilisce se di mezzo c’è un senso di colpa comune, e questa condivisione è con la sua coscienza, compagna di viaggio infaticabile e inseparabile. Balistreri ha sofferto così tanto in famiglia che aveva deciso di non essere padre, ma se avesse potuto, non vorrebbe essere nemmeno figlio.

I dialoghi sono acuti e precisi, con metafore strepitose, soprattutto quelle iniziali tra Balistreri e Locatelli, le connessioni tra passato e presente sono solide.  Mi è piaciuto quasi tutto, perchè il tempo aiuta a conoscere i personaggi che ho letto durante tutto il loro percorso, dalla gioventù all’età avanzata, un libro mi piace soprattutto per questo più che per la trama. Quando trovi un soggetto che apre le porte dove c’è scritto Non aprire, la mia curiosità e il mio interesse può solo crescere.

Nella seconda parte del libro, ambientata nel nostro tempo, ritroviamo un Balistreri in pensione, che ha perso la forza di dare la caccia agli assassini, ma contro la sua volontà si trova costretto a ricominciare, anche se pensava di avere chiuso quella storia nel 1990. Vittima di un amnesia retrograda, dovrà farsi aiutare a ricordare alcuni dettagli. Non si capisce se questa sia la sua cura autoindotta per dimenticare, o la sua condanna per risolvere i casi.

Il finale ha molte cose che potrebbero essere classificate come eccessive, ma nelle situazioni descritte e nel contesto dipinto, potrebbero essere appropriate.

Questo giallo ha tre caratteristiche:

è un classico perché l’assassino si scopre solo alla fine; lo sfondo sociale è quello del 1990 che ha visto nascere movimenti politici importanti e infine c’è una durissima guerra tra uomini e donne.

Sono molte infatti le figure femminili coinvolte, donne incattivite contro uomini cattivi, c’è chi prova a cambiare, chi non vuole cambiare, chi ha una missione da portare a termine e chi spera di riuscire a perdonarsi per ciò che è stato, per farlo dovrà guardarsi da molto lontano.

 

A cura di Elvio Mac

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Roberto Costantini 


Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, consulente aziendale, oggi dirigente della Luiss. È autore per Marsilio della Trilogia del Male con protagonista il commissario Michele Balistreri, bestseller in Italia e già pubblicata negli Stati Uniti e nei maggiori paesi europei, premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 quale “migliore opera noir degli anni 2000”. Con La moglie perfetta è stato finalista al premio Bancarella 2016.