Da qualche parte




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Lorenza Stroppa

Editore: Mondadori

Genere: narrativa

Pagine: 288

Data di pubblicazione: 2020

Sinossi. Diego non è un tipo da traguardi convenzionali, non cerca certezze, tantomeno relazioni stabili. Vicino ai quarant’anni, vive insieme alla gatta Mercedes in una mansarda vista laguna a Venezia e colleziona avventure senza troppi pensieri. La sua grande passione da sempre sono i libri e le parole, e ne ha anche fatto una professione: lavora come editor in una casa editrice. Per questo quando un giorno, mentre sta facendo la spesa al supermercato, trova per terra un’agenda, non può che rimanere colpito da ciò che vi è scritto. L’agenda appartiene a una certa Giulia Moro, che vi ha appuntato una singolare to do list, una lista di cose da fare che a un certo punto si interrompe misteriosamente. Incuriosito, Diego si mette sulle tracce di Giulia, pittrice di talento ma tormentata da un dolore che le impedisce di utilizzare il rosso – il colore del sangue, del fuoco, del cuore – nei suoi quadri. Diego si fa trovare, apparentemente per caso, nei luoghi indicati nell’agenda di Giulia: quando i due si parlano per la prima volta, tra loro scatta un’immediata attrazione. Ma Diego pensa di essere troppo inaffidabile per riuscire ad amare, e per Giulia l’amore non rientra affatto nella sua to do list…Con una scrittura delicata e sapiente, Lorenza Stroppa, qui al suo esordio con Mondadori, attraverso le voci alternate dei due personaggi ci conduce nei vicoli e nelle strade fatte d’acqua di una Venezia intrigante e luminosa, lontanissima dai cliché turistici, e delinea una mappa non solo geografica ma sentimentale: riusciranno parole e colori a trovare il linguaggio dell’amore?

Recensione

Non resteranno delusi i lettori di “Da qualche parte starò ad aspettare te”, verso di Walt Whitmann che dà il titolo a quella che all’apparenza sembra una storia d’amore, quasi banale, adatta a letture leggere, ma in realtà è decisamente molto di più. E’ più un viaggio introspettivo nei sentimenti e nelle emozioni, di Giulia e Diego, ma soprattutto di lei.

Un viaggio che inizia con questa agenda “galeotta” persa da Giulia e trovata da Diego, che però non la restituisce, attratto dalle note a margine, i pensieri, i disegni, che svelano appena un intrigante mistero. Comincia così la “caccia al tesoro” del nostro editor sulle tracce degli appuntamenti segnati in agenda dalla misteriosa pittrice, che propriamente appuntamenti non sono, ma appaiono più dei propositi. Finché non si interrompono bruscamente dopo il 12 settembre, cerchiato di rosso.

Rosso, il colore che misteriosamente Giulia non riesce più ad usare quando dipinge. Un colore intenso, importante, descritto a tratti nel romanzo, assieme a tutti i suoi compagni, in tutte le loro sfumature, svelando delle probabili capacità pittoriche dell’autrice stessa, che così bene riesce a descriverli e abbinarli a cose, persone, emozioni, in una Venezia più magica che mai. Una Venezia anche questa descritta molto bene, nelle sue peculiarità conosciute a tutti ma anche in quelle intime di chi la città la vive e la conosce dal di dentro.

“Ho sempre amato pasticciare con i colori, è una specie di alchimia. I colori hanno un linguaggio segreto, un modo per comunicare che va al di là della percezione visiva. Indicano una via, segnalano un pericolo. Possiamo dominarli o esserne dominati, cedere al loro fascino, al loro potere condizionante, o cavalcarli e guidarli sulle mappe dei nostri sentimenti. I colori hanno una voce simile a un sussurro, suadente o imperiosa. E alcuni la sanno ascoltare più di altri”. (Giulia, pag. 41)

Giulia però nasconde con caparbietà un segreto, che non intende rivelare a nessuno, nemmeno a Diego, e scopriremo solo alla fine. Giulia nasconde dietro alla sua maschera un dolore immenso, che non intende condividere con nessuno. E Diego, che prima di conoscerla viveva con apparente leggerezza, saltando “di fiore in fiore”, si ritrova volente o nolente invischiato nella bellezza interiore della pittrice misteriosa.

Lorenza Stroppa rivela un capitolo dopo l’altro non solo la storia di Giulia, ma anche la sua capacità di scrittura, che diventa sempre più intensa ed evocativa man mano che la storia si dipana, e si condensa in una frase:

“Quante volte possiamo romperci e ricostruirci? Anche se fuori sembra tutto a posto, riparato, in realtà le crepe restano dentro, invisibili, sono come delle cicatrici mai del tutto rimarginate che, al minimo tremolio, minacciano di riaprirsi”. (pag.113)

Quasi a suggerire che affrontare i nostri “fantasmi” è l’unica via possibile per poter vivere davvero.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Lorenza Stroppa


Lorenza Stroppa è nata a Pordenone nel 1974, dove vive assieme al marito, due figli e un cane. Fin da piccola ha amato i libri e la scrittura, ed è riuscita a fare di questa passione un lavoro. Ha scritto su diversi quotidiani e riviste e, in qualità di ufficio stampa e di organizzatrice eventi, ha collaborato con enti e associazioni del Triveneto. Tiene corsi di scrittura per i ragazzi ed è docente al Master in Editoria dell’Università Cattolica di Milano. Dal 2003 lavora come editor per la casa editrice Ediciclo. Ha tradotto diversi libri dal francese e dall’inglese e ha scritto a quattro mani con Flavia Pecorari la trilogia urban fantasy Dark Heaven, edita dal 2012 al 2014 da Sperling & Kupfer e uscita con lo pseudonimo Bianca Leoni Capello. Recentemente ha pubblicato un nuovo romanzo dove il suo luogo natale ha un ruolo da protagonista, La città portata dalle acque (Bottega Errante Editore, 2017).

 

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