Dress code rosso sangue




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Marina Di Guardo    

Editore: Mondadori

Collana: Omnibus

Anno edizione: 2021

Pagine: 324 p., Brossura

Sinossi. Con il suo nuovo, adrenalinico thriller, Marina Di Guardo questa volta ci porta tra le mille luci (e ombre) del jet set milanese, dentro ai locali più esclusivi e ambigui della città della moda e giù in fondo al cuore, a volte nerissimo, dei suoi protagonisti. Cecilia Carboni ha venticinque anni e per buona parte della vita si è ritrovata a seguire, suo malgrado, i diktat imposti dal padre Alberto, uno dei più quotati avvocati milanesi. Proprio per volere suo, si è laureata in Giurisprudenza e ha iniziato il praticantato nello studio legale di famiglia. Il suo futuro sembra già delineato, quando un giorno le viene rivolta una proposta allettante: lavorare nel prestigioso showroom di Franco Sartori, uno degli stilisti più celebri al mondo. Lei, da sempre appassionata di moda, per una volta non ha esitazioni, e sceglie di darsi finalmente la possibilità di decidere da sola della propria vita, senza tener conto del parere degli altri, compreso quello del fidanzato Andrea, avvocato a sua volta e collaboratore di Alberto. La scelta si rivela azzeccata: Cecilia è brava, chiude contratti importanti, tanto che brucia le tappe, fino ad assumere un ruolo di rilievo alla Maison Sartori, nonostante Georgette Lazare, direttrice dello showroom, le remi contro. Ma il destino ha in serbo per lei amare sorprese. Franco Sartori viene trovato assassinato in un cascinale in rovina. È chiuso in una custodia di seta dei suoi abiti da sera, ha una croce rovesciata incisa sul petto e, circostanza ancora più sconvolgente, il suo corpo è collocato dietro una sorta di altare allestito con gli inconfondibili elementi di una messa nera. Per Cecilia è l’inizio di una caduta verticale agli inferi. Sono le convulse settimane delle vendite primaverili, e lo showroom si popola non solo di clienti, ma anche di poliziotti, misteri, segreti insospettabili e purtroppo anche di nuove vittime, ancora in contesti inquietanti. Chi c’è dietro gli omicidi? E se fosse proprio Cecilia la prossima nella lista? L’abisso è pronto a inghiottirla, svelando verità che mai avrebbe immaginato.

Recensione

È un codice, appunto, il dress code.

A volte esplicitamente richiesto, altre tacitamente imposto dalle convenzioni sociali. Si potrebbe quasi dire sia equiparabile ad una maschera, presentarsi vestiti in un dato modo, concordato o sdoganato come appropriato,  a seconda dei contesti.

Un concetto che richiama quello più ampio di omologazione, ma che Marina Di Guardo, affondando questa volta la penna nelle pieghe e negli orli di una trama ambientata nel mondo della moda, mirabilmente scardina. Ogni nuovo libro di Di Guardo è, infatti, già di per se’ un colpo di scena, tanto quanto quello dell’insospettato finale, perché ad ogni sua nuova uscita ci sorprende e ci avvince con storie sempre diverse e quanto mai attuali, con la capacità di veicolare contenuti importanti senza abdicare alla vis thriller e al congegnare plot elegantemente efferati e trascinanti.

Come si declina tutto ciò in “Dress code rosso sangue” e dove sta l’intrinseca originalità?

Innanzitutto  nel fatto che Cecilia, la protagonista assoluta, sia, a dispetto del titolo,  l’unica dei personaggi a non rispettare un dress code, che sia di abiti o di intenzioni.

Io controcorrente, sin da bambina. Mi è sempre piaciuto camminare sull’orlo del precipizio, osare, trovare delle alternative, ma non mi è stato mai concesso di essere davvero me stessa (…). Adesso voglio decidere cosa fare, anche a costo di correre dei rischi.

Spontanea ma decisa, fragile ma determinata. Abituata a lottare per affermare le sue convinzioni e la propria autonomia nelle scelte lavorative, si troverà coinvolta in una serie di delitti che insanguineranno proprio il suo ambiente di lavoro, la Maison di moda Sartori.

Sempre più coinvolta a livello personale, arriverà ad indagare in prima persona, non solo sugli omicidi, in realtà. Ma anche su se stessa, sui propri sentimenti, sulla propria capacità di andare oltre il dress code, per svelare la persona. Mettere a nudo manichini e ipocrisie, portare alla luce la dignità umana.

Se uno dei punti di forza di Marina Di Guardo,  sublime Autrice, è la capillare introspezione psicologica che rende i suoi personaggi sfaccettati e polidimensionali  quanto sa essere la vita vera, ne troviamo altri, tra i molti  in queste pagine, nella capacità di costruire e disseminare nell’arco della storia potenti scene cardine di scontri e di incontri in grado di catalizzare  le nostre emozioni, per colpirci a guardia abbassata con una gragnola di rivelazioni che non ci lasceranno, per un bel po’, abbandonare al sonno.

Luci accese sui comodini, dunque?

Anche no.

Ci pensa Marina Di Guardo, stella nel panorama del thriller psicologico, a illluminare la tenebra che magistralmente, lei stessa, crea.

 

 

Marina Di Guardo


Marina Di Guardo Di origini siciliane, ma cremonese di adozione ha lavorato molti anni nella moda prima di dedicarsi alla scrittura. Tra i suoi libri: L’inganno della seduzione (Nulla Die 2012), Non mi spezzi le ali (Nulla Die 2014), Bambole gemelle (Feltrinelli), Com’è giusto che sia (Mondadori  2017) e La memoria dei corpi (Mondadori  2019).

 

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