Gelosia




Recensione di Claudia Cocuzza


Autore: Jo Nesbø

Traduzione: Eva Kampmann

Editore: Einaudi

Collana: Stile libero big

Genere: thriller

Pagine: 264

Anno di pubblicazione: 07 settembre 2021

Sinossi. Ossessione, desiderio, smania di vendetta. Jo Nesbø racconta il preciso istante in cui la passione prende il sopravvento. Due fratelli gemelli coinvolti in un triangolo amoroso e un detective, specializzato in casi criminali che hanno la gelosia come movente, chiamato a sbrogliare la questione. Il profondo e improvviso legame tra due passeggeri su un volo per Londra che potrebbe essere l’inizio di una relazione o di qualcosa di molto piú sinistro. Uno scrittore di successo che si ritrova vittima dell’ossessione altrui e riesce a cavarsela grazie al suo talento nel raccontare. Una donna che approfitta della pandemia per vendicarsi di un crimine subito e, insieme, della vita. Storie di uomini feroci, di amanti privi di scrupoli, di destini implacabili. Nell’atmosfera ossessiva e perturbante del maestro del crime scandinavo.

Recensione

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore.

È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre.

W. Shakespeare, Otello

Gelosia” è il titolo di uno dei sette racconti che compongono questa raccolta ed è anche quello che le dà il nome.

In generale, non amo molto le raccolte di racconti, ovviamente con le dovute eccezioni, e il nome di Jo Nesbø mi è sembrato di per sé una garanzia che potesse trattarsi proprio di uno di questi casi eccezionali.

È stata una promessa mantenuta?

Sì e no.

Dal maestro del crime nordico mi sarei aspettata di più, ma non farò un discorso su un inarrestabile declino della sua ‒ strabiliante ‒ carriera di scrittore.

Per prima cosa, non è questo il punto; secondo, non mi sembra neanche che Nesbø sia spacciato.

Ma andiamo con ordine e cercherò di spiegare il mio punto di vista.

Il racconto di apertura, “Londra”, è un gioiellino: due sconosciuti, su un volo diretto verso la capitale britannica, diventano l’uno l’incarnazione del destino dell’altra, in un crescendo emotivo che va dal cinismo all’abbandono totale delle proprie difese fino all’epilogo imprevedibile e doloroso.

“Londra” mi ha colpita: in sedici pagine, trovi il giusto mix di sentimenti, dosati sapientemente, con un’evoluzione della storia che aderisce perfettamente al tempo messo a disposizione dalla scena, ossia quello del volo New York-Londra.

Piena di aspettative, già in parte ricompensate dal primo racconto, vado avanti.

Il secondo è, appunto, “Gelosia”: rappresenta la raccolta, sarà il migliore, mi dico.

Racconta di due gemelli omozigoti, Julian e Franz, innamorati della stessa donna.

Non sto a parlarvi della trama, vi lascio il piacere di scoprirla da soli, ma vi dico soltanto che la risoluzione del caso mi è parsa evidente sin dalle primissime battute. E non è solo questo il problema: sono dell’idea che, se si scrive un racconto thriller/ giallo/ noir, il ritmo deve essere come minimo incalzante, sincopato, non deve lasciarti il tempo di rilassarti. Neanche il romanzo dovrebbe permetterlo, ma a maggior ragione il racconto: deve essere in grado di concentrare suspence ed emozioni in poche battute e, proprio perché concentrate, devono risultare, se possibilepiù intense.

“Gelosia” è un racconto di settantasei pagine (settantasei!) e, d’accordo, all’interno c’è un lunghissimo flashback, un cold case nella storia, ma in tutta sincerità molti tecnicismi relativi all’arrampicata mi hanno annoiata, hanno rallentato così tanto il ritmo della narrazione che la tensione e la scarica di adrenalina che avrei voluto sentire non hanno neanche fatto capolino.

Anche l’inserimento del lungo flashback ha giocato il suo ruolo nell’appesantimento della lettura.

Ora, non mi pare il caso di analizzare i singoli racconti uno per uno però posso dire che mi ha molto colpita l’assoluta disarmonia strutturale della raccolta, ovvero il fatto che i racconti siano di lunghezze troppo diverse: se li consideriamo come capitoli di un romanzo, troviamo che il primo capitolo è formato da sedici pagine, il secondo da settantasei e il terzo da sei, e così via. Per alcuni sarà pedanteria, ma anche questo aspetto mi ha disturbata e disposta negativamente alla lettura.

La narrazione avviene sempre in prima persona, tranne in “Odd”, il racconto il cui protagonista è uno scrittore di fama mondiale alle prese, da una parte, con l’incubo di ogni autore, ossia l’assenza di idee, dall’altra con l’intenzione di allontanarsi dalla produzione letteraria che lo ha reso famoso ma che adesso gli sta stretta: non ci vedete una nota autobiografica?

Ma veniamo al mio ‒ personale, è ovvio‒ giudizio.

Date queste premesse, salvo qualcosa?

Assolutamente sì.

Nesbø narra e sviscera la gelosia come sentimento in tutte le sue possibili declinazioni, anzi, più che “narra”, sarebbe più corretto dire “mostra”.

I suoi personaggi la incarnano, la personificano, la vivono.

Non è solo la pulsione, spesso malsana, che si prova nei confronti della persona che reputiamo appartenerci, ma può essere rivolta anche a un intero sistema, alla società che ci circonda ma non ci accoglie.

Nesbø è senz’altro un uomo molto colto, traspare dalle sue pagine, da queste come dalle migliaia che le hanno precedute e attraverso le quali abbiamo imparato a conoscerlo e amarlo: spazia dalla psicologia, alla letteratura, alla critica cinematografica, alla chimica fino all’economia, e il tutto inserendo camei con una naturalezza che proviene dalla sicurezza con cui si destreggia fra le varie discipline, e questa raccolta non fa eccezione.

Quello che manca in questi racconti è la tensione, quella sensazione di disagio sottopelle che ti tiene con gli occhi incollati sul libro, che ti fa accelerare il battito e accorciare il respiro.

Il problema è che l’autore è Jo Nesbø e che, se in quarta di copertina trovo scritto “Nell’atmosfera ossessiva e perturbante del maestro del crime scandinavo” è esattamente quella che mi aspetto di trovare.

Mi dispiace, per me l’atmosfera di questo romanzo non è sufficientemente ossessiva e perturbante.

A cura di Claudia Cocuzza  

www.facebook.com/duelettricisottountetto/

Jo Nesbø


Nato a Oslo nel 1960, cantante, chitarrista e scrittore, in patria e non solo è stato insignito di numerosi premi letterari. Prima di votarsi completamente alla scrittura, ha fatto il calciatore di Serie A, il giornalista free-lance e il broker di borsa. “Il pettirosso” è il suo primo libro, votato in Norvegia come migliore crime novel. Ha scritto una serie con protagonista il detective Harry Hole, che appare in numerosi romanzi tra cui citiamo “Il pettirosso” (Piemme, 2004), “Nemesi” (Piemme, 2007- finalista all’Edgar Award 2010), “La stella del diavolo” (Piemme, 2008), “La ragazza senza volto” (Piemme, 2010), “L’uomo di neve” (Piemme, 2010), “Il leopardo” (Einaudi, 2011), “Lo spettro” (Einaudi, 2012) e “Polizia” (Einaudi, 2013). Oltre a questa serie, Nesbø ha scritto anche “Il cacciatore di teste” (Einaudi, 2013), “Il confessore” (Einaudi, 2014). Inoltre, ha dato alle stampe con Salani la serie per ragazzi Il dottor Prottor, che comprende, tra gli altri “Il dottor Prottor e la superpolvere per petonauti” (2009), “Il dottor Prottor e la vasca del tempo” (2011), “Il dottor Prottor e la distruzione del mondo” (2012) e Il dottor Prottor e il grande furto d’oro” (2013). Altre sue pubblicazioni Einaudi sono: “Scarafaggi” e, l’anno dopo, “Sole di mezzanotte”, “Sete”, “L’uomo di neve”, “Macbeth”, “Il coltello”. Tre storie di questa raccolta, “Gelosia”, “Londra” e “Spazzatura”, sono già in fase di lavorazione cinematografica.

 

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