Giallo banana




Recensione di Marina Morasut


Autore: Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante

Editore: Neri Pozza

Genere: detective story

Pagine: 264

Anno di pubblicazione: 2015

Sinossi. Ogni mattina Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, quarant’anni e un metro e novanta per centodieci chili, poco prima che Gelasio, o meglio Anatoli, il maggiordomo, metta piede nella sua camera da letto, indossa la giacca da camera, finge di sistemarsi una chioma fluente che non ha, monta un rudimentale capestro e, con una smorfia cupa, infila la faccia nel cappio. I finti suicidi sono, per il principe di Sant’Andrea, un’innocua esibizione quotidiana, e tuttavia sorgono da un’ anima dolorosamente afflitta dalla vita in comune con una vecchia zia malevola; da una casa le cui pareti sono decorate dai segni dei quadri mancanti, l’unica fonte di guadagno rimasta all’illustre casato; dall’amara constatazione che nessuno più l’invita alle feste che contano, nemmeno l’elegantissimo Caio Castaldi Cestelli che ha fatto recapitare alla zia Magda, anziché a lui, il suo prezioso invito al party Nobili alla ghigliottina. Che fare? Dove trovare conforto? Nell’amata lettura di gialli scadenti stile Omicidio a Bora Bora? Nelle pasticche di Tavor? La svolta della vita di Vittorio viene, inaspettatamente, proprio dal party Nobili alla ghigliottina, dove accorre l’intera aristocrazia romana. Durante la festa, Priscilla Castaldi Cestelli, consorte del conte Caio viene trovata morta. La versione ufficiale è: suicidio per impiccagione. Che assurdità! Una tesi così inaccettabile che Vittorio decide di trasformarsi in un implacabile investigatore.

Recensione

Giallo banana: già il titolo è un’indicazione di quanto il lettore andrà a trovare. Un giallo, quindi teoricamente con un morto e quindi un assassino da scoprire – ma un giallo banana, un giallo allegro – vista la tonalità di colore scelto. Attenzione, però: il lettore non potrà fregiarsi del titolo di detective, perché il ruolo è già occupato dal principe investigatore, il conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea.

Conosciamo il conte quando ancora detective, pardon, investigatore – non è. È semplicemente un conte decaduto e nullafacente che vive alle spalle della zia malevola, che non perde occasione di chiamarlo Vittorio Maria, calcando malignamente l’accento su quel secondo nome, che creerà non poche gag esilaranti. Ospite nella casa della zia, dove oramai le pareti rivelano vuoti paurosi, indicatori di tutto ciò che si sono venduti pur di rimanere apparentemente a galla , continuando a fare la “bella” vita, senza preoccuparsi di dover trovare lavoro. A far compagnia a questo duo di commedianti, il maggiordomo personale del conte, Anatoli, un algido biondo dallo sguardo siberiano e i muscoli scolpiti, ribattezzato Gelasio dal conte – con un passato fumoso quanto pericoloso – e con una passione che… vi lasceremo scoprire, perché raccontarla ora sarebbe un “delitto”. Un maggiordomo che appella il conte con il “sir” – e che si è affezionato al suo signorino.

E dicevamo quindi che conosciamo il conte Vittorio Maria proprio all’alba del compimento del suo quarantesimo anno di età, nell’atto di impiccarsi, sua occupazione abituale, senza che poi il fido maggiordomo che gli porta lo spuntino di mezzanotte si scomponga minimamente. Rubati anche un paio di Tavor della zia, per non doversi sorbire gli auguri di zia e maggiordomo, ingolla pancake con marmellata di arance amare e, nonostante la velocità, non fa in tempo a perdere i sensi prima di mezzanotte. Sicché subisce gli auguri urlati a distanza e si ritrova a essere “ufficialmente un quarantenne, solo, depresso, incazzato e sovrappeso, che vive con la zia e un maggiordomo insolente”.

Ma il conte Vittorio Maria non è solo questo: è un esimio risolutore di enigmistica e, anzi, invia sempre alla Settimana Enigmistica i suoi schemi di incroci obbligati firmati con il suo pseudonimo “Cher Lo Colmes”. È anche lettore appassionato di gialli scadenti, di cui va proprio pazzo. E cos’altro? Lo scoprirete leggendo!

La vicenda prende avvio con l’invito da parte della famiglia Castaldi Cestelli (l’unica del circondario con i soldi veri!) a partecipare alla festa in onore del compleanno della sig.ra Priscilla, moglie del conte Caio.

E durante la festa mascherata “Nobili alla ghigliottina”, la festeggiata viene trovata morta. Strangolata. Possibile? No!, per tutta una serie di ragionamenti, il conte Vittorio Maria capisce che si tratta di omicidio e decide che dovrà investigare, per assicurare l’assassino alla giustizia. E per avere finalmente la considerazione delle persone che contano, invece di essere considerato la solita nullità.

E da qui partono tante avventure concatenate, in cui conosceremo meglio il ns conte detective, il fido Gelasio e anche la meravigliosa, seppur malevola, zia Magda. E tutto un corollario di personaggi che già vediamo alla televisione e che riconosceremo all’istante. Come per ogni buon giallo che si rispetti, vietatissimo raccontare oltre, perché oltre a qualche indesiderata rivelazione, sciuperemmo in questo caso anche il divertimento che, vi assicuro, a tratti si farà smodato.

In modo velato, ma talvolta nemmeno tanto, verremo introdotti in una Roma di personaggi nullafacenti, ognuno dei quali cerca di sbarcare il lunario a modo suo: conduttori, attricette, politici, nobiltà decaduta, fotografi che non pubblicano alcune foto per usarle privatamente per ricatti, stilisti amanti del botox. Ce n’è per tutti i gusti – e alcuni personaggi reali pubblici sono facilmente riconoscibili, se non addirittura citati.

Tono mantenuto in costante e leggero equilibrio tra divertita ironia e satira – senza mai scadere nella pubblica gogna – questo duo di scrittori strizza continuamente l’occhio al lettore per accoglierlo nella parodia sociale e nella satira di costume, pur mantenendo alta la tensione per la caccia all’omicida, e mantenendo sempre in essere il divertimento per le trovate del neo investigatore.

Musica di sottofondo per la lettura di questo romanzo: I wanna dance with somebody di Whitney Houston – e tutta la play list degli One Direction.

Definiti dalla critica i nipoti di Fruttero e Lucentini, la coppia Di Giamberardino e Durante fa tesoro anche della professione di sceneggiatore di entrambi per dare un tocco in più al romanzo.

Altra chicca: i titoli dei vari capitoli sono intriganti definizioni di enigmistica… e chissà che risolvendo le definizioni…?

A cura di Marina Morassut 

libroperamico.blogspot.it

Giovanni Di Giamberardino

Costanza Durante 


Giovanni Di Giamberardino: Roma, classe 1984. A 26 anni frequenta il corso Rai Script di sceneggiatura e incontra Costanza. Da allora ha fatto l’autore tv (Il Boss delle Cerimonie, Il Castello delle Cerimonie), scrive recensioni di serie tv per Rolling Stone Italia e nel 2012 scrive il suo primo romanzo, edito da Socrates: La marcatura della regina.

Costanza Durante: Milano, classe 1990. Vive a Napoli per tutta l’adolescenza trasferendosi infine a Roma per studiare sceneggiatura. Frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia e subito dopo inizia a lavorare per varie produzioni. Pubblica i suoi primi romanzi: “Giallo Banana e Il Sangue Macchia, Sir insieme a Giovanni Di Berardino. Collabora come autrice e consulente presso il portale web di RaiFiction.