Viaggio nella letteratura con la psicologia. Gli scomparsi




A cura di Ilaria Bagnati


Autore: Alessia Tripaldi

Editore: Rizzoli

Genere: Thriller

Pagine: 400 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

Sinossi. Gli scomparsi non è solo un thriller psicologico che toglie il respiro: è il viaggio al termine della ragione dove si nasconde l’altra faccia di ognuno di noi. Un cadavere mutilato emerge da un tumulo di sterpaglie. Un ragazzo scalzo e magro dice di chiamarsi Leone e che quello è il corpo di suo padre, con cui ha sempre vissuto nei boschi. Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? La risposta spetta al commissario Lucia Pacinotti. «Un’altra sigaretta e poi vado» è la frase che ripete tra sé mentre è appostata in macchina cercando il coraggio di bussare alla porta del suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso. Nonostante la frattura improvvisa che li ha separati anni prima, lui è l’unico che può aiutarla a dipanare il mistero del “ragazzo dei boschi”. Ciò che Lucia non sa è che bussando a quella porta costringerà Marco a riaprire anche il vecchio baule ereditato dal suo avo, Cesare Lombroso. Tra le pagine dell’Atlante dei criminali, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, si cela la verità, ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell’ossessione per il male. Una forza narrativa irresistibile, una tensione travolgente, dei personaggi pieni di difetti ma che ameremo alla follia: sono solo alcuni degli ingredienti di questa storia. Alessia Tripaldi ci conduce nei labirinti della psiche umana, in bilico tra luce e ombra.

 

 

In questo nuovo appuntamento con la rubrica vi parlo di una figura molto conosciuta per le sue teorie criminologiche, si tratta di Cesare Lombroso.

Ve ne volevo parlare la volta scorsa, poi però un altro libro aveva bussato alla mia porta. Quindi eccomi qui a parlarvi del famoso Lombroso partendo dal libro Gli scomparsi in cui uno dei protagonisti, Marco, è suo diretto discendente. Anche Marco, come Cesare, è attratto dai criminali, come lui è interessato a classificarli secondo determinate caratteristiche.

Ma veniamo a noi, chi è Cesare Lombroso?

Cesare Lombroso nacque a Verona nel 1835. Incaricato di un corso sulle malattie mentali all’università di Pavia nel 1862, divenne in seguito (1871) direttore dell’ospedale psichiatrico di Pesaro e professore di igiene pubblica e medicina legale all’università di Torino (1876), di psichiatria (1896) e infine di antropologia criminale (1905). Morì a Torino nel 1909. Tra le sue opere più importanti, ricordiamo: La medicina legale dell’alienazione (1873); L’uomo criminale (1875); L’uomo delinquente (1876); L’antisemitismo e le scienze moderne (1894); Il crimine, causa e rimedi (1899), sintesi dei lavori precedenti. La figura di Cesare Lombroso è emblema dell’influenza che il Positivismo francese e inglese esercitò anche in Italia, soprattutto nella forma evoluzionistica propugnata da Spencer. In Italia, il Positivismo attecchì soprattutto sull’onda del pur tardivo sviluppo industriale, che portò alla formazione di una nuova borghesia imprenditoriale: non stupisce allora se esso si affermò soprattutto negli studi di antropologia e di biologia. Cesare Lombroso, medico e antropologo, è considerato il padre della criminologia. Il suo saggio “L’uomo delinquente” rappresenta il primo tentativo di raccogliere i dati in modo sistemico. Insieme a Enrico Ferri e Raffaele Garofalo, fu uno dei grandi rappresentanti della criminologia positivista.

Di cosa parla la teoria di Lombroso?

Lombroso era convinto che fosse possibile determinare la tendenza a delinquere di una persona a partire dalle sue caratteristiche fisiche. Questo approccio lascia quindi intendere che un criminale presenta evidenti segni di inferiorità fisica e psichica. In tutti gli anni della permanenza a Torino approfondì sempre di più la ricerca dei tratti somatici degenerati (da lui definiti fisiognomici) nelle persone dei detenuti e dei criminali uccisi in conflitti con le forze dell’ordine (mediante la loro autopsia). Queste persone, secondo lui, nascono criminali e il loro comportamento è insito nelle loro caratteristiche anatomiche. Fisicamente, quindi, il delinquente è molto differente dall’”uomo normale”, in quanto dotato di anomalie e atavismi, che portano ad avere un comportamento del tutto deviante.

È chiaro, quindi, come secondo Lombroso, criminali ci si nasca e non ci si diventi. Si tratta di una patologia ereditaria, che si può risolvere soltanto in un modo: con un approccio clinico terapeutico.Nell’ultima parte della sua vita Lombroso riconosce che anche i fattori ambientali, sociali ededucativi possono portare, allo stesso modo dei fisici, alla produzione di comportamenti criminali.Il criminale, secondo Lombroso, ha quindi caratteristiche fisiche particolari:

grandi mandibole;
naso schiacciato;
zigomi sporgenti;
canini forti.

Lo studio sulle ossa del cranio, a questo proposito, è molto singolare.                                                                Cosa c’è di vero e di sbagliato nella teoria di Lombroso? Come tutte le teorie, anche quella di Lombroso può avere qualcosa di vero e di sbagliato. Lombroso è stato più volte etichettato anche come razzista in quanto, nei suoi numerosi studi, per caratteristiche anatomiche considerava la gente del sud Italia più incline alla delinquenza rispetto alle persone del nord, causando veri e propri tumulti popolari. La teoria di Lombroso, essendo senza dubbio superata e sbagliata, può avere un qualcosa di vero nel momento in cui egli considerava il contesto sociale, nonché fattori ambientali e l’educazione come possibili sfere di influenza del comportamento criminale.Completamente prive di fondamento, invece, appaiono le caratteristiche fisiche come possibili indicazioni di un soggetto criminale.


Conclusioni.

Gli studi sulle cause dei comportamenti criminali hanno attualmente un valore scientifico solamente di carattere storico, tuttavia a Lombroso va l’indiscusso merito di avere per primo impiegato i metodi della ricerca biologica per lo studio del singolo autore di reato; di aver fatto convergere l’interesse delle scienze penalistiche sulla personalità del delinquente; di aver stimolato un gran numero di ricerche sul problema della criminalità; e, infine, di aver fondato per primo una disciplina sistematica ed organica nello studio della delinquenza cosicché la criminologia come scienza si è da allora imposta come nuovo filone della cultura. Non va trascurato, inoltre, che il pensiero lombrosiano (liberato dalle tendenze maggiormente arcaiche e meno scientifiche), ha dimostrato, alla luce degli ultimi studi sulla genetica e sulle qualità psicologiche innate dell’individuo, di rappresentare un modello ancora valido e attuale. Il grande sviluppo delle neuroscienze sta riportando in auge un nuovo determinismo biologico che può essere considerato un “discendente scientifico” di quello lombrosiano. Ovviamente questo approccio “naturalistico” può essere fuorviante se viene inteso come unica fonte di conoscenza, se porta a concepire l’uomo come struttura esclusivamente biologica isolata dal suo contest ambientale.

 

PAGINE WEB CONSIGLIATE:

https://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-lombroso_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto%29/
https://www.minerva.agency/cesare-lombroso-teorie-criminologia/

LIBRI CONSIGLIATI:

Cesare Lombroso (2003) Delia Frigessi. Einaudi.
L’uomo delinquente (2013) Cesare Lombroso. Bompiani
Delitto, genio, follia (2000) Cesare Lombroso. Bollati Boringhieri

 

Alessia Tripaldi


è sociologa e cofondatrice dell’organizzazione Sineglossa. Ha lavorato per diverse case di produzione come sceneggiatrice. Questo è il suo primo romanzo.

 

 

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