I bastardi




I bastardi vanno all’inferno


Recensione di Chiara Alaia


Autore: Frédéric Dard

Traduttore: Elena Cappellini

Editore: Nero Rizzoli

Genere: Noir

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. I bastardi vanno all’inferno è tra i più noti romanzi di Frédéric Dard, storia scritta prima per il teatro, poi approdata sul grande schermo e infine divenuta romanzo. Un noir senza tempo, un’indagine impietosa sulla natura umana. Quella mattina il cielo era bianco. Un cielo che poteva invogliare gli uomini a ripartire da zero. O a farla finita una volta per tutte. Il destino, in fondo, è l’ironia della vita, sono i suoi colpi bassi. Anni Cinquanta, un luogo imprecisato nel Sud della Francia. Sono chiusi nella stessa, minuscola cella. Sono due uomini agli antipodi. Il primo è una spia, il secondo un poliziotto sotto copertura con il compito di scucire informazioni al compagno di galera. Entrambi hanno molto da nascondere e non possono sbagliare una risposta. Questo rapporto teso, nutrito dal sospetto e in bilico tra calcolo e aggressività, si complica quando Frank e Hal sentono emergere, inaspettatamente, qualcosa che somiglia a un’amicizia, un desiderio, quasi loro malgrado, di affidarsi l’uno all’altro. Nel momento in cui decidono di evadere la loro sorte sembra segnata, ma l’entrata in scena di Dora, una bionda enigmatica in cui incappano durante la fuga, cambierà tutto. Perché, rinchiusi tra quattro mura, tutti gli uomini finiscono per assomigliarsi. E una volta fuori, chi può dire quale dei due sia il poliziotto e quale la spia?

Recensione

Mi sono innamorata di Frédéric Dard dopo aver letto Il montacarichi. Ad avermi affascinata fin dal primo momento è stato il suo stile di scrittura immediato, attualissimo anche oggi, la fantasia dell’intreccio e il gusto per le atmosfere nere, che sfociano in una suspense soprattutto psicologica.

Non fa eccezione I bastardi vanno all’inferno, un noir intenso, in cui il mistero da indagare non è tanto quello da cui il romanzo prende le mosse, quanto piuttosto la natura umana. La sfaccettata, drammatica complessità delle relazioni, che Dard sa leggere con profondità e intelligenza.

La storia comincia tra le pareti di un carcere. Due uomini sono rinchiusi nella stessa cella: sappiamo dal prologo che uno è un poliziotto sotto copertura e che deve convincere l’altro ad evadere con lui, ma non sappiamo chi è chi.

Legittimo aspettarsi una risposta a questa domanda iniziale – è il mistero da risolvere – spiazzante rendersi conto che, arrivati all’ultima pagina, saperlo non ci interessa più di tanto e non fa tutta questa differenza.

Quello che conta infatti, quello che cattura il lettore, è scoprire come si svilupperà il rapporto tra idue personaggi, un rapporto che alterna conflitto e complicità, un legame che diventa pagina dopo pagina sempre più intimo. È una solidarietà umana feroce quella che Dard racconta, che fa dimenticare le premesse e ineluttabilmente conduce a un finale doloroso, come in un drammashakespeariano.

D’altra parte, non è un caso: I bastardi vanno all’inferno nasce infatti come testo teatrale, prima di essere pubblicato come romanzo e di essere adattato per il cinema da Robert Hussein. A dimostrazione che le belle storie stanno bene con qualsiasi abito.

 

Frédéric Dard


Frédéric Dard (1921-2000) è stato uno scrittore francese, famoso per i suoi numerosissimi romanzi noir, pubblicati lungo tutta la seconda metà del Novecento. La serie di libri polizieschi dedicata al commissario Sanantonio riscosse un eccezionale successo, e insieme ad altre opere dello scrittore arrivò a vendere, nel complesso, più di 290 milioni di copie. Nel 1957 Dard venne insignito del Grand prix de littérature policière, il più importante riconoscimento francese per il genere del giallo, per il suo romanzo Le Borreau pleure. Tra i suoi titoli pubblicati in Italia ricordiamo Mosca al naso per Sanà (E/O, 2013), Facce da funerale (E/O, 2015), Gli scellerati(Rizzoli, 2018) e Il montacarichi (Rizzoli, 2019).

 

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