I morti di maggio




Recensione di Laura Salvasori


Autore: Nele Neuhaus

Traduzione: Claudia Acher Marinelli

Editore: Piemme

Genere: thriller

Pagine: 592

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Germania, parco naturale del Taunus. In una grande casa adiacente a una fabbrica ormai abbandonata, viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Si tratta di Theodor Reifenrath, l’anziano responsabile dell’azienda, come stabilisce ben presto la commissaria capo Pia Sander. Nel giardino della casa, in prossimità di un canile, lei e il suo superiore Oliver von Bodenstein fanno una scoperta agghiacciante: sparse intorno a un cane, quasi morto di inedia, giacciono ossa umane. Dal suicidio della moglie Rita, avvenuto ventidue anni prima, Reifenrath conduceva una vita ritirata e in paese nessuno vuole credere che fosse un serial killer. Il medico legale riesce a identificare alcune delle vittime, stabilendo che sono state uccise nel corso degli ultimi anni. Erano tutte donne. E tutte sono scomparse una domenica di maggio, in concomitanza con il giorno della festa della mamma. Pia ne ha la certezza: l’assassino è ancora in circolazione. Sta cercando la sua prossima vittima. E maggio è alle porte.

Recensione

Non si dovrebbe iniziare una serie thriller dall’ultima uscita, lo so.

Ma non ho resistito e mi sono lanciata nella lettura. E a conti fatti, mi sento di dire che ho fatto bene!

Non ho avuto alcun problema ad orientarmi e quello che non sapevo sui trascorsi dei vari personaggi l’ho appreso strada facendo. Anche perché Piemme ha avuto la bellissima idea di presentare i protagonisti preliminarmente all’inizio della storia. Con questa premessa, tutto si è predisposto per andare nel migliore dei modi!

La serie vede protagonista Pia Sander, commissaria capo di polizia giudiziaria e il collega Oliver von Bodenstein. Entrambi esperti detective. Entrambi volitivi e determinati, spesso incompresi dai superiori ma sul cui intuito non si discute. Entrambi con storie personali complicate. Pia è anticonformista e poco attenta alla forma; Oliver è un uomo elegante e magnetico, il cui cognome, dagli accenti aristocratici, precede la sua fama.

I due protagonisti sono attorniati da una fitta corte di attendenti e subalterni, a cui si aggiungono familiari, colleghi, conoscenti. La storia è costellata di comparse, forse anche troppe. Inizialmente si rischia di perdersi un po’ tanto articolata è la trama.

La costruzione narrativa è davvero ben concepita. Ci sono due storie che scorrono parallele e che si intuisce che si intersecheranno. Ma credetemi, fino alle ultime pagine non si capisce quali siano i punti di incontro.

E poi c’è una voce narrante, quella dell’assassino, che si inserisce tra i capitoli a creare una situazione di attesa. Questo espediente trovo che sia sempre gradevole e accattivante per la storia. Mi piace molto entrare nella mente del serial killer, intuire le sue pulsioni, i suoi moventi. In questo la Neuhas mi è assai piaciuta. L’impianto narrativo, che si intuisce ben collaudato, è senza difetti.

Anche la storia non è da meno, costellata di un discreto novero di possibili colpevoli. Inevitabilmente si scommette sull’uno o per l’altro. Gli indizi sono contraddittori ed è difficile intuire il colpevole, se non alle ultime pagine. Il giallo è a tinte forti, in questa lettura! Ed è un aspetto che fa la differenza!

Insomma, avrete capito che è assai difficile trovare una pecca in questo romanzo.

Personalmente lo avrei preferito un po’ meno corposo. Specialmente all’inizio l’autrice mette molta carne al fuoco; la storia sviluppa davvero parecchi rami secondari e si è un po’ disorientati.

Comunque, in definitiva, I morti di maggio è un bel thriller in cui è facile cogliere anche interessanti spunti psicologici. I temi trattati, che non voglio (e non devo!!)  anticipare hanno catalizzato la mia attenzione.  Del resto, quando si parla di infanzia violata (dico solo questo, ok?) è impossibile non destare molteplici sentimenti nel lettore. La Neuhaus ha trattato tutto questo con maestria, conoscenza, attenzione e grande sensibilità ed è giusto che raccolga i frutti della sua fatica.

Chi mi conosce, tuttavia, noterà qualcosa di poco convincente in questa recensione, un entusiasmo non esattamente al suo apice. E’ vero. Confesso che l’unica cosa che manca, a mio avviso, è l’empatia con i personaggi.

La scintilla non è scoccata. Pia e Oliver sono riservati, perfino freddi. Avrei voluto conoscerli meglio, scendere più a fondo nella loro anima. Invece, a mio avviso, si finisce per rimanere in superficie, in una sorta di pudicizia che sfocia, purtroppo, in una mancanza di contatto intimo con i protagonisti.

Quando leggo pretendo di entrare in confidenza con i personaggi e prediligo che si instauri un dialogo intimo con loro. Ma forse, la proverbiale riservatezza teutonica è un poco colpevole di queste mie sensazioni, che, devo dire, mi dispiacciono e giungono a sporcare il mio giudizio su un libro che è invece impeccabile sotto tutti gli altri aspetti.

A parte queste ultime considerazioni, questo thriller è facile consigliare agli amanti del genere. La raccomandazione non costituirà senz’altro un passo falso.

Sicuramente questa è un’autrice da conoscere meglio e mi riprometto di riprendere i romanzi precedenti della serie.

 

 

Nele Neuhaus


vive nella regione del Taunus (che fa da sfondo alle indagini di Pia e Oliver) e scrive quasi da sempre. È la più celebre autrice di gialli in Germania e i suoi romanzi sono pubblicati in più di 30 Paesi. È stata nominata commissaria capo di polizia criminale ad honorem dal presidente della polizia dell’Assia occidentale.

 

Acquista su Amazon.it: