Il cadavere del lago




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Danilo Pennone

Editore: Newton Compton Editori

Genere: thriller

Pagine: 336 p.

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Mario Ventura, commissario sessantenne dai metodi duri, musicista fallito e con una certa propensione all’alcol, si trova ad affrontare un caso difficile. Sulle rive del lago di Albano, nei giorni di un inverno freddo e piovoso, viene ritrovato il cadavere di un giovane seminarista irlandese, Eamon McCormac, seminudo e con evidenti segni di strangolamento. Le indagini portano gli inquirenti a interessarsi al Seminario romano d’Irlanda, a Castel Gandolfo, un’istituzione che accoglie futuri ecclesiastici di nazionalità irlandese. Non ci vuole molto per scoprire che la condotta morale di McCormac era tutt’altro che irreprensibile. Il giovane seminarista frequentava infatti un giro di prostituzione. I sospetti cadono su un giovane che si prostituisce proprio nella zona di ritrovamento del cadavere e un primo esame del telefono sembra confermare la sua colpevolezza. Ma Ventura non intende chiudere il caso prima di essere venuto a capo del mistero che avvolge la vicenda. Perché la verità è molto più oscura di quello che potrebbe sembrare…

Recensione

“Lei conosce Mark Twain?” (…) “Sa cosa scrisse dopo tre mesi trascorsi alle Hawaii, sul più grande vulcano attivo della terra? ‘L’odore di zolfo è forte, ma non sgradevole per un peccatore’”.

Ventura distese la fronte, stirando le sopracciglia. Dietro gli occhiali, s’accese il suo sguardo mobilissimo. Quell’odore lo aveva sentito troppe volte per non piacergli.

Danilo Pennone firma il Il cadavere del lago e consegna un noir che trova definizione in un unico ternine: dirompente.

Ciò non vuole assolutamente dire che si possa risolvere e riassumere in una sola parola un noir così ben articolato e ricco di suggestioni mai scontate, sia nell’accezione di ovvio, banale, che nel suo significato primario di costituire l’oggetto di uno sconto, in termini di emozioni e di buonismo imperante e spesso autoassolutorio.

Non cede a queste tentazioni, non fa nessuna scelta di comodo, Pennone, ma carica di significati e di realismo l’agire del suo protagonista, il Commissario Ventura, con forza e limiti umani e veri, tali però da rendere il personaggio stesso, anch’esso dirompente.

Il Commissario Ventura, dicevamo, sessantanni disillusi, prossimo alla pensione, vedovo, anche di calore, quello stesso che ricerca tra le braccia di donne compiacenti, tra il fumo di un sigaro, in bicchieri alcolici. Nulla più da perdere, nulla da vincere, nulla in fondo da desiderare.

Come se questo non bastasse si apre, il romanzo, con il funerale della figlia, e la storia del loro rapporto e di come si sia arrivati a questa tragica fine meriterebbe un romanzo a sè.

Tutto questo, e tutte le pagine, che si dipanano sotto una pioggia semiincessante, mi ha riportato fin dall’inizio al celebre verso di Paul Verlaine, Il pleure dans mon Coeur, comme il pleut sur la ville – Piange nel mio cuore, come piove sulla città.

Ebbene, tutto sembra parlare di resa, tutto sembra puzzare di sconfitta in questa vita.

E invece, ed ecco ancora la dirompenza, tutto abbiamo di fronte tranne un uomo arreso.

Ventura è un personaggio struggente e dolente, che pure conserva in sé la forza di sorprendersi ed un insospettato e malcelato amore per la vita, per la verità.

“Lei è schiavo di un delirante senso di giustizia. Non si fida dei tribunali”..

“Non mi fido dei moralisti”.

Non ha nulla da perdere, è vero, per questo, forse, non ha nessuna difficoltà ad ammettere i propri sbagli, a liberarsi di ogni maschera.

“Monsignore, la mia è una religione contadina, molto poetica ma per niente convenzionale. Non sono qui a dirti che ho trovato la strada per Damasco. E’ che non so più con chi parlare”.

Non sa con chi parlare, a chi esporre i proprio dubbi, perché è insidiosa, lo si capisce da subito, l’indagine che tocca a Ventura.

La vittima, trovata sulla sponda del lago di Albano, morto per strangolamento, i pantaloni abbassati

Eamon McCormac. Seminarista di anni ventisei, originario di Belfast, e residente presso il Seminario Apostolico d’Irlanda, sito in Castel Gandolfo. Dai primi interrogatori, risultava che la vittima frequentasse ambienti della prostituzione maschile nella zona dei Castelli romani.

Questo caso tocca troppi poteri forti, muove troppi interessi a tacere, ad occultare, ad omettere.

Sembra risolversi il tutto in un delitto passionale, ci sono evidenze probanti in tal senso a carico di

Rocco Cannatà, di anni ventuno, conosciuto con il nome di battaglia “Rosmunda”

E già questo sarebbe un bel boccone da far mandar giù agli alti prelati del Seminario Apostolico d’Irlanda, ma Ventura non intende curarsene, e prende a gravitare nell’orbita del Convitto, conducendo anche indagini sue parallele, perché l’ esperienza gli ha insegnato ad osservare di fino, a cogliere le sfumature

(…) cucì assieme i visi incontrati in quel seminario. Giovani eleganti, puliti, ben pettinati, alcuni con una bella barba curata, altri rasati di fresco, nessuna piega nella pelle, le labbra lisce, i denti sani, ragazzi innocenti e cordiali … Capì che qualcosa era fuori posto.

Ma cosa è fuori posto?

Cosa nasconde davvero questa morte?

Cosa nascondeva la vittima negli appunti sibillini scritti a margine dei libri di studio?

Un passato di vittima di pedofilia? Oppure?

Magari davvero si tratta di un delitto di passione, ma pur se prossimo alla pensione, Ventura non si rassegnerà a nessuna ombra, a nulla di irrisolto.

Avrà ragione? Sarà saziato il suo afflato di giustizia?

Di sicuro, verrà il momento che cesserà. La pioggia.

Diede una tirata profonda, soffiando il fumo verso il cielo grigio di Roma. Non pioveva in quel momento, e la città era scompaginata ed eterna come sempre.

Danilo Pennone non si limita a confezionare e cucire una storia di grande efficacia e potenza, ma lo fa con uno stile descrittivo figlio di un talento, sicuro, maturo ed originale, fedele ad un italiano molto bello e fluente pur mutuato da una ricercatezza di termini mai stucchevole o pesante.

In particolare, sarà davvero un piacere per i lettori gustarsi la lettura delle pagine nelle quali vengono descritti personaggi partecipanti ad una cena di beneficenza al Seminario. Ventura, dal punto di osservazione privilegiato del suo volersi fare tappezzeria, rende tramite la penna dell’Autore un quadro d’insieme e dei singoli invitati, come in un moderno Bestiario.

Una grande prova questo passaggio, così come tutto il romanzo nel suo insieme, e sicuramente attesi i prossimi che verranno.

Danilo Pennone


Danilo Pennone è nato a Roma, dove vive e insegna. Ha esordito nella narrativa con il romanzo Confessioni di una mente criminale, pubblicato dalla Newton Compton, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale, per la regia di Marcello Cotugno, rappresentato al Todi Arte Festival 2009. Ha lavorato come assistente alla cattedra di Storia del cinema presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Il cadavere del lago è il suo nuovo romanzo.

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