Il delitto di Agora




Recensione di Giulia Manna


Autore: Antonio Pennacchi

Editore: Mondadori 2018

Genere: giallo, narrattiva

Pagine: 2015

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. “Io questo libro non lo volevo fare. Non avevo nessunissima intenzione di impicciarmi in questa storia.” E invece, il romanzo alla fine su carta ci è arrivato lo stesso. Ma cos’aveva di particolare “questa storia” per disturbare tanto l’autore Antonio Pennacchi, e allo stesso tempo per convincerlo a impicciarsi? Tutto inizia ad Agora, un “paesaccio” sull’Agro Pontino, che una notte di fine febbraio diventa il teatro di un cruentissimo delitto: Loredana ed Emanuele, giovani fidanzati, vengono ritrovati uccisi da centottantaquattro coltellate. A scoprire i cadaveri sono il padre e il fratellino della ragazza, insieme a Giacinto, un amico delle vittime, ovviamente le prime tre persone informate sui fatti che la polizia interroga. Presto però arriva il turno di parenti, amici e semplici conoscenti, un caleidoscopio di voci che l’autore di “Canale Mussolini” rincorre e restituisce, un coro disarticolato da cui piano piano emergono discrepanze di orari, comportamenti incongruenti, alibi poco attendibili, tutte cose che mal si combinano con l’urgenza tipica dell’essere umano di trovare sempre e comunque un colpevole… anche a costo di accanirsi su probabili innocenti. Ispirato a fatti realmente accaduti ma rielaborati con le armi della scrittura e dell’invenzione letteraria.

Recensione

“Questo sì che è un pasticciaccio”.

Una notte di un freddo fine febbraio del 1996, all’interno di un’abitazione di Agora vengono trovati uccisi due fidanzati. Emanuele Ferrero, di 23 anni, accoltellato ben 60 volte mentre si trovava in bagno. Loredana Proietti, di 17 anni, colpita da 124 coltellate in camera. In tutto ben 184 coltellate hanno tolto la vita a due giovani senza un motivo apparente. Così, i carabinieri sono costretti ad interrogare tutto il paese per cercare di ricostruire gli eventi e dare un colpevole a questo terribile delitto. Tra verbali, voci, interrogatori, bugie e discordanze, senza accorgersene si arriva all’ultima pagina.

E’ un giallo davvero molto particolare. Antonio Pennacchi riprende la storia di un omicidio realmente accaduto che ha ispirato uno dei suoi primi libri, “Una nuvola rossa” (Donzelli 1998), “scritto di corsa” quando faceva ancora l’operaio e la stravolge, non solo nel finale, ricavandone uno totalmente diverso.

Come dice fin da subito, questo libro non lo voleva nemmeno scrivere.

Fu il suo editore di allora, Carmine Donzelli, impressionato dal vero caso accaduto solo pochi mesi prima, a presentarsi a casa sua con gli atti delle deposizioni e verbali giudiziari. Furono le formule di rito e la letterarietà dei verbali ad ispirarlo. Li lavorò, reinventò ed arrivò a realizzare “Una nuvola rossa”.

Questo libro però, nonostante la pubblicazione, gli aveva lasciato quella sensazione di lavoro non ultimato. Non era convinto di aver dato a tutto quel garbuglio il giusto significato e vent’anni dopo trova la soluzione.

Così, nasce “Il delitto di Agora” dove sembra di essere presenti in prima persona nella caserma dei carabinieri a raccogliere le deposizioni della gente di paese ed a redigere verbali.

Grazie allo stile inconfondibile del Pennacchi, ha il sapore di barzelletta.

Inoltre, Antonio Pennacchi dice di non essere un giallista ed infatti, l’attenzione non è sull’omicidio come erroneamente si potrebbe pensare, ma sulla forma e sulla natura umana.

Mi sento il dovere di aggiungere una precisazione. “Una nuvola rossa” fu bocciata da alcuni editori prima di essere pubblicata da Donzelli, perché l’autore quando racconta si ferma a puntigliare ed a spiegare cosa dice questo o quell’altro. Sembra saccenza, ma è stile. Così, lo fa anche in questo suo ultimo libro.

Non sarebbe stato coerente con i suoi principi se non lo avesse fatto e, sinceramente, è una delle cose che mi piace di più.

Antonio Pennacchi


Operaio in fabbrica a turni di notte fino a cinquant’anni, ha pubblicato tre romanzi con Donzelli: Mammut (1994), Palude (1995) e Una nuvola rossa (1998). Per Mondadori ha pubblicato Il fasciocomunista (2003, premio Napoli) da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico e Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni (2006). È autore anche di Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (Laterza 2008).  Nel 2010 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Canale Mussolini edito da Mondadori, che nel 2011 ha ripubblicato anche il suo romanzo d’esordio, Mammut. Sempre per Mondadori esce nel 2015 Canale Mussolini. Parte seconda.
Collabora a «Limes»; suoi scritti sono apparsi su «Nuovi Argomenti», «Micromega» e «La Nouvelle Revue ».

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