Il libraio di Venezia




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Giovanni Montanaro

Editore: Feltrinelli

Genere: narrativa

Pagine: 138

Pubblicazione: 12 novembre 2020

Sinossi. In campo San Giacomo, a Venezia, c’è la Moby Dick, una libreria di quelle “che ti sorprende che esistano ancora, anche se ci sono in ogni città, tenaci come guerrigliere, eleganti come principesse”. Il suo libraio si chiama Vittorio, ha passato i quarant’anni, vive per i suoi libri, combatte per continuare a venderli. Un giorno incontra Sofia, gli occhi chiari e le risposte svelte, che prende l’abitudine di andare a trovarlo. Il 12 novembre 2019, però, 187 centimetri di acqua alta eccezionale inondano le case, i negozi, sommergono gli scaffali di Vittorio. Le pagine annegano, e “campo San Giacomo è pieno di libri perduti, e pare che tutto sia perduto”. Giovanni Montanaro, che ha vissuto in prima persona i giorni tragici dell’inondazione, li racconta in un modo lontano dalle cronache che hanno commosso il mondo. Racconta l’angoscia dell’acqua che sale, che distrugge, ma mostra anche un’altra Venezia, i giovani, i cittadini che reagiscono, l’allegria nata in mezzo allo sfacelo, fatta della capacità di aiutarsi, di rinascere. Personaggi, emozioni, colpi di scena il cui cuore è Venezia, sono i librai, è l’amore per i libri e l’amore che nasce grazie ai libri, è la tenacia di salvare le cose più care, a ogni costo. Un racconto che, a distanza di un anno dall’acqua alta, non rappresenta più soltanto Venezia ma diventa il simbolo di ogni improvvisa, tragica emergenza e di ogni faticosa rinascita.

Recensione


È il 12 novembre 2019, martedì, una notte lunghissima, che a Venezia non dimenticheremo mai. Quel giorno si sono messi d’accordo in quattro per far succedere l’apocalisse: il picco della mareail medio mare più alto del solito, lo Scirocco e un ciclone con vento a più di 100 km/h. Ed ecco che Venezia è andata tutta sotto. Come nel ’66. Nessuno se l’aspettava una cosa così.

Col passare delle ore le previsioni hanno continuato ad aggiungere centimetri su centimetri e le sirene a suonare il codice rosso, una notte di vento, sirene e acqua, tanta acqua.

Quaranta centimetri in più del previsto. Non 145, ma 187. Quaranta centimetri in più cambiano tutto, travolgono letti, inondano vestiti, spazzano fogli, distruggono provviste, sporcano materassi, e poi calzini, telefoni, gioielli, bicchieri, piatti, stoviglie, libri, centinaia di libri, e adesso non si può fare niente, non si può reagire, non c’è più tempo né spazio per mettere le cose in salvo, solo stare a guardare, piangere all’inesorabile bagnarsi, lerciarsi, disfarsi.” Pag. 44

Uno sfacelo di cose, che galleggiano, che affondano, che si disfano, e lasciano senza fiato.

Non è solo acqua, quella di Venezia, è acqua e sale e sporco e fogne, c’è tutto a Venezia, quello che convive con l’acqua ogni giorno e ogni notte da secoli.

I veneziani sono abituati, i magazzini dei commercianti hanno la merce sempre almeno uno scaffale più su (anche mio nonno l’aveva), e ad ogni “acqua granda” i più bassi sul livello del mare fanno la conta dei danni. Ma si sono ingegnati, non subiscono senza provare a difendersi: una paratia, una mensola in più, le cose spostate se la previsione è funesta.

Ma stavolta non c’è stata previsione che abbia previsto tutto questo.

Giovanni Montanaro ce lo racconta cosa è successo quella notte e i giorni successivi, attraverso gli occhi di Rosalba, l’anziana signora che osserva tutto dalla finestra, perché le sue ginocchia non le permettono di scendere le scale.
Attraverso la storia di Vittorio, il libraio di Campo San Giacomo dall’Orio
 e la sua Moby Dick, piccola libreria indipendente come le tante che punteggiano Venezia, i cui nomi e storie si trovano alla fine del romanzo.

Una mappa di puntini che parlano di carta, inchiostro, storia, Venezia, ricordi e molto altro. Una trentina di pagine preziose quanto il romanzo che le precede, che fanno venire subito voglia di prendere un treno, andare lì e perdersi nelle calli alla loro ricerca.

Sotto gli occhi di Rosalba si dipanano le vite del libraio Vittorio, del cinese Chung e il suo bar (che però fa dei toast che neanche un italiano…), del ragazzo del Bangladesh che ha rilevato l’edicola, della pizzaiola, dei ragazzi che giocano in campo. E poi c’è Sofia…così giovane che Vittorio non crede possa interessarsi a lui, che quella notte si metterà in viaggio come un naufrago nel mare senza però riuscire ad arrivare alla libreria, tanta è la forza dell’acqua e del vento, mettendosi addirittura in pericolo.

Montanaro descrive ogni cosa minuto per minuto, come una radiocronaca, dove l’ansia sale col salire dell’acqua, e gli uomini si dibattono come pesci sbattuti dalla marea mentre cercano di salvare il salvabile, e a volte nemmeno quello.

Ma c’è anche un’altra storia nella storia, il rovescio stavolta dritto della medaglia: la solidarietà. I veneziani si aiutano fra loro, vicini che non si conoscevano e si parlano, centinaia di ragazzi e di sconosciuti che arrivano anche dalla terraferma ad aiutare Venezia a ritirarsi su: “Venice calls” e il mondo risponde. Facebook diventa il punto di incontro per organizzare gli aiuti, per scrivere cosa serve, come è successo anche a noi in Riviera del Brenta col tornado. La città brulica di giovani armati di guanti e sacchi della spazzatura. Venezia risorge.

E Vittorio che fa?

Ha perso una montagna di libri, la libreria è uno sfacelo, e il dottor Gherardi vuole quasi il doppio dell’affitto di prima… ma non tutto è perduto.

Per saperlo bisogna leggerlo, Il libraio di Venezia, e sentirlo il profumo della carta e l’odore delle calli e dell’acqua cattiva di quella notte. E sentirne tutta la poesia.

E quello che vorrei dirti di più bello ancora non te l’ho detto. E’ vero che ho quarant’anni e tu venti, ma non mi pare un buon motivo per non farti un regalo.

Non lo so cosa ci accadrà, Sofia. Non può saperlo nessuno. Non mi importa. MI importa solo quando entri in libreria, mi importa quando mi chiedi i libri”. Pag. 76

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Giovanni Montanaro


è scrittore e avvocato. Nel 2005 ha scritto per il teatro il dramma Arriva sempre la stessa lettera da Vienna. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2007, La croce Honninfjord (Marsilio), vincitore di numerosi premi tra cui il Vittorini Opera Prima, segnalato nel 2006 alla XIX edizione del Premio Italo Calvino. Nel 2008 è stato selezionato per il progetto Scritture Giovani del Festivaletteratura di Mantova. Nel 2009 ha pubblicato il secondo romanzo, Le conseguenze (Marsilio). Nel frattempo, ha scritto per il teatro, nonché racconti (tra cui La brutta estate per «Nuovi Argomenti») e collabora con riviste e giornali scrivendo racconti, recensioni e commenti. Nel marzo 2012 è uscito, per Feltrinelli, il suo terzo romanzo, Tutti i colori del mondo, storia di come Van Gogh è diventato pittore, che è stato finalista al Premio Campiello. Ha poi scritto Tommaso sa le stelle (2014, Feltrinelli), Guardami negli occhi (2017, Feltrinelli) e Le ultime lezioni (2019, Feltrinelli)

 

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