IL movente della vittima




A cura di Loredana Gasparri


Autore: Giuseppe Di Piazza

Editore: HarperCollins Italia

Pagine: 288

Genere: thriller

Data uscita: 14 marzo 2019

Sinossi. Autunno 1984. È appena scesa la sera nella suite 224 del Grand Hotel Aziz di Palermo. Come ogni giorno l’avvocato Prestia, che lì risiede da oltre vent’anni senza mai uscire, dopo la cena si è regalato la sua consueta partita a carte con Minico, il suo cameriere personale. Una bella partita, combattuta fino all’ultimo. Improvvisamente risuona uno sparo. Tutti accorrono nella camera d’albergo. Le carte sparpagliate ovunque, l’avvocato riverso sulla sua poltrona di velluto, morto. A ucciderlo è stato proprio Minico, che ancora stringe in mano la pistola. Eppure, incredibilmente, il cameriere non fugge. Si fa arrestare e rimane in silenzio. E in silenzio rimane anche di fronte alla polizia, ripetendo senza sosta solo le sue generalità. La notizia arriva presto alla redazione del giornale dove lavora Leo Salinas, detto Occhi di sonno. Leo salta in sella alla sua Vespa e accorre subito, ma le informazioni sono poche. Ma il giovane giornalista non si arrende, gli occhi del killer sono quelli di un giovane ragazzo come lui. Un ragazzo che ama la vita, l’amore, le donne (forse troppo), il mare e la libertà, non la morte e il sangue. C’è qualcosa sotto e solo Leo è in grado di capire cosa. Dopo “Malanottata”, Giuseppe Di Piazza ci regala una nuova avventura di Leo Salinas, cronista di nera. Un delitto inspiegabile, un hotel in cui si nascondono torbidi segreti, un’ambientazione unica, disperata, violenta.

Palermo suggestioni e leggende

Immergendosi nelle atmosfere evocate da alcune delle leggende più conosciute e famose della tradizione siciliana, soprattutto a Palermo, vengono fuori due filoni importanti: le donne e la crudeltà inflessibile, quasi vendicativa, con cui gli uomini raddrizzano i torti, facendo giustizia. Sto pensando alle leggende sulla baronessa di Carini, il martirio di Sant’Agata, lo sbirro Matteo Lo Vecchio. 
Quanto di questa tradizione dai toni forti e che accetta pochi compromessi, è passata nei suoi libri, nei suoi personaggi?”

Mi piace evocare una sorta di codice crudele, nei rapporti che descrivo. Ho letto moltissimi verbali di pentiti, ho introiettato il loro modo di pensare, e mi è stato utile per capire i processi mentali che devono avere i miei personaggi. Mi piace in ogni caso che siano i non-eroi a fare giustizia. E la giustizia può nascondersi in atti apparentemente ingiusti.

Giuseppe Di Piazza


Responsabile dell’edizione romana del Corriere della Sera, è stato a capo di Sette, Corriere della Sera Magazine e Max. Comincia la carriera giornalistica nel 1979 a L’Ora di Palermo. Dal 1986 al 2000 è al Messaggero. Qui è capocronista, editorialista, caporedattore centrale. Dalla fine del 2000 approda a Milano, in Rcs. Ha pubblicato quattro romanzi e fatto diverse mostre fotografiche. Malanottata ha vinto il Premio Cortina d’Ampezzo 2018.

 

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