Recensione di Valeria Martellotti
Autore: Anne Holt
Traduttore: Margherita Podestà Heir
Editore: Einaudi
Genere: Thriller
Pagine: 336
Anno pubblicazione: 2017
Oslo, 22 luglio 2011.
La città è in stato di allarme totale a causa dei terribili attentati che hanno colpito il paese.
Le forze di polizia sono allertate e impegnate totalmente nella caccia ai terroristi e nella conta di morti e feriti.
E’ un venerdì pomeriggio particolare quello in cui il poliziotto neodiplomato Henrik Holme viene inviato a Villa Mohr.
Il caso è semplice.
In seguito ad un banale ma tragico incidente domestico Sander, giovanissimo figlio di Ellen e Jon Mohr ha perso la vita.
Sul posto si trova anche Johanne Vik, psicologa e criminologa, amica di lunga data di Ellen e Jon, che si era recata alla villa per aiutare nei preparativi di una festa.
Holme non è sicuro che si tratti di un incidente.
Sander è sempre stato un bambino molto vivace ma nei suoi otto anni di vita ha accumulato troppe ferite da incidenti domestici. Alla luce di quanto accaduto non è possibile ignorare il suo passato.
Nonostante sia privo di esperienza, essendosi diplomato all’accademia di polizia da poche settimane, il giovane poliziotto è dotato di tenacia, intuito e di un buon metodo.
Si butta sul caso con serietà ed impegno riuscendo a coinvolgere Johanna Vik in una indagine delicata e dai mille risvolti.
“Il presagio” è il quinto ed ultimo romanzo della serie di Johanne Vik e Yngvar Stubo creata da Anne Holte nel 2001.
Al primo libro “Quello che ti meriti” sono seguiti altri tre titoli di grande successo come “Non deve accadere” 2004, “La porta chiusa” 2006 e “La paura” 2009.
Il romanzo è uno dei più particolari e toccanti mai creati dall’autrice norvegese, sia per l’argomento che tratta sia per il particolare momento della storia norvegese in cui si svolge l’indagine.
Il 22 luglio 2001 il terrorista di estrema destra Anders Behring Breivik colpì in due differenti momenti la nazione norvegese, prima con una autobomba nel centro della capitale, uccidendo otto persone, quindi, due ore dopo, raggiunse l’isola di Utoya, dove era in corso un campus del partito laburista, sterminando 69 giovani.
Il terrore e lo sconcerto per gli attentati appena avvenuti pesa su tutto il romanzo, facendo da sfondo alla storia e gettando sui protagonisti un ombra di angoscia e impotenza.
Allo stesso tempo l’autrice è bravissima a distogliere l’attenzione dall’immane tragedia nazionale per fissarla su un altro tragico avvenimento, la morte di un bambino, avvenuta in circostanze che potrebbero destare sospetti, e che rischia di passare in secondo piano.
La polizia infatti non può assegnare più di tante risorse al caso e la morte di Sander rischia di venire liquidata senza la dovuta attenzione.
La scrittura della Holt, maestra del thriller scandinavo, si conferma incisiva e scorrevole, mai banale, e, unitamente al tema di grande attualità, rende questo thriller molto godibile, al pari degli alti suoi libri che ho letto.
I risvolti psicologici dei personaggi sono molto ben analizzati e verosimili, le vicende familiari di Johanne Vik e di Yngvar Stubo si intrecciano con le indagini dando ai due poliziotti un tratto umano e vicino al lettore.
La storia ti prende, tanto che nel finale, si potrebbe avere l’impressione che l’autrice sia stata un po’ sbrigativa. La risoluzione del caso infatti rimane sottintesa ma, nonostante ciò, vi assicuro che il finale non lascia indifferenti.