Il punto di vista di Dio




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autori: Antonio PaolacciPaola Ronco

Editore: Piemme

Genere: giallo

Anno edizione: 2020

Pagine: 352 p.

Sinossi. Paola Ronco e Antonio Paolacci ci conducono al cuore di Genova con un’indagine che appassiona il lettore come i migliori gialli classici, senza mai perdere di vista la vita vera, i conflitti e le tensioni sociali, i drammi personali che toccano da vicino ognuno di noi. È una domenica mattina qualunque, in una piccola chiesa del centro storico di Genova. Mentre i fedeli, quasi tutti ultrasettantenni, si dispongono su due file per la comunione, il professor Sergio Bruzzone si fa largo e guadagna il primo posto con malagrazia; pochi minuti dopo aver preso l’ostia, l’uomo si accascia a terra, ed esala il suo ultimo respiro. I segni sono quelli di un avvelenamento e il panico coglie subito tutti i presenti. Appena arrivato sul posto, il vicequestore aggiunto Paolo Nigra capisce che il caso gli darà del filo da torcere. La vittima faceva parte di un gruppo di lettori appassionati di polizieschi, con cui aveva antichi legami di amicizia, e il delitto si presenta talmente macchinoso da far pensare a un omicidio ispirato a un classico giallo d’altri tempi. Ogni sospettato ha una propria teoria, che accusa gli altri appartenenti al gruppo; ognuno di loro potrebbe essere un assassino. L’amicizia non è che un groviglio di contraddizioni. E il tutto si complica, quando i media cominciano a ipotizzare che qualcuno avveleni le ostie per colpire i fedeli. Mentre il coming out del suo compagno Rocco – ormai diventato un attore popolarissimo – si fa sempre più complicato, Nigra dovrà cercare la verità, affiancato dalla sua bizzarra squadra, scavando nei segreti e nelle menzogne di tranquilli pensionati, tra insidie, pregiudizi e avventate forzature mediatiche.

Recensione

E dove finisce il mondo reale, Nigra?

Dove comincia la narrazione, in una realtà dove tutti i personaggi sono talmente pervasi dalle storie e da un immaginario fasullo, da non saper più distinguere un omicidio reale da uno escogitato per gioco?” 

Vola come una farfalla, pungi come un’ape: come calza bene questa celebre frase  di  Muhammad Alì,  così potente ed evocativa, per raccontare l’impatto che queste pagine lasciano a fine lettura.

Per associazione di pensiero, mi viene anche spontaneo riflettere come il Ti‘ Punch, contrazione del francese Petit Ponch , il cocktail a base di rum agricole così amato da Nigra, significhi alla lettera piccolo pugno. Quei colpi fulminei  che sanno scuotere senza stordire, perché il loro scopo non è abbattere, bensì ingenerare uno stato di allerta a garantire, qui, prontezza di pensiero e lucidità di visione.

Già , perché “Il punto di vista di Dio”,

Ma, come quasi sempre succede con le cose che sembrano insensate, per capirle basta ribaltare il punto di vista.”

seconda prova a quattro mani per gli autori Paolacci e Ronco e seconda indagine per il vice questore aggiunto Paolo Nigra, è un romanzo di rara eleganza e di deflagrante potenza.

Un romanzo intelligente e graffiante, scritto da due penne sublimi, moderne e incisive, concertato divinamente e pensato altrettanto. La storia si articola e si lascia percorrere secondo diverse chiavi di lettura, nutrendo e appagando lo spirito critico, più che mai necessario nel nostro contemporaneo, la passione per la  verveironica e l’arguzia del giallo, la sensibile e profonda analisi psicologica dei personaggi, protagonisti e co.

Un romanzo che racconta di Genova, fotografandola oggi, non icona ma immaginifica vita vera,  e mi ricorda perché amo così tanto questa città  crogiuolo, gricia, porceddu, pesto, contraddittoria e aggregante

(…) lo stacco tra due luoghi tanto diversi della stessa cIttàgli dava conforto, e in qualche modo confuso gli ricordava se stesso.

Odorosa, sulfurea, arcana e schietta

Percorse i caruggi sconnessi, la Maddalena e i Macelli di Soziglia, catturato come sempre dalle vetrine variopinte dei fruttivendoli e delle gastronomie, dai panni stesi alle finestre (…). In pochi metri i suoi occhi videro polpette di baccalà, acciughe salate, un bar polveroso, le creme rosate di un’erboristeria, pesche succose, enormi cocomeri, basilico, ciuffi di menta, vassoi di zighinì. Camminò con il naso  per aria, aspirando i primi soffritti e gli intingoli speziati dalle case, l’aroma di muffa di alcuni palazzi e l’afrore delle perscherie; poi imboccò deciso il bailamme di piazza Banchi per tornare a casa.

Casa.

Si potrebbe osservare, facile per una genovese ritrovarsi in queste vie, forse.

Ma quanto più difficile per un autore raccontare  casa a chi vi abita, a chi la respira ogni giorno?

Una scommessa vinta questa, dagli autori.

Così come quella di ricreare le atmosfere del giallo classico, se vogliamo non nei presupposti e nel milieu, del tutto odierno, quanto nel denouement, così squisitamente Poirotiano e visivamente Colombiano, nell’accezione dell’amatissimo Tenente, che vede tutti i sospettati riuniti e il colpevole tra loro, infine svelato.

Nigra, in quei momenti, si sentiva sempre come se stesse riportando alla luce uno scheletro antico e pericolosamente fragile. Gli pareva che, se qualche collega avesse anche solo respirato su quelle ossa esili, sarebbero potute andare in polvere in meno di un secondo.

Così come svelati sono gli altarini del pregiudizio, del face off tra l’essere e l’apparire

Non è per l’ostia avvelenata e i romanzi gialli. Il vero problema è proprio che abbiamo a che fare con persone in apparenza normalissime, gente che quando la vedi ti fai un’idea precisa, che pare molto solida ma non lo è.”

dell’amore di cui l’innamoramento è solo l’inizio.

La malìa, poi, dei caratteri.  Soffermarsi a notare come gli autori riescano a definire i protagonisti attraverso i loro pensieri, le loro riflessioni, il loro applicarle, la loro gestualità concreta, incanta.

Figure fatte di parole, ma che alle parole danno corpo e coerenza rendendole fatti.

Un diamante – la storia – nel pane – la sostanza della vita,

(Khorakhané (A forza di essere vento) Fabrizio De André)

Lo sconfinato talento, la verità dell’arte, la caratura di Antonio Paolacci e Paola Ronco.

 

 

Antonio Paolacci e Paola Ronco


Antonio Paolacci (1974) è nato nel basso Cilento per poi trasferirsi a Genova. È scrittore ed editor dal 2007. Ha pubblicato Flemma (Perdisa Pop, 2007), Salto d’ottava (Perdisa Pop, 2010), Accelerazione di gravità (SenzaPatria, 2010), Tanatosi (Perdisa Pop, 2012), Piano americano (Morellini Editore, 2018) e svariati racconti e articoli in antologie collettive e riviste. Ha condotto alcuni studi di psicoanalisi del cinema considerati in ambito accademico i più approfonditi sull’argomento. È stato il direttore editoriale del marchio “Perdisa Pop” dal 2011 al 2014. È l’ideatore di “Progetto Santiago”, il primo progetto editoriale italiano interamente gestito da un gruppo di scrittori, artisti e professionisti indipendenti. Nel 2019 pubblica il primo romanzo scritto a quattro mani con la compagna Paola Ronco Nuvole Barocche (Piemme). Paola Ronco Scrittrice con diverse pubblicazioni alle spalle, nel 2019 è autrice del suo primo libro a quattro mani Nuvole Barocche (Piemme), scritto con il compagno Antonio Paolacci.