Il ritorno del marinero




Recensione di Elvio Mac


Autore: Emilio Martini

Editore: Corbaccio

Genere: Giallo

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Lungariva, Liguria, un nuvoloso pomeriggio di novembre: a bordo di una barca a vela viene trovato il cadavere di Sebastian Scettro, detto il Marinero: tre proiettili gli hanno spaccato il cuore. Appartenente a una facoltosa famiglia, il Marinero se n’era andato per mare nove anni prima su un piccolo sloop nordico, facendo perdere le sue tracce. Chi, o che cosa, l’ha riportato a casa, concedendogli solo poche ore prima dell’incontro con la morte? Di certo, come può constatare Gigi Berté, Sebastian non aveva lasciato un buon ricordo: con i fratelli i rapporti erano pessimi, frequentava pregiudicati e spacciatori, e aveva persino ricevuto una denuncia per stupro. A quanto pare, solo l’anziana nonna non aveva mai smesso di volergli bene e di aspettare il suo ritorno. Un caso complicato per il commissario aspirante scrittore, che lo porta ad affrontare, con la bravura di sempre e con rinnovato sconcerto, l’uccisione di un uomo. E se da una parte vorrebbe «fuggire» a Milano dove l’attende un’allettante offerta in questura, dall’altra la Marzia e la sua squadra a cui è sempre più affezionato lo tengono legato a questo strano paesino che da fuori sembra un’isola felice ma che, come ogni altro luogo nasconde il seme del male.

Recensione

È una fase della vita particolare per il vicequestore aggiunto Gigi Berté. I problemi che deve affrontare non sono altro che scelte da fare, spesso però l’incertezza è un ostacolo insuperabile che rende immobili. L’attesa di eventi di fronte ai quali si è impotenti, diviene l’unico modo per indurre una scelta. In questo nuovo episodio con il vicequestore, a fargli compagnia c’è sempre lei, la sua coscienza, che lui chiama la Bastarda; sarà la coprotagonista visto che si farà sentire spesso con un’ironia che brilla. Gli insulti tra i due sono irriverenti e divertenti.

È proprio questa presenza potente che ha cambiato non poco Berté: sembra meno spigoloso, più riflessivo ma anche distratto per quello che gli sta accadendo sia in ambito lavorativo che affettivo; è meno intuitivo, sembra sempre sul limite dell’errore. Quando la vita ci mette all’angolo è impossibile rimanere lucidi. Fortunatamente c’è la Marzia, una donna che infonde una sicurezza enorme, anche quando è lei stessa a essere in difficoltà.

Potrà fare a meno di questo conforto conquistato, il vicequestore?

Personalmente preferisco Gigi quando è più scorbutico e impenetrabile, ma la sua evoluzione caratteriale non sappiamo dove sfocerà.

L’ambientazione a Lungariva è sempre piacevole: in questo piccolo paese che non esiste, in Liguria, la vita sembra scorrere lieve e spensierata; invece le famiglie e i rapporti tra le persone nascondono sempre qualcosa. Mostrare solo la facciata migliore è il modo quasi perfetto per nascondere i problemi.

Gli argomenti trattati, oltre alla fase introspettiva del protagonista, sono gli stereotipi imposti dalla famiglia, il come da alcune persone non possano mai essere accettati, come alcuni non riescano nemmeno ad arrivare a un compromesso e per tale motivi si logorino rapporti, nascano rancori e invidie che provocano lo strappo definitivo con un distacco dalle proprie radici.

Elena e Michela Martignoni ormai non sbagliano un colpo, con il consolidato protagonista Berté che, come sappiamo, ha la passione della scrittura; infatti, quando è ispirato, si cimenta nel romanzare le sue idee, spesso scaturite dal caso nel quale si è appena immerso.

Questi brevi racconti sono inseriti dalle sorelle autrici tra le pagine del libro; in questo caso, invece, sono posti dopo la fine. Una scelta che ho condiviso perché lascia il lettore concentrato sulla storia principale con, dopo, la possibilità di valutare se nella testa di Berté scrittore, sono nate ispirazioni da quello che ha appena vissuto.

Ci si affeziona sempre a personaggi così. Non è un giallo crudo e feroce, ma scava nell’anima con quei tormenti che ci riguardano sempre un po’, il dolore, l’invidia, la rabbia.

A cura di Elvio Mac

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Emilio Martini


Emilio Martini: dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore aggiunto in carne e… coda brizzolata, che opera in un commissariato italiano. Anche dietro il nome Emilio Martini si cela qualcuno in carne e… penna: due sorelle scrittrici, Elena e Michela Martignoni, che conoscono bene il commissario, sono milanesi e frequentano da anni la Liguria. Insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora e Il duca che non poteva amare e i gialli con protagonista il commissario Berté La regina del catrame, Farfalla nera, Chiodo fisso (ora anche in edizione TEA in un unico volume), Doppio delitto al Grand Hotel Miramare, Il mistero della gazza ladra e Invito a Capri con delitto, oltre alle raccolte I racconti neri del commissario Berté e Talent Show.

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