Il venditore di rose




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Dario Sardelli

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi. Stile libero big

Anno edizione: 2021

Pagine: 234 p., Brossura

Sinossi. Piersanti Spina, vicequestore a Tor Pignattara, non sente il freddo, non sente il caldo, non sente nemmeno i pugni e le ferite. La sua è una malattia, eppure ci sono colleghi che lo invidiano, altri che lo guardano con sospetto, altri ancora che trovano la cosa divertente. In ogni caso, fra i poliziotti è una leggenda. «L’arcata dell’acquedotto dove fino al mattino prima c’era il cadavere era ancora delimitata dai nastri della Scientifica, ma tutto intorno la vita aveva ripreso a scorrere regolarmente: qua e là sbucavano i primi bambini vestiti da carnevale. Principi azzurri con gli occhi a mandorla rincorrevano piccole Biancaneve nere in una nuvola di coriandoli. Piersanti osservava la scena restando al margine della strada e pensava che qualcuno, molto verosimilmente alla guida di un pulmino, si era fermato poco piú di ventiquattr’ore prima là dove l’acquedotto si faceva prossimo all’asfalto, aveva scaricato il cadavere e si era dileguato nel nulla; coprire il corpo con il cartone di un ammorbidente era stato il suo unico gesto di pietà.» È la notte di San Valentino quando in un parco della periferia capitolina viene scoperto il cadavere martoriato di un venditore di rose bengalese. Qualcuno ha infierito su di lui con un’arma affilata. Cosa si prova a essere pugnalati? A Piersanti Spina la domanda viene in mente quasi subito. E non è strano, perché, se fosse accaduto a lui, non se ne sarebbe nemmeno accorto, a causa di un’insensibilità congenita che gli impedisce di percepire il dolore. Roba che di tanto in tanto lo fa sembrare un superuomo, e spesso lo mette nei guai. Perfino la sua squadra, gente bizzarra a essere sinceri, pare indecisa fra il timore e l’ammirazione nei suoi confronti. Ma quello che molti credono un dono per Piersanti è un incubo: è sempre «sotto anestesia» e, ironia della sorte, ha una compagna anestesista. Lui, però, ha imparato a convivere con il suo problema, e come investigatore ha talento. Non è il tipo che si spaventa per le minacce, da qualunque parte arrivino, in piú sa muoversi tra le ombre di una borgata, fra le piú romane di Roma, dove ciò che pare impossibile diventa probabile. Anche chi ha ucciso il venditore di rose avrà modo di rendersene conto.

Recensione

 (…) Un ragazzo bello come il sole, spiritoso. Un’intelligenza fuori dal comune. Tuto questo, tradotto nella vostra lingua, diventa soltanto ‘il venditore di rose’.

Mi dispiace, – rispose Spina.“

Lei scrollò le spalle.

Non ce l’ho con lei. Capita anche a me con il mio lavoro a Londra. Dico: “Sto lavorando al caso della maestra scomparsa” o “il tossicodipendente ucciso l’altra sera”. Però, ecco … quando stai dall’altra parte è diverso. Ti chiedi: come è possibile che una vita intera si riduca a quattro parole?

I fiori più belli, non ci sono dubbi, sono quelli freschi. E freschezza è la prima nota che avvolge il lettore che si accosti a “Il venditore di rose”, opera prima, e ottimamente riuscita, di Dario Sardelli, autore sul quale i tipi di Einaudi hanno fatto bene a puntare, perché non solo promette davvero bene, ma già in queste pagine mantiene ogni più rosea, resto in tema, premessa e, appunto, promessa.

Freschezza, si diceva. E già. Stilistica, narrativa, moderna nel passo e originale nella definizione del personaggio principale, Piersanti Spina, vice questore in quel di Tor Pigna, ironico, autoironico ed acuto, umano e umanamente insicuro, a dispetto di una caratteristica che ad occhi esterni, gli viene pure invidiata, superficialmente idealizzata come tratto distintivo dei supereroi,  ovvero l’insensibilità al dolore.

Ma nel caso di Piersanti nessuna criptonite o annessi ammenniccoli. Bensì una malattia congenita e irrisolvilbile, che gli provoca non pochi e vitali condizionamenti e limiti. Nomen omen, nessuna rosa infatti è priva … di Spina…e così è come se nel vice questore ideato da Sardelli convivessero  le due figure cinematograficamente raccontate da M. Night Shyamalan  in  ‘Unbreakable’, l’estremamente fragile a cui corrisponde l’indistruttibile.

Ma qui nulla è fantascienza.

Il venditore di rose” oltre a spandere freschezza, infonde realtà e realismo, attraverso pennellate che scavano e restituìscono profondità.

Il romanzo affonda le radici nella multietnicita’ odierna delle nostre città, nel lavoro sommerso o emerso malamente,  ma anche nella possibilità di riscatto, nella fallibilità così come nel sapersi correggere, nei sentimenti soffusi e sussurrati e nelle passioni che ci animano e che sono anima.

Affiancato da una coralità di comprimari colorati e perfettamente armonici,  pur ciascuno con le proprie peculiarità, armati  di pistola ma anche di quel sorriso  che salva, spiazza, risolve e assolve, la sua squadra,  Spina verrà  a capo del delitto da cui muove la storia, secondo i dettami di un’indagine accurata che riserverà ben più di un colpo di scena,  e che si tiene in ogni passaggio fino al denouement finale che saprà cogliere di sorpresa anche il lettore più sgamato.

È l’amore, Piersanti?

Beh, la rosa è simbolo d’amore e passione per eccellenza … ma attenzione,  stiamo imparando a capire che se si tratta di Dario Sardelli, nulla è d’emblée scontato … tantomeno che l’uno e l’altra siano ispirati entrambi dalla stessa persona….  

 

Dario Sardelli 


Dario Sardelli (1985), nato in Puglia, vive a Roma dove lavora come sceneggiatore e autore televisivo. Ha collaborato ad alcuni dei piú importanti programmi di intrattenimento e satira degli ultimi anni. Il venditore di rose è il suo primo romanzo.

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