Intervista a a Lorella De Bon e Patrizio Pacioni




A tu per tu con l’autore


 

Monteselva, la città dove avete ambientato molti gialli, è un luogo immaginario. Qual è il motivo di questa scelta? C’è una città reale che la ricorda?

Patrizio: Per ciò che riguarda le location, ci sono due alternative, per risultare e apparire onesti e leali nello svolgimento del lavoro di scrittore: ambientare le storie in luoghi che si sono realmente visitati e profondamente vissuti o inventare una location di fantasia nella quale introdurre gli “affezionati lettori” libro dopo libro. Per le indagini del commissario Cardona (e non solo per quelle, a volte) ho scelto la seconda strada. Quanto a Monteselva, non può rassomigliare a nessun’altra cittadina, perché, nelle mie intenzioni, rappresenta il paradigma di TUTTE i centri di provincia. Però… a esaminarne con attenzione la mappa… si possono individuare (ovviamente ribattezzate) vie e piazze di una grande città…

Lorella: Monteselva è una creatura di Patrizio, ma credo che ogni lettore potrà riconoscervi anche solo un angolino della propria città. I centri abitati di provincia, in fondo, si rassomigliano nei luoghi tipici di aggregazione (bar, negozi, piazze, strade, chiese, periferie, ecc…) e nelle dinamiche interpersonali. Personalmente, mi sono subito sentita a casa in quel di Monteselva, tanto che mi sono permessa di battezzare l’ospedale locale “San Martino”, lo stesso nome della struttura presente nella mia città.

Ne “Le notti di Monteselva” è molto forte la denuncia sociale, in merito alle ingiustizie tra chi è privilegiato e chi non lo è, tra chi emerge tra le pieghe della società, chi ne viene travolto e chi aiuta i deboli e gli indifesi, anche rischiando la propria vita. Quanto è stato importante per voi autori lanciare questo messaggio di solidarietà?

Patrizio: Viviamo in un mondo difficile e iniquo, purtroppo, reso ancora più problematico dalle conseguenze della pandemia che ha infierito in particolar modo sugli strati più deboli ed esposti della società civile. Premesso ciò, in realtà questo romanzo di… lunga gestazione, nacque proprio per supportare una non convenzionale campagna d’informazione sulla origine e l’operatività dei MVI, con la scrittura, da parte mia e di Lorella, di una serie di capitoli (i primi quattro) che vennero stampati a cura degli stessi Medici Volontari per sostenere una campagna di raccolta fondi. Per quanto mi riguarda, il messaggio che mi auguro possa trasmettere quest’opera è che il vero eroismo non è (o almeno non solo) quello di offrire il petto alle pallottole nemiche, con sommo sprezzo del pericolo, bensì adoperarsi in silenzio, giorno per giorno perché, al momento di coricarsi, il mondo sia un po’ migliore di quando al mattino ci si è alzati dal letto.

Lorella: Questo romanzo è nato sotto una buona stella, di quelle che illuminano e riscaldano quella fetta di umanità che deve lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza. Una stella che indossa il camice dei Medici Volontari Italiani e che ha inevitabilmente coinvolto prima Patrizio, poi anche me. Non mi è stato possibile, infatti, resistere al richiamo di chi scende in campo in prima persona e tende una mano a chi è caduto o sta per cadere, restituendogli il bene più prezioso che esiste, cioè la salute. In una società dove le diseguaglianze si moltiplicano velocemente è doveroso compiere dei gesti di solidarietà, piccoli o grandi che siano. Scrivere, se non si limita a un puro esercizio di stile, è uno di quei gesti che possono smuovere le coscienze e indurre importanti cambiamenti personali e sociali.

Ci volete dire qualcosa di più dei medici volontari, che operano in situazioni spesso estreme? Chi sono questi anonimi benefattori della società?

Patrizio: In questo caso direi che sarebbe il caso di dare direttamente la parola ai Medici Volontari. Che ne pensi, Lorella? Lorella: Anche secondo me è la scelta migliore. Patrizio: Allora ecco cosa dice dell’Associazione di cui è presidente il dottor Faustino Boioli: «Medici Volontari Italiani da oltre vent’anni assiste a Milano con cure mediche e farmaci, gratuitamente e nel pieno rispetto della privacy, emarginati, migranti, senza fissa dimora e chiunque, anche per decisione personale, si trovi in una situazione di bisogno e senza la copertura del servizio sanitario nazionale. Siamo un’associazione laica, apartitica e autonoma. Operiamo con un poliambulatorio fisso in via Padova, di sera, con un mezzo appositamente allestito in alcune strade di Milano. I nostri medici, infermieri, autisti, farmacisti, personale amministrativo sono volontari, spesso pensionati che cessata l’attività lavorativa hanno deciso di dedicarsi alla solidarietà. MVI partecipa anche a iniziative sanitarie di interesse pubblico, come il Piano freddo (la campagna invernale di tutela dei senza fissa dimora del Comune di Milano) e la campagna vaccinale antiCovid che ci vede attualmente impegnati al centro Palazzo delle Scintille – Fiera Milano e abbiamo attivato un servizio di tamponi rapidi). In occasione di tutte nostre attività non manchiamo di svolgere opera di educazione sanitaria.»

Ne “Le notti di Monteselva” la malavita organizzata è veramente spietata, pronta a tutto per difendere i propri privilegi. Tutto questo corrisponde alla realtà, nella società attuale?

Patrizio: Purtroppo sì. Non credo che, almeno in questo specifico settore, dalla notte dei tempi a oggi, l’umanità abbia fatto importanti passi avanti. Semmai, con il trascorrere dei secoli, coloro che praticano il Male hanno perfezionato le loro tecniche di violenza, adattandole all’evolversi dei costumi e al progredire delle conoscenze tecniche. Visitando, qualche mese fa, il Museo della Tortura di Lucca, mi è venuto spontaneo chiedermi quali siano, da parte delle mafie che infestano il mondo (e anche degli sbirri di certi stati-canaglia) i moderni succedanei del cavalletto e della vergine di Norimberga.  

Lorella: La realtà supera la fantasia e, purtroppo, ogni giorno nel mondo accadono atrocità e malefatte che neanche a Monteselva si sono mai viste. Diciamo che raccontare la mafia russa e il malaffare italiano è stata una prova non facile per me, che vivo in una città relativamente tranquilla, dove i problemi esistono, ma non sono così pressanti come in altre realtà. Mentre Monteselva si animava di anime malvagie, ho pensato che forse la storia sarebbe apparsa inverosimile agli occhi dei lettori. Ma è bastato ascoltare un telegiornale per ricredermi …

Qual è l’insegnamento che vuole dare il libro, ammesso che ci sia?

Patrizio: Insegnamento? No, grazie: gli insegnamenti lasciamoli a chi è demandato a impartirli, autentici professori e… ai tanti/troppi maestri di vita laureati alla cosiddetta università della strada. A mio modo di vedere, se debbo essere sincero fino in fondo, il compito di uno scrittore semmai, oltre a fare il proprio mestiere con fantasia e adeguata appropriatezza di linguaggio, naturalmente, è quello di fornire emozioni e cognizioni ai propri lettori, suscitando il più possibile, stimolanti spunti di riflessione. E, quanto a questo, credo che su “Le notti di Monteselva” ci sia molto materiale degno di essere preso in considerazione. 

Lorella: Concordo con Patrizio, nessun insegnamento. A ogni lettore il compito di soffermarsi laddove le proprie corde risuonano, dove certi personaggi e situazioni lo colpiscono maggiormente. La soddisfazione più grande per me è quella di sapere che le storie raccontante, i sentimenti trascritti in parole, riescono a creare un legame, anche se temporaneo, con chi legge. Nel caso di Monteselva, in particolare, sento forte la responsabilità di aver dato vita a personaggi e vite che spero smuovano le coscienze di chi, anche inconsapevolmente, si sente al sicuro dalla sfortuna e dal Male.

Quali sono i vostri progetti futuri di scrittura, pensate di continuare a scrivere gialli ambientati a Monteselva?

Patrizio: Io sono ormai irrimediabilmente (e felicemente!) diviso tra narrativa e drammaturgia.  La nuova complessa indagine di Cardona (stavolta in trasferta in una Brescia che quanto a intrighi e misteri nulla avrà da invidiare a Monteselva) sarà in libreria entro la prossima primavera. Per il Teatro, con quattro spettacoli già pronti per il palcoscenico, sto lavorando a un nuovo dramma di impegno sociale e civile e a una esilarante quanto graffiante commedia. Quanto alla doppia esperienza con Lorella (prima delle “Notti” c’è stata la raccolta di racconti “Delitti & Diletti”) è stata senz’altro positiva. Se dovesse capitare un’altra occasione in cui ritenessi che la scrittura a quattro mani potrebbe conferire un valore aggiunto (anche al di fuori della saga del mio amato commissario), certo non esiterei un attimo a cercare di coinvolgerla. 

Lorella: Di progetti di scrittura ne faccio tanti, forse troppi. Il problema è realizzarli, compatibilmente con gli impegni familiari e lavorativi. Anche se la Poesia resta la mia amica più fedele, ho in cantiere un secondo romanzo. E un altro ancora che mi frulla per la testa. La pubblicazione più prossima è comunque una raccolta in versi scritta con la mia amica poetessa Roberta Vasselli. Con Patrizio mi piacerebbe molto dare vita a un’altra storia. Lui ha molto da insegnarmi e, chissà, magari si tratterà di un testo teatrale!

A cura di Chiara Forlani 

 

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