Intervista a Angela Marsons




A tu per tu con l’autore


Inizio con il ringraziarti per avermi dedicato un po’ del tuo tempo, ti seguo dal primo libro pubblicato in Italia e ancora adesso aspetto con ansia, di volta in volta, una tua nuova uscita.

Il personaggio di Kim Stone rappresenta sicuramente una figura dalla psicologia complessa, che si mostra molto forte, all’apparenza, ma dentro di sé vive continuando ad archiviare in compartimenti stagni le scatole con i fatti più brutti di cui la vita l’abbia messa a parte sin dalla nascita e che, continuano ad aumentare. Vuoi raccontarci, com’è nata la detective Stone? Del suo carattere, quali aspetti ti rappresentano maggiormente?

Sì, lei tiene assolutamente tutto il dolore e la sofferenza sottochiave, in modo da autopreservarsi, cosa che le consente di funzionare come persona e agente di polizia. Non so esattamente come sia nato il suo personaggio, ma la sua voce è stata nella mia testa per molti anni prima che le permettessi di diventare pagina. Non l’ho lasciata venire fuori prima perché sentivo la sua ruvidezza  e pensavo che ai lettori non sarebbe piaciuta molto. È stato solo quando l’ho fatta uscire che ho iniziato a capire gli aspetti positivi della sua personalità e così poi ho potuto condividerla con il lettore. Penso che ci sia molto poco di me in Kim (mi spaventa un po’) ma mi piace pensare di possedere un po’ della sua determinazione.

Caratterialmente, Stone, non è una persona facile e nonostante tutto, pur mal digerendo la cosa poiché lei si ritiene un lupo solitario, alla fine, dopo aver dovuto accettare di avere una squadra, seppur mantenendo una certa distanza ha iniziato anche a “legarsi” a queste persone, dapprima ottenendone e ricambiandone il rispetto per poi sfociare in un legame quasi familiare. Diciamolo chiaramente, la sua squadra si è trasformata nella famiglia che lei non ha più da tanto. Puoi raccontarci di loro, soprattutto per chi ancora non li conosce e spiegarci un po’, anche l’evoluzione che vi è stata nel tempo? A beneficio dei lettori, puoi dirci chi è la figura più stabile nella vita lavorativa e personale di Kim?

Sì, la sua squadra è diventata la sua famiglia senza che Kim se ne accorgesse. Quando ho deciso i personaggi che avrebbero dovuto formare la sua squadra, volevo che ciascuno portasse fuori un lato diverso della personalità di Kim. La sua relazione con il membro più giovane, Stacey Wood, ha fatto emergere l’istinto accudente e, a volte, la parte protettiva della sua natura. Kevin Dawson ha tirato fuori il suo lato passionale. Sfidando sempre le sue opinioni e decisioni, ha portato alla luce il più forte degli attributi di Kim. Bryant è di gran lunga la figura più stabilizzante nella vita di Kim. È il suo migliore amico e l’unica persona abbastanza coraggiosa da sfidarla profondamente. La loro amicizia è una delle parti che preferisco scrivere. Mi piacciono l’umorismo e le battute che si scambiano tra di loro.

In “Vittime innocenti”, lo devo ammettere, sei riuscita a spiazzare i tuoi lettori più fedeli e, almeno per quanto mi riguarda, il tutto è avvenuto in modo talmente imprevedibile che sono passata dallo shock al pianto in un attimo. Nel seguito, “Promessa mortale”, nella postfazione hai scritto: “… in questo libro ho voluto considerare le ripercussioni del dover fare una scelta orribile tra vita e amore. Quali conseguenze avrebbe una decisione del genere su una persona? A chi darebbe la colpa? Quanto estremo sarebbe il suo desiderio di vendetta? … Inoltre, volevo anche analizzare la reazione della squadra agli eventi traumatici accaduti in “Vittime Innocenti”. Senza rischiare di cadere nello spoiler, come sei arrivata a quella precisa decisione? Angela Marsons, affronta sempre in serenità il momento delle scelte o talvolta ne rimane intrappolata? Quanto ti è costata in termini di sacrifici emotivi quel tipo di decisione nel romanzo?

Questa è un’ottima domanda alla quale cercherò di rispondere senza spoiler. Non è mai una decisione facile per un autore lasciare andare un personaggio, ma questo personaggio in particolare era cresciuto più di qualsiasi altro personaggio e non c’era più margine narrativo per lui. Ho pianto a dirotto mentre scrivevo quelle scene e anche se ci sono momenti in cui mi manca scrivere di lui, sapevo che era la decisione giusta da prendere.

In “Promessa mortale”, per conseguenza di ciò che si diceva prima, come ti aspettavi è avvenuta una “piccola rivoluzione”, necessaria per provare a far emergere i personaggi dalla catalessi degli eventi del romanzo precedente e, in particolare Kim. Una scossa, che dopo un iniziale rifiuto, spingerà anche lei a guardare dentro di sé e ad affrontare la vita, almeno in parte con prospettive diverse. In termini di scrittura, quanto è stato difficile per te affrontare questa piccola metamorfosi della tua protagonista, dovendo forzarla ad andare, almeno un po’, oltre il suo abituale essere Kim Stone?

È stato molto difficile seguire il libro precedente ed esaminare il dolore che tutti hanno provato mentre lo affrontavo anch’io. Ho cercato di essere la più onesta possibile riguardo le reazioni di tutti verso i cambiamenti che dovevano avvenire in seguito a eventi così tragici. Ho cercato di garantire che ogni personaggio reagisse in modo fedele a se stesso. Nel caso di Kim, l’ha costretta a realizzare e capire di tenere alla sua squadra più di quanto si fosse mai resa conto.

Fra i personaggi ricorrenti, sicuramente la figura di Alex risulta la più inquietantemente affascinante ed è stata l’unica, praticamente, che è riuscita a far vacillare le sicurezze e l’autocontrollo di Kim, poiché è stata in grado di leggerla dentro come mai aveva permesso prima ad uno psicologo. Nonostante si sia rivelata un’avversaria temibile e invischiante, la ritroveremo ancora?

È davvero la nemesi di Kim e mi piace molto scrivere di lei. Mi piace che a volte Alex sembri conoscere Kim meglio di quanto Kim conosca se stessa. Adoro scrivere scene tra loro due e non sai mai quando potrebbe apparire di nuovo. È un personaggio molto intrigante, ma devo assicurarmi che i lettori non si stanchino troppo di vederla nelle storie.

In Italia sono usciti al momento dieci romanzi, ma ho visto tramite i social che in Inghilterra sei già alla diciassettesima pubblicazione e che hai terminato il libro numero diciotto e stai già iniziando il diciannove… insomma sei super impegnata, e ai tuoi fan la cosa non può che fare piacere. A grandi linee, dobbiamo aspettarci altre sorprese di rilievo, almeno nel medio periodo? Kim riuscirà a trovare un maggior equilibrio e una stabilità personale più costanti?

Ci sono molte altre storie in arrivo per Kim Stone. Il suo percorso verso l’equilibrio e la stabilità è un viaggio molto lungo e lento, ma ciò è dovuto al suo essere così tanto danneggiata da bambina e al fatto che devo rimanere fedele alla voce nella mia testa.  E’ importante tener conto che Kim è perfettamente felice e realizzata ora nella sua vita. Ama il suo lavoro, la sua squadra, Barney e le sue biciclette.

Nei tuoi romanzi affronti prevalentemente temi legati alle difficoltà e ai disagi degli adolescenti dovuti spesso a problematiche sociali, bullismo e abusi. Come mai hai deciso di indirizzare buona parte dei tuoi romanzi verso questi temi?

Ogni libro che scrivo nasce da un argomento che voglio esplorare. Più avanti nella serie vedrai libri su culti, bambini prodigio e altri argomenti interessanti. Penso che sia importante esplorare argomenti difficili purché lo si faccia con sensibilità e cura.

Quando non scrive, anche Angela legge? Poiché siamo su Thrillernord, fra le tue preferenze compaiono anche nomi di autori nordici?

A causa della mia tabella di marcia di scrittura, in questi giorni ho pochissimo tempo per leggere. Mi sono ripromessa di trovare un equilibrio migliore e di poter esplorare il lavoro di molti autori che non ho ancora approcciato.

A nome mio e di Thrillernord grazie per la disponibilità e ti aspettiamo in libreria.

Grazie per questa intervista e per il vostro costante fantastico supporto.

A cura di Loredana Cescutti 

Traduzione di Sabrina De Bastiani

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