Intervista a Chiara Alaia




A tu per tu con l’autore


Ciao Chiara, grazie per aver accettato di passare dall’altro lato della barricata: ricordo ai nostri lettori che oggi sei “L’intervistata” ma che sei una di noi, fai parte della redazione di ThrillerNord.

Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima il tuo ultimo romanzo, “Ballata per spiriti inquieti”, edito da Bertoni_Collana IRA. L’ho trovato perfetto e quindi adesso voglio conoscere tutti i retroscena.

Partiamo dal titolo: sembra più quello di uno spartito che di un romanzo, e, in effetti, la musica è il filo conduttore dell’intera narrazione. La stessa struttura del testo lo dimostra, con la sua suddivisione in battute e tempi piuttosto che in capitoli. Com’è nata l’idea? 

Insieme alla lettura e alla scrittura, la musica mi appassiona da sempre. Credo sia per questo che quando scrivo mi viene naturale inserire riferimenti musicali, alcuni dei personaggi condividono i miei gusti, mi piace citare artisti o brani che ascolto nel corso della narrazione… e dato che i miei ascolti cambiano nel tempo, anche questi riferimenti sono in costante evoluzione. 

In generale, poi, trovo suggestivo il connubio tra musica e letteratura: quando ho presentato il mio primo romanzo, ad esempio, la lettura delle pagine del libro era accompagnata dalla chitarra. Non posso anticipare molto per ora, ma spero che anche “Ballata per spiriti inquieti” possa trovare presto la sua colonna sonora.

Per rispondere alla tua domanda, con questo romanzo ho voluto azzardare un passo in più, rendendo la musica parte integrante, protagonista e filo conduttore della storia. Forse quello che mi ha suggerito l’idea inizialmente è stata l’atmosfera che si respira in alcuni locali e jazz club di Bologna, durante i live, tra i personaggi che animano la sua vita notturna e i suoi portici… sono tutti spunti eccezionali per un noir!


Mi ha molto colpito la precisone nella descrizione dei vari dettagli tecnici, dalle procedure investigative al campo medico passando per l’informatica. Quanto studio e quanta preparazione ci sono dietro la stesura di un romanzo di questo livello?

Be’, ce n’è parecchia. I lettori di romanzi crime sono estremamente esigenti e attenti ai dettagli, come sai bene! Lo studio, la preparazione sono fondamentali nella stesura della storia, tanto quanto la parte creativa. Anche se poi molte delle informazioni che raccolgo non vengono inserite tra le pagine del libro, mi ha sempre dato soddisfazione questa parte del processo di scrittura. È l’occasione per imparare qualcosa di nuovo, qualcosa che altrimenti non avrei avuto modo di conoscere. 

Quando ho costruito il personaggio di Sara Adler, ad esempio, ho chiesto aiuto a un mio amico, un programmatore. È stato lui a regalarmi il libro di Kevin Mitnick, “L’arte dell’inganno” per aiutarmi a comprendere le tecniche dell’hacking e dell’ingegneria sociale. L’ho trovata una lettura davvero interessante. 

Ho trovato che la struttura di “Ballata per spiriti inquieti” sia perfetta, nessun buco di trama, colpi di scena inseriti al momento giusto. Sicuramente il talento innato fa tanto, ma credo che debba essere supportato dallo studio per riuscire a concretizzarsi, per cui mi piacerebbe sapere anche come ti sei preparata alla stesura vera e propria, al di là del processo di ricerca e acquisizione delle nozioni tecniche, di cui ti ho già chiesto.

È proprio così. Nella scrittura, come in altri campi, il talento non è sufficiente. Occorre tenacia, costanza. L’umiltà di accettare i buoni suggerimenti di chi legge o lavora sulla bozza del romanzo insieme a te, la pazienza di rivedere, limare, migliorare quelle parti che non ti convincono fino allo sfinimento, fino a che non suonano bene. 

Tendenzialmente sono una persona metodica, quasi maniacale: prima di mettermi a scrivere lavoro a lungo sulla trama, sulle schede dei personaggi, sulla scaletta. Poi è facilissimo che durante la stesura del romanzo decida di sconvolgerla, ma ho bisogno di partire avendo le idee chiare, sapendo dove la storia andrà a finire.

Un’altra cosa che mi serve molto è continuare a esercitare la scrittura il più possibile, confrontandomi con altri autori. Un’occasione meravigliosa, che ho colto proprio di recente, è stata il Laboratorio di Scrittura Noir, organizzato dall’associazione bolognese “Giardino filosofico e inventificio poetico”. Tra i docenti c’erano Macchiavelli, Lucarelli, Rigosi, Bortolotti… ti lascio immaginare la mole di spunti e la motivazione, l’energia, che mi ha lasciato partecipare a questo corso!

Come redattrice di ThrillerNord e autrice di gialli, mi sembra superfluo chiederti qual è il tuo genere preferito; poi magari mi stupisci e tiri fuori il romance, vedi tu. Ti chiedo invece se hai degli autori di riferimento.

Credo che, sì, il noir, il crime in generale, sia tra i miei generi d’elezione. Faccio però sempre fatica a selezionare in mezzo agli scrittori che ho letto quelli che per me costituiscono un riferimento, perché ognuno di loro in un certo senso mi influenza. 

Posso dirti però che di Chandler mi affascina la potenza evocativa delle immagini e l’immediatezza dei dialoghi. Che, quanto a stile di scrittura, Carver è senza dubbio il mio preferito, che la “Trilogia di Marsiglia” di Jean-Claude Izzo mi ha colpito come un pugno nello stomaco, che adoro l’ironia amara del protagonista dei romanzi di Macchiavelli, “Sarti Antonio, sergente”. E che uno dei più bei gialli che abbia letto non l’ha scritto un giallista: è “La promessa” di Dürrenmatt.

Le vicende narrate sono ambientate a Bologna, con brevi puntatine nei dintorni, ma il protagonista, l’ispettore Nico Russo, è campano. Hai unito le tue origini alla tua città d’adozione. La storia sarebbe stata diversa se le indagini si fossero svolte a Napoli e fosse stato chiamato a collaborare un inquirente emiliano?

Non so se sarei stata capace di ambientare a Napoli questo romanzo. È la città della mia infanzia e il ricordo che ne ho è luminoso e intatto. Nonostante sia consapevole della distanza dalla realtà, lo sguardo con cui osservo la città è ancora quello incantato di una “me” bambina. Non abbastanza cupo, insomma, per questo genere. 

Questa indagine è conclusa, ma qualcosa mi dice che Nico rimarrà nei paraggi della Questura di Bologna. Hai già in mente un sequel?

A dire la verità, al momento sto lavorando a un romanzo completamente diverso, con nuovi personaggi. Ho il vizio, però, di affezionarmi ai protagonisti delle storie che scrivo, per cui non escludo che l’ispettore Russo possa tornare a trovarmi, prima o poi.

Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per la tua carriera di scrittrice dai tuoi colleghi di ThrillerNord e da tutti i nostri lettori.

Grazie a te, a voi. È stato un vero piacere essere “dall’altra parte” questa volta. Un abbraccio a tutta la redazione e ai nostri lettori.

Chiara Alaia

A cura di Claudia Cocuzza

 

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