Intervista a David Lagercrantz




(Millennium vol. 5)


David Lagercrantz, nel caos assoluto dei giornalisti che vorrebbero subito scattare foto e fargli un’intervista privata, entra nella Sala Giunta con passo veloce ed andatura dinoccolata, sorridendo e salutando tutti i presenti. Si siede ed appena gli viene data la parola, inizia a parlare con entusiasmo, energia e voce tonante del suo nuovo libro dal titolo L’uomo che inseguiva la sua Ombra, suo secondo romanzo e prosecuzione della precedente Trilogia Millennium di Stieg Larsson, commissionatagli dall’editore Norstedts Förlag.

David Lagercrantz (guardandosi attorno e sorridendo): è un piacere essere qui con Voi oggi.   Inizio subito con il dire che in questo libro il personaggio principale è Lisbeth Salander, una guerriera che lotta e che per combattere ha bisogno di guai. Anzi, i guai se li va proprio a cercare e questo è il suo modo per reagire alle situazioni terribili che la vita le ha servito. Sicuramente è una donna che lotta in particolare contro le innumerevoli forme di ingiustizia e di razzismo della ns contemporaneità e anche contro taluni scienziati malvagi o che comunque decidono di intraprendere forme di ricerca non lecite. Tuttavia ciò che mi premeva fare con questo personaggio era approfondire i suoi misteri, il non detto del suo fosco passato. Un po’ come ha fatto Nolan con il personaggio di Batman (la trilogia del cavaliere oscuro, diretta dal regista Christopher Nolan, con protagonista Batman, supereroe della DC Comics).

Per tornare a noi, cosa si ricordano maggiormente i lettori di questa serie e di Lisbeth in paticolare?

Sicuramente il suo grande tatuaggio a forma di drago sulla schiena (e qui l’autore mima proprio il gesto, come se il tatuaggio fosse proprio sulla sua schiena e lui lo volesse indicare). Riprende David: questo tatuaggio mi ossessionava perché avevo capito che una ragazza come lei non si sarebbe mai fatta questo grande tatuaggio sul corpo se non avesse avuto una buona ragione.

E quindi andavo in giro a chiedere un po’ a tutti: “che ne pensate dei draghi”?

E alla fine ne parlai al mio editore inglese, il quale si ricordò il nome della Cattedrale di Stoccolma, che naturalmente io conoscevo perché ogni bimbo svedese prima o poi viene portato lì dai genitori. Lì c’è la Statua di San Giorgio che uccide l’orrenda bestia, il Drago, salvando così la Vergine. Come tutti, avevo sempre considerato San Giorgio come l’Eroe.

Ma poi entrai nella Cattedrale e riguardai il gruppo della statua da un’altra prospettiva (per inciso, se andate a Stoccolma dovete proprio andare ad ammirarla!). E guardando con più attenzione vidi qualcosa di nuovo ed inaspettato: mi accorsi che c’era una sorta di vacuità nello sguardo di San Giorgio mentre brandiva la spada per uccidere il Drago, il quale invece aveva una profonda disperazione dipinta nei suoi occhi mentre veniva colpito a morte.

E mi sono detto: ecco come si doveva sentire Lisbeth Salander!

Voi conoscete la storia, come il padre facesse subire a moglie e figlia ogni tipo di orrore e quindi capii che San Giorgio era il diabolico padre ed il drago la povera moglie Agnete, quindi la vittima. Poi vidi qualcosa di ancor più strano, un terzo personaggio appartenente a questo gruppo scultoreo: una donna in piedi, con le mani giunte come se pregasse, ma completamente indifferente a quanto sta avvenendo.

Capii che questa doveva essere la Vergine che veniva salvata, anche se pareva disinteressarsi di quanto stava avvenendo tra il Cavaliere ed il Drago. E improvvisamente ho avuto come la percezione che Lisbeth vedesse non già la Vergine nell’immagine della statua che prega, ma la metafora di una Società indifferente alle nefandezze che si compiono, nella fattispecie a quanto di orribile suo padre aveva fatto alla moglie Agnete, alle sorelle di Lisbeth e a lei stessa, senza poi pagarne le conseguenze.

E quindi ho pensato: come ha potuto sopravvivere Lisbeth Salander a tutte le atrocità che la vita le aveva riservato e che la Società aveva permesso che accadessero?

Lisbeth Salander era potuta sopravvivere pensando al Drago. Un Drago che sarebbe ritornato per vendicarsi ed uccidere il malvagio San Giorgio. E quando compresi tutto ciò, in un lampo capii che avevo la Storia. Ma non voglio raccontare oltre, per non togliere ai lettori il piacere di leggere la storia e trovarsi di fronte ai colpi di scena, che in questo romanzo non mancano di sicuro.

Questa in sostanza è l’inizio della storia, tanto mi aveva appassionato questa visione del gruppo scultoreo in relazione a Lisbeth.    Devo anche precisare che nel mio cuore sono un reporter, un giornalista.

Questo è stato il mio lavoro prima di intervallarlo con l’attività di autore di romanzi. E quindi siamo colleghi (largo sorriso da parte di Lagercrantz, che si batte il petto per enfatizzare quanto sta dicendo).

Mia moglie mi dice sempre: “torna, torna alle storie che ti hanno appassionato e che ti hanno fatto portare avanti il tuo lavoro con tanta gioia ed energia”. Immagino che ognuno di voi abbia una storia che l’ha colpito in particolare, una storia che vorrebbe raccontare agli altri. E quando io ho scritto la prima avventura appartenente a questa serie (Millennium 4, nella cronologia completa), la storia era imperniata intorno alla figura di un bambino autistico che però aveva doti straordinarie. E all’epoca mi chiedevo come sarei riuscito a trarre una storia poliziesca da questo spunto.

E quindi, per riassumere, è l’insieme di tutto quanto detto poc’anzi che mi ha convinto a voler raccontare questa particolare storia in questo mio secondo e penultimo lavoro: vedendo il gruppo scultoreo di cui vi ho parlato e facendo i ragionamenti fin qui condivisi – di cui non dirò altro per non rovinare ai lettori la sorpresa – ho avuto una sorta di illuminazione ed ho deciso che proprio quella era la storia che io volevo raccontare.

Ma nonostante avessi lo spunto, l’idea base per la mia Storia, iniziare a scrivere le prime pagine è sempre un inferno.

Così all’inizio avevo pensato ad una Lisbeth che girovagava per le strade di Stoccolma, pensando ai draghi. Ma non era un buon incipit e così ho buttato le prime pagine…

E poi ebbi la grande Idea: nel precedente romanzo (il mio primo per la serie Millennium), Lisbeth aveva già fatto cose pazzesche, come peraltro richiedeva il suo personaggio. Così decisi di metterla in prigione. E la prigione era proprio il posto giusto per un personaggio con la personalità di Lisbeth Salander.

Perché nella prigione c’era qualcosa di marcio – ed in senso lato qualsiasi prigione avrebbe bisogno di una persona come Lisbeth al suo interno per sistemare le cose.

Tornando alla ns storia, proprio per il fatto che la ragazza è reclusa, ha bisogno di un “collaboratore” esterno, di un aiuto per portare avanti le proprie ricerche sul suo passato. E quindi chiede – nel suo solito modo oscuro ed intransigente – la collaborazione del grande reporter e giornalista Mikael Blomkvist …

E qui David Lagercrantz, in ritardo su tutti i presenti nella sala stampa, si accorge che il suo entourage gli sta facendo cenno di interrompersi, perché il tempo passa velocissimo e lui nel giro di una decina di minuti ha un’intervista con la Rai…

Simpaticamente e con il sorriso sulle labbra, l’autore si scusa di aver parlato così tanto ed appassionatamente delle sue creature e invita i giornalisti seduti con lui al tavolo a porgli le domande di rito, continuando a scusarsi e sorridendoci.


  • Famiglia Cristiana: quali sono state le difficoltà che Lei ha incontrato nel proseguire qualcosa che ha iniziato Larsson. E cosa si augura che di Lassù Larsson pensi del Suo lavoro.

Naturalmente ero terrorizzato solo all’idea di poter scrivere qualcosa e di essere all’altezza di Larsson. Ma qualche volta essere spaventati, dover scrivere già di partenza una storia importante ed avere per di più una scadenza, in qualche modo ti galvanizza e ti aiuta a fare qualcosa di buono. E naturalmente non posso parlare per Stieg Larsson che è morto, ma ogni scrittore vorrebbe che almeno uno dei suoi personaggi potesse vivere per sempre ed essere universale. Quello che noi ora sappiamo per certo è che con la mia prosecuzione dell’ opera iniziata da Stieg, in qualche modo Larsson ha acquisito un’ ulteriore fetta di pubblico – e molto ampia. Una nuova generazione – probabilmente troppo giovane al tempo della pubblicazione da parte di Stieg – e che ora scopre i suoi personaggi.  Per non parlare poi degli adattamenti cinematografici anche di questi miei due volumi e quindi ecco che la massa del pubblico non fa che aumentare. E verrà anche girato un documentario sulla vita di Stieg Larsson per mettere in evidenza anche l’aspetto dell’attivismo politico delle sue lotte contro il terrorismo, il razzismo, la corruzione, le forme di ingiustizia umana. Trovo personalmente sia un modo per ricordare il personaggio e anche l’opera che lui ha creato, non solo sotto il profilo letterario…

  • Il Mattino di Padova: Lei pensa che personalmente avrebbe qualche chance con una donna come Lisbeth? E cosa pensa dell’altro protagonista, Mikael Blomkvist, che in questo suo secondo libro passa un po’ in secondo piano?   

Penso proprio di preferire mia moglie! (risata generale). Lisbeth è sicuramente molto affascinante, ma al contempo troppo difficile vivere con lei. Non riesco proprio ad immaginarmela mentre porta i bimbi all’asilo. Sarei sempre troppo nervoso con lei.   Per quanto riguarda il reporter Mikael, sì – forse in questo mio secondo libro riveste più la figura del Dottor Watson, della spalla… Però resta comunque un personaggio fondamentale e un buon reporter.

  • Associazione Culturale Thrillernord: Lei ha parlato del gruppo statua, dove c’è quest’immagine che sembra non badare a quanto accade, paragonandola alla Società. Ed in questo libro ci sono temi sociali importanti che l’autore porta nella storia, come il razzismo etc… Ed in più la storia stessa di Lisbeth, il suo prendersi cura di un bambino particolare, fino ad accettare di andare in carcere, pur senza motivo. Quindi chiedo: è un tema caro all’autore portare il sociale nel romanzo?                                                                          

Devo dire e ricordare che l’opera di Stieg Larsson è assolutamente impregnata di passione politica. E i suoi scritti sono eminentemente politici, nel senso più ampio del termine. Quindi ritengo che fosse doveroso per me – quasi una missione – riprendere i suoi valori, che coincidono per altro con i miei. Del resto oggi viviamo davvero in una congiuntura temporale estremamente difficile e pericolosa, con l’emergere di estremismi di ogni natura, estremismi di destra, integralismi religiosi, con l’avanzare di forze anche democratiche, penso anche forse all’uso che viene fatto del computer – e anche questo può essere un rischio aggiuntivo per la nostra società. Penso anche alle elezioni americane, etc… Insomma, tempi terribili e rischiosi e noi dobbiamo diventare testimoni di questa lotta morale ed ecco quindi che la letteratura non è più solo divertimento ma anche lotta per la democrazia. In questo senso quindi la Vergine di cui parlavamo prima rappresenta proprio la ns società, la società alla quale non importa nulla delle violenze e delle ingiustizie.

  • Giornalista: il sentimento di vendetta che sembra invadere Lisbeth esplode in questo libro o c’era già anche nel suo precedente libro? 

Lagercrantz: E’ veramente la forza della vendetta che crea in qualche modo proprio il personaggio di Lisbeth Salander. La vendetta è lo snodo della sua vita. Dopo anni in cui assisteva alle violenze perpetrate dal padre nei confronti della madre ed anche delle sorelle e rendendosi conto che la società non fa assolutamente nulla per bloccare tutto questo, ecco che Lisbeth Salander capisce che se non interverrà lei, non lo farà nessun altro. E si appassiona in particolare alla situazione delle donne. In questo romanzo ad esempio quando Lisbeth assiste a violenze portate avanti ai danni di una donna, insorgerà sempre.

  • Giornalista: In un’intervista, Camilla Lackberg ha affermato che gli scrittori di gialli scandinavi sono molto affiatati, cioè si ritrovano, si scambiano consigli, tutti sono contenti del successo degli altri. E’ vero oppure anche tra di voi c’è rivalità?  

Naturalmente quando tutti vendiamo ed abbiamo successo è facile non essere invidiosi. E’ invece più difficile se tu non hai successo ed incontri un collega che invece vende molto, beh lì francamente un po’ di invidia ci può essere. In questo particolare periodo – sicuramente negli ultimi anni – stiamo tutti avendo successo e quindi siamo tutti contenti.

  • Il Piccolo: volevo chiedere, visto che siamo arrivati al secondo capitolo della sua opera, se ha già idea di quanto convivrà con questi personaggi e se sta già pensando a come potrebbero sviluppare la loro storia nel futuro. 

Ho un contratto per tre volumi e sto già iniziando a scrivere il terzo ed ultimo. Vorrei tornare alla mia passione e quindi a lavorare nuovamente come reporter. Ho già uno spunto quindi per l’ultimo romanzo, anche perché durante il tour di promozione, oltre ad incontrare voi giornalisti per la presentazione di questo secondo volume, devo anche scrivere l’ultimo. Quindi dopo questo terzo sforzo letterario farò qualcosa di completamente diverso, ma come disse James Bond: mai dire mai.

  • Il Messaggero Veneto: esco un attimo dall’argomento libro. Gli scrittori hanno di solito uno sguardo lungimirante. E volevo capire dal suo osservatorio svedese, quindi dall’Europa del Nord, come state vivendo tutta la situazione che sta avvenendo invece nel Mediterraneo. 

Come detto, stiamo vivendo un’epoca molto difficile e pericolosa, con l’affacciarsi sulla scena di questi estremismi di varia natura, estremismi politici, di destra, ma anche integralismi religiosi, di attacchi terroristici… Ieri ad esempio mi trovavo proprio a Londra, città che ha subito un attacco terroristico.  E poi abbiamo anche altri tipi di problematiche, legate al mondo tecnologico in cui viviamo: notizie che ci vengono date e che poi risultano false, dove la verità viene distorta e ri-raccontata deformandosi ad ogni passaggio. E anche questo a mio parere è pericoloso anche perché i ns mezzi di informazione non hanno più le risorse di un tempo, non hanno la possibilità di finanziare un giornalismo investigativo, che possa approfondire i fatti che avvengono in ogni angolo del mondo. Non lo dico per lusingarvi, ma penso che stiamo vivendo in un’epoca in cui il giornalismo di investigazione e di denuncia sia sempre più necessario ed importante. Oggi il giornalismo viene attaccato da tutti, si parla male dei giornalisti e del loro modo di lavorare. Parafrasando un po’ quanto ha detto Trump “Make America great again”, io piuttosto direi “facciamo risorgere alla grande il giornalismo, facciamo sì che i giornalisti siano nuovamente degli eroi”. Ritengo essenziale questa condizione, affinchè tornino a lottare contro corruzione ed ingiustizie. Ed è proprio per questo che abbiamo istituito una fondazione che si occuperà di formare i giovani giornalisti al giornalismo investigativo.

Si conclude qui l’incontro con questo autore energico, appassionato e sorridente. Ci portiamo via il ricordo di un uomo che gesticola molto per enfatizzare quanto afferma durante i suoi interventi e che, oltre a scrivere un romanzo, ha a cuore i temi del sociale, riprendendo in questo la strada che aveva tracciato Stieg Larsson da cui tutto, non dimentichiamolo, ha avuto inizio.

A cura di Marina Morassut

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