Intervista a Franco Forte e Vincenzo Vizzini




A tu per tu con l’autore


 

Grazie a Franco Forte e a Vincenzo Vizzini per aver accettato l’invito di ThrillerNord.

L’uranio di Mussolini” prende spunto da vicende storiche documentate ma non così conosciute. Com’è nata l’idea di utilizzarle per dare origine alla trama thriller?

Per scrivere un romanzo che sia interessante non puoi raccontare quello che sanno tutti, quello ti serve solo per permettere al lettore di orientarsi. Il difficile sta proprio nello scovare delle curiosità che siano capaci di legare il lettore alle pagine. E qui abbiamo riunito alcuni spunti davvero interessanti: il periodo del ventennio fascista, la relazione fra Enrico Fermi e Mussolini, la Sicilia degli anni 30 con i suoi colori, odori, gusti e peculiarità. E molto altro…

La successione dei capitoli corrisponde ‒ quasi sempre ‒ a un’alternanza nella focalizzazione tra Durante e Ibla. Questa struttura coincide con la suddivisione nella stesura dei capitoli? Come vi siete coordinati?

È stata una scelta voluta, per rendere tangibile il divario tra i due personaggi ma allo stesso modo mantenendo entrambi sullo stesso livello. Anche perché più che parlare di co-protagonisti è il loro confrontarsi fino a incontrarsi a dare personalità al romanzo. Dopodiché, come ogni opera che funziona, abbiamo fatto un grosso lavoro di revisione e riscrittura delle parti, in modo da rendere tutto più omogeneo e fluido, senza lasciare corsie di lettura troppo diverse, e dunque l’amalgama che ne è uscito è un po’ come dire che gli autori stessi si sono amalgamati nelle varie fasi della scrittura, pur lasciando a ciascuno le proprie peculiarità, che spesso si sono riflesse anche negli atteggiamenti dei protagonisti del libro.

Franco Durante e Vincenzo Ibla, il milanese e il siciliano: sono stati costruiti prendendo come modello Franco Forte e Vincenzo Vizzini?

Perché, si nota così tanto?

Sicilia di ieri e di oggi. Quanto è diversa la Sicilia di Ibla da quella di Montalbano?

È molto diversa per certi aspetti, ma simile per altri. Non parliamo solo della parte scenica, “visuale”. La ritrosia degli isolani, per esempio, è qualcosa che non può mutare in un così breve lasso di tempo. Invece l’approccio alla tecnologia è sì molto evoluto, soprattutto per quanto riguarda i trasporti… anche se l’alta velocità è ancora ferma a Salerno!

La corsa a un’arma sempre più potente e letale fa storicamente parte della politica della deterrenza. Quanto ha sconvolto gli equilibri mondiali la scoperta dell’energia atomica?

È facile rispondere che in realtà il problema non sta nell’energia atomica, ma nell’uso che si decide di farne. Il problema vero, alla fine, sono le persone, gli uomini che potrebbero avere in mano certe armi di distruzione totale. Ebbene, nel 1934 il pericolo era che la bomba atomica arrivasse nelle mani di un certo Benito Mussolini. E magari, per proprietà transitiva, in quelle di un certo Adolf Hitler. Ecco, crediamo che questo basti a far comprendere la gravità della cosa.

Scrivere un romanzo con basi storiche significa calarsi in un mondo passato, ma reale. Come avete vissuto l’emozione di percorrere, attraverso i protagonisti, un tratto così cruciale della storia contemporanea?

Abbiamo letto e studiato molti scritti di quel periodo, documenti ufficiali e cronache dell’epoca, italiana e mondiale, visionato fotografie e filmati straordinari per il loro fascino. Quello che ci ha sorpreso amaramente è stato constatare che sarebbe bastato cambiare qualche nome per ritrovare dinamiche molto simili a quelle attuali. Il che non è molto consolatorio.

Grazie per la vostra disponibilità e per aver reso interessante questa intervista con le vostre risposte.

Cristina Bruno

Claudia Cocuzza

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