Intervista a Gianluca Ferraris




A tu per tu con l’autore


 

Gianluca Ferraris: l’uomo che ho definito lo scrittore di cui avevo bisogno.

Tu sei il creatore di un nuovo personaggio seriale, di quelli a cui si augura lunghissima vita e che non si vede l’ora di scoprire cosa combinerà nella prossima avventura. Nel tuo Perdenti, freschissimo romanzo edito da Piemme, hai dato vita a Lorenzo Ligas, un avvocato milanese che sta passando un brutto momento e che pare quasi distruggere tutto ciò che tocca: famiglia, amici, lavoro… Questo finché non gli piomba addosso un caso che potrebbe essere l’occasione perfetta per dimostrare agli altri e a se stesso quanto vale davvero.

Ma iniziamo con le domande.

Mi piacerebbe sapere, innanzitutto, cosa ti ha spinto a fare il salto da giornalista di cronaca a scrittore di romanzi?

Il salto definitivo non l’ho fatto – non ancora, mi piace pensare – perché mantenersi solo con la narrativa è molto difficile. Quindi, anche se ho abbandonato quasi del tutto la cronaca faccio ancora il giornalista, a Donna Moderna, ed entrambe le cose continuano a piacermi perché comunque hanno diversi punti di contatto. Io ho iniziato con la saggistica e sono passato ai noir solo dopo qualche tempo, perché mi consentiva più libertà di racconto oltre a essere il genere con il quale, da lettore, mi sentivo più a mio agio.

Tu sei una penna leggera, ironica ma allo stesso tempo molto sapiente e, cosa fondamentale, sei originale. Ed essere originali in questo genere letterario sta diventando sempre più complicato, soprattutto quando si decide di dar vita un protagonista le cui caratteristiche psicologiche si potrebbero definire “già lette, già viste”. La tua bravura, però, è comunque riuscita a rendere Ligas un personaggio che non assomiglia a nessuno, facilmente riconoscibile ma unico. Però dicci la verità: hai provato timore nel gettare in pasto ai lettori un personaggio carico di cliché propri di moltissimi protagonisti dei polizieschi all’italiana?

Parecchio timore, devo ammetterlo. Infatti, anche se la storia e le caratteristiche principali dei personaggi li avevo in testa già da un po’, ci è voluto più tempo del previsto – e un lavoro di revisione più lungo – per tratteggiare tutto al meglio. Ligas segue alcuni cliché del genere, è vero, ma sono cliché che in qualche modo vanno anche oltre i confini del giallo, e sicuramente oltre quelli del legal thriller. Quelle del mio avvocato, ma anche di altri protagonisti del romanzo, sono caratteristiche da perdente comune: non sono dei Marlowe e nemmeno degli Alligatori, ma persone con una vita qualsiasi, a tratti persino banale, all’interno della quale a un certo punto qualcosa si spezza trasformandone il percorso in una parabola discendente. Quanti di noi hanno rapporti sociali difficili? Quanti di noi cercano in fondo a una bottiglia o a una striscia di coca consolazione dopo una giornata di lavoro storta? Quanti di noi rincasando hanno come unica compagnia il loro gatto oppure una schermata di Tinder? Sono i sintomi di un declino che riguarda molte, troppe persone comuni, soprattutto in un periodo come quello che ci stiamo lasciando alle spalle. Se fossimo in un romanzo russo a questo punto scatterebbe il bivio tra redenzione e caduta definitiva, giusto? Beh, quello è esattamente il bivio dove secondo me si trova spesso una buona storia noir.

Mi collego alla domanda precedente per chiederti: quali sono le tue letture o i tuoi autori di riferimento? Anche se, visto il lavoro che fai, dubito ti manchino gli spunti per scrivere dei romanzi. Soprattutto thriller.

Sono un lettore onnivoro che vive di fasi alterne: l’unica cosa che non sopporto è il fantasy in tutte le sue declinazioni. E ai libri, visto che spesso la cronaca supera di gran lunga le invenzioni di noi scrittori, cerco di affiancare più podcast, quotidiani e settimanali che posso. Restando ai confini di genere mi collego anche io alla domanda precedente e ti cito per primi tre autori del passato che non a caso sono stati anche eccellenti giornalisti: Giorgio Scerbanenco, Dino Buzzati e Renato Olivieri. Tra gli italiani di oggi quelli che «scavano» meglio senza che la trama ne risenta sono secondo me Massimo Carlotto, Sandrone Dazieri, Ilaria Tuti e Piergiorgio Pulixi. Fra gli stranieri Ed McBain per il realismo a orologeria, Don Winslow perchè costruisce mondi senza usare una parola di troppo, B.A. Paris e Jeffery Deaver per la tenuta psicologica. Lista non esaustiva, come si dice in questi casi!

Ho adorato i divertissement che hai seminato qua e là nel corso del romanzo, dagli aneddoti della Settimana Enigmistica alle citazioni di serie televisive come Law&Order e Criminal Minds. Li ho definiti folli e geniali. Mi viene da chiederti: che rapporto hai con la tv e quali sono i programmi che segui maggiormente?

Come molti, soprattutto nell’ultimo anno, ho avuto un rapporto bulimico con la tv: era quasi sempre accesa. Le mie inclinazioni non sono cambiate ma si è dilatato il tempo che ho dedicato loro: moltissima cronaca, cercando per quanto possibile di uscire dal racconto dell’emergenza Covid, documentari e naturalmente serie tv crime, che sono una modalità narrativa della quale chi fa il nostro lavoro non può non tenere conto, perché in qualche modo stanno modificando il paradigma del racconto. Cerco però di essere il più generalista possibile: chiaro che l’ambientazione e la narrazione di un Suburra, di un Gangs of London o di un Quicksand esaltano la creatività, è possibile trovare spunti interessanti anche in una replica del Maresciallo Rocca o di una delle tante Squadre speciali tedesche o perché no in un episodio di Chi l’ha visto…

Concludo con la mia domanda preferita, forse la più scontata che si possa fare a uno scrittore: quanto c’è di te nel tuo romanzo, nei tuoi personaggi e, soprattutto, nel tuo avvocato Ligas?

Cerco sempre di seguire due regole auree: lo “scrivi soltanto di ciò che sai” coniato da John Steinbeck e la necessità di offrire al lettore spunti realistici. Se per i primi romanzi avevo scelto un protagonista che avesse caratteristiche più simili alle mie, stavolta puntavo a cambiare orizzonte. Ma anche se Lorenzo Ligas ha su Milano, sul mondo e sul genere umano uno sguardo decisamente più cinico del mio, qualcosa di me gli è rimasto appiccicato addosso. La passione per la Settimana Enigmistica e per le serie che citavamo poco fa, per esempio, mi appartiene al cento per cento, e durante la stesura del romanzo una delle cose più divertenti è stata proprio riuscire a inserire entrambi gli elementi nella trama senza che risultasse forzato farlo. 

Ti ringrazio molto per la tua disponibilità e ti lascio la parola per salutare i lettori di ThrillerNord e dirci che sorprese ci riservi per il futuro. 

Grazie a tutti per la fiducia che state dando al mio libro: senza voi lettori appassionati tutto questo non sarebbe stato possibile. L’avvocato Ligas è uno che difficilmente sta fermo, e prima o poi – più prima che poi – un nuovo cliente verrà senz’altro a bussare alla porta del suo ufficio: speriamo di ritrovarci tutti lì!

 

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