Intervista a Joël Dicker




A tu per tu con l’autore


 

Joël, la serie TV basata sul tuo romanzo La verità sul caso Harry Quebert è in questi giorni in onda in Italia. Hai scelto di non partecipare alla sceneggiatura e al casting, mi viene allora spontaneo chiederti il ​​tuo primo pensiero durante la visione del “prodotto finito”.

Sono stato felice! È incredibile, non mi sono particolarmente interessato al lato creativo di questo progetto, perché volevo che Jean-Jacques Annaud prendesse tutte le decisioni. Era il suo progetto. Ma a lavoro completato mi sono reso conto che la sua visione era quasi la stessa mia! Il prodotto finito, le persone, l’ambiente, erano esattamente come le avevo immaginate mentre stavo scrivendo il libro nel 2012.

 
Il grande Jean -Jacques Annaud per la prima volta si cimenta qui nella regia di una serie televisiva. Ti ha detto cosa lo ha colpito particolarmente nella storia di Harry Quebert?

Non mi ha detto che cosa “l’ha colpito”, tuttavia abbiamo parlato molte volte del suo interesse nello sperimentare questo nuovo mezzo, la serie TV, che offre più libertà nello sviluppare una storia in profondità. Una versione cinematografica di La verità sul caso Harry Quebert sarebbe stata necessariamente adattata ad una durata di due ore. La serie TV dura dieci ore. Jean-Jacques era entusiasta della prospettiva di utilizzare questo nuovo formato.

Anche Il libro dei Baltimore e La scomparsa di Stephanie Mailer, contengono e si sviluppano attorno a punti di svolta accattivanti che li rendono perfetti per un adattamento televisivo. Ci sono già opzioni o idee in tal senso?
Hmmm …, no per ora, non ci sono piani. Forse un giorno!

In tutti i tuoi romanzi si può cogliere una riflessione sulla dicotomia tra il modo in cui siamo realmente e il modo in cui noi, più o meno volontariamente, scegliamo di apparire. Ne La verità sul caso Harry Quebert ciò è declinato anche a partire dalle riflessioni sulla scrittura, in cui può capitare di indossare una maschera per coprire le proprie debolezze e insicurezze. Ne La scomparsa di Stephanie Mailer, questo aspetto è reso esplicito nelle parti dedicate alla performance teatrale, uno degli elementi chiave della trama … dove se non su un palco si è pienamente legittimato ad essere diversi da se stessi? Secondo questa interpretazione, che va al di là di un discorso legato alla creatività e alla fiction narrativa per soffermarsi sul , che peso ha l’avvertimento finale di Harry Quebert a Marcus Goldman: scrivi la verità?

Come autore, stavo facendo riferimento al difficile ma divertente lavoro di essere uno scrittore di fiction. Cerco di essere vero nella mia scrittura e di scrivere dal cuore … ma sono uno scrittore di fiction. Non troverei il piacere di scrivere lavori di saggistica, e sono sicuro che non sarei bravo in questo! Per me, la bella sfida è creare la verità nella finzione. Scrivi credendo ai tuoi personaggi per renderli credibili ai tuoi lettori. Qui sta la verità.

Hai concluso la prima versione del manoscritto di La verità sul caso Harry Quebert non con la parola fine, ma con la parola continua. Intuivi, sentivi gia’, immagino, dopo più di 800 pagine scritte, il desiderio di tornare a scrivere su Harry e Marcus. A quel tempo forse avevi bisogno di prendere le distanze e scrivere storie diverse, ma, adesso, i tempi sono maturi per tornare da loro? Se no, quali sono i tuoi piani in questo momento?

Mi è piaciuto far rivivere Marcus ne Il libro dei Baltimore, ma quando il libro è terminato, ho deciso che ne sapevamo abbastanza di lui (per ora)! Sono stato molto felice di creare nuovi personaggi e un nuovo mondo per La scomparsa di Stephanie Mailer. In questo momento, sto lavorando a un nuovo progetto di cui ti farò sapere non appena sarà il momento giusto!

Joël Dicker

Ringrazio moltissimo Joël Dicker per le riflessioni contenute in questa intervista, e per la grande disponibilità, seconda solo al suo gigantesco talento.

Sabrina De Bastiani

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