Intervista a Sara Kim Fattorini




A tu per tu con l’autore


Ringrazio di cuore la brava e coinvolgente Sara Kim Fattorini, per la sua disponibilità e freschezza nel trovare il tempo di raccontarsi anche nei giorni concitati dei preparativi per le feste natalizie . D’altronde “Delitto ad arte” si chiude proprio alla Scala di Milano in un giorno di Dicembre prossimo al Natale, da lì parte questa chiacchierata ….

Sara, il tuo ultimo romanzo “Delitto ad arte” si contestualizza negli ambienti raffinati ed elitari del collezionismo d’arte e dei vernissages. Ti chiedo innanzitutto di scegliere un’opera contemporanea con la quale lo descriveresti e di raccontare il perché della tua scelta.

A Miami ho visto un’opera di Damian Hirst che è un enorme cuore con le farfalle. Sono sempre stata molto scettica nei confronti di questo artista perché pensavo fosse stato pompato dal marketing e dalla comunicazione. Invece sono stata folgorata un po’ come san Paolo. L’arte contemporanea è istintiva e colpisce i sensi e genera un’evocazione profonda. È stato un innamoramento a prima vista ed è così che ho imparato a vivere l’arte contemporanea.

Il tuo precedente romanzo, “La chimica dell’acqua”, che ci ha fatto conoscere il tuo protagonista, l’investigatore Guglielmo Corna, si svolgeva nel milieu dell’alta borghesia e del jet set milanese, “Delitto ad arte” si muove nello stesso ambito e indaga, sia a livello sociale che squisitamente investigativo, un ambito ancora più esclusivo e selettivo. Da cosa muove il tuo slancio e la tua curiosità nel raccontare questi particolari ambienti? Cosa ne pensi del fatto che il concetto di possesso sia, nelle sue più svariate declinazioni, il movente e il muovere alla base di azioni e reazioni dei tuoi personaggi? Trovi sia una dinamica particolarmente legata al contesto o semplicemente insita nel genere umano in generale?

Il genere letterario “giallo” prevede per la sua natura un plot che chi scrive deve rispettare e che il lettore si aspetta ci debba essere. Una premessa o promessa tacita tra i due contraenti. La libertà di chi scrive è nella scelta del contesto. Un’altra premessa per chi scrive deve essere la “verosomiglianza” e chi scrive può alla fine solo raccontare ciò che vede con i suoi occhi e travestirlo da fiction. Ho avuto la fortuna di potere vedere con i miei occhi molto di quello che ho descritto e poi l’ho travestito da fiction per i miei romanzi. La narrativa ha una forte componente di intrattenimento e l’idea di potere intrattenere con luoghi esclusivi e poco conosciuti mi ha sempre divertito ed è il motivo per cui poi la descrivo. Il senso del possesso è un tema appartenente all’animo umano da quando l’uomo è comparso sulla terra e l’uomo ha dimostrato che per possedere è in grado di uccidere. Dalla sfera personale alla politica. Il senso del possesso è un anelito insito nel dna di tutti noi ma ovviamente può declinarsi nella parte scura se si perde il senso di razionalità. L’idea di potere utilizzare il collezionismo per potere spiegare questa parte “nera” di noi uomini mi è venuto naturale.

Guglielmo Corna. Personaggio davvero ben caratterizzato e originale. Si muove in un certo qual modo a suo agio negli ambienti di cui abbiamo detto, pur mantenendone ed esercitandone un forte distacco (sottolineato anche in senso “fisico” essendosi ritirato a vivere nella quiete del lago d’Orta e non a Milano). Mi racconti lo sguardo con cui Guglielmo si guarda attorno? Cosa lo attrae e cosa lo respinge del jet set milanese?

Guglielmo Corna è un milanese borghese che ha frequentato la buona borghesia milanese finchè è rimasto a vivere a Milano. La conosce e l’ha vissuta, ma con la scelta del suo lavoro si è reso conto della ipocrisia che in diversi frangenti della sua vita lo ha schiacciato. Ecco perché ha deciso di allontanarsi ma l’investigazione in quegli ambienti per il detective diventa una sorta di percorso “catartico” personale alla ricerca delle sue verità. E nel tempo cercherà di capire l’eredità positive e quelle negative di questo ambiente sociale. La borghesia e la critica alla borghesia è sempre stato il “movente” di denuncia sociale degli scrittori che hanno inventato il romanzo dell’Ottocento dove la classe “dominante”, per usare un termine di sinistra, era diventata la vera anima della società. Mi piace pensare di appartenere a quella tradizione innovandola con il genere “giallo” che è dal mio punto di vista il “genere” che descrive la contemporaneità.

Il fatto che tu sia milanese a tutti gli effetti, ma coreana d’origine, può essere il valore aggiunto che ti rende un’Autrice, oltre che cosmopolita, particolarmente versata nello scrivere storie “italiane” ma al contempo di respiro internazionale?

Temo che le mie origini abbiamo poco a che fare con il mio interesse alla “globalizzazione” anche perché dichiaro apertamente che non sono una grande amante del viaggio, anzi. Però mi piace osservare le persone e mi interessano moltissimo quelle provenienti delle altre nazioni che sono venute a vivere in Italia e Milano da questo punto di vista offre il cosmopolitismo della grande città internazionale. E poi ho la fortuna di avere persone molto care che vivono in altre parti del mondo per cui quando vado a trovarle, faccio la loro vita e adotto usi e costumi della città ospitante.

Nei tuoi programmi futuri ci auguriamo ci sia ancora Guglielmo Corna, personaggio che cresce di romanzo in romanzo parimenti all’interesse, gradimento e affezione dei lettori. Se sì, oltre alla sua serie, hai altri progetti letterari?

Al secondo romanzo, mi sono affezionata io stessa al mio detective! Tutti i giorni so che sono alla ricerca di avventure per lui, per cui non lo posso abbandonare . Però, essere scrittore significa, dal mio punto di vista, volersi misurare con tutti i generi letterari. Per i miei futuri 50 anni ho deciso di regalarmi il mio sogno nel cassetto, ovvero la saga familiare che per la mia formazione classica (sono latinista) è il vero banco di prova da superare. Sono però anche una lettrice onnivora per cui ho una passione per la chick lit e la commedia rom com del cinema, soprattutto di stampo anglosassone, per via dell’ironia in cui sento una forte immedesimazione. I progetti di questi due romanzi sono nel mio pc da prima del detective, ma devono aspettare ancora un po’!

Nel tuo essere lettrice, qual è il romanzo che più ti ha colpito e influenzato ad oggi e cosa ne pensi, se lo leggi, del thriller nordico?

I romanzi di Dino Buzzati per la loro misteriosa inquietudine e l’equilibrio perfetto dei versi dell’Eneide di Virgilio con le parole levigate e misurate alla perfezione. Di nordico ho letto solo la trilogia di Stieg Larson e quando sono andata a Stoccolma ho cercato i luoghi della città descritti.

Nelle prime righe di “Delitto ad arte” scrivi:

Perse conoscenza.

E l’ultimo suo pensiero non fu rivolto al suo fedele e dolcissimo marito.

Io un’idea della forma di questo pensiero me la sono fatta, ma tu cosa puoi dirmi in merito? Anche tramite un quadro…

Mi vengono in mente le donne letterarie dell’antichità che tradiscono il marito. Ho in mente un basso rilievo studiato in archeologia, ma non mi ricordo quale. Magari lo metto nel prossimo libro!

Complimenti ancora e Felicissimo Natale Sara Kim Fattorini.

Al prossimo anno…

Sabrina De Bastiani

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