Intervista a Stefano Zoboli




A tu per tu con l’autore


 

Ciao Stefano, è un piacere fare quattro chiacchiere letterarie con te e provare a tirar fuori qualcosa di più dal magico cilindro dello scrittore. Insomma, un libro fuori dal libro per far avvicinare nuovi lettori al tuo mondo.

Ciao a tutti i lettori, è un piacere essere qui con voi.

“I Giorni della Chimera”, i giorni della fine del mondo e del mondo ritrovato. Una metafora dei giorni nostri e del futuro. Cosa pensi ci possa essere di vero nel rappresentare un mondo collassato in cui emergono conflitti e nuove speranze?

Be’, lo vediamo tutti i giorni, soprattutto in questo periodo: lo sfruttamento delle risorse del pianeta, la ricerca della supremazia e dell’arricchimento, se non si dice basta finiremo con il collassare. Ma lo sanno anche i più esperti, tanto che pensano già a poter sfruttare altri pianeti, come il progetto di colonizzare Marte.

Nella lettura del libro si possono trovare moltissime citazioni quasi al limite del plagio del fan accanito; non una cosa negativa da proporre al pubblico, ma sicuramente i fan del Maestro King e del Maestro Matheson storceranno un po’ il naso. Come ti sei realmente approcciato nello scrivere il romanzo e quali sono state le tue ispirazioni?

Sinceramente non vedo come possa avere a che fare con Matheson, e immagino si parli di “Io sono leggenda”. Nel romanzo di Matheson si ha a che fare con l’ultimo uomo sulla terra che vive in conflitto con se stesso, con i forti momenti di depressione per via della solitudine e l’ossessione di trovare una cura, dove a un certo punto ci troviamo davanti a un circolo vizioso, un gatto che si morde la coda, e la parte può sembrare un po’ pesante. Oltretutto vive in un mondo popolato di soli vampiri. Ne “I giorni della chimera” non abbiamo a che fare né con un uomo solo con i suoi pensieri né con vampiri; i Muti, ma sono un’altra cosa, hanno solo due sensi sviluppati e non si nutrono di sangue, ma lo fiutano come uno squalo e derivano da una mutazione legata all’Isnashi, la bestia fetida, come ho spiegato nelle note, assumendone le sue caratteristiche. Nei romanzi similari si tende spesso a sviluppare la parte distopica ma non la causa scatenante, limitandosi a un breve accenno. Io ho voluto riempire questo buco: sono partito dal primissimo “tocco” e ho portato il lettore a seguire passo passo il percorso che ha portato alla distopia del mondo. In questa seconda parte, che è quella principale, si alternano le storie di alcuni gruppi di sopravvissuti, da bambini, ragazzi e adulti, e si intrecciano fino a portarci allo scontro tra due ideologie diverse. Non c’è un vero bene o un vero male, ma due concezioni differenti, in contrapposizione, ma che sotto un certo profilo sono entrambe giuste, e che portano allo stesso fine: il futuro è nei bambini. E saranno proprio loro i veri eroi. Durante la narrazione troveremo temi trattati come lo sfruttamento dei più deboli, la deforestazione, la ricerca della supremazia, l’avidità, la violenza sulle donne.

Ispirazioni? Non ci crederete ma sono stati in parte “Il Trono di Spade”, il quale mi ha dato l’idea di creare più gruppi sparsi per il Paese che poi si incontrano con gli eventi in gioco, e l’Odissea. Il viaggio di Jasper in qualche modo ricalca quello di Ulisse, anche se in parte differente, per poi ritornare nella sua Itaca, in Africa, affrontando mille peripezie. Wyward Pines mi ha dato ispirazione per i Muti. Io ho poi ho voluto creare il tutto in un’ambientazione distopica apocalittica. Ammetto di non aver letto “L’ombra dello scorpione”, conosco solo la storia per aver visto il vecchio film.

É quasi incredibile trovarsi di fronte uno scenario da te proposto e pensarlo molto più realisticamente di un paio di anni fa. Nel momento più buio della nostra storia recente affondiamo le radici nell’odio e cerchiamo di aggrapparci a un saldo binario che ci faccia uscire da questa situazione pandemica. La stessa sensazione che si ha leggendo il tuo romanzo distopico. Da scrittore e narratore di storie, come vedi possa evolversi lo scenario letterario nel futuro prossimo, e soprattutto dove vorrai inquadrarti maggiormente?

Nel prossimo futuro la scrittura sarà in qualche modo influenzata dalla situazione di oggi, si parlerà di gente in mascherina in giro per le città probabilmente, ma non so darti una risposta. Forse un giorno ritorneremo alla normalità.

I miei prossimi romanzi? Sicuramente il prossimo sarà improntato sul thriller e l’horror con atmosfere dark. Poi ho ricevuto tante segnalazioni che mi chiedono il continuo de “I giorni della chimera”, vuoi che non accontenti i miei lettori?

Il tuo romanzo credo si possa indirizzare a molteplici target, anche se la facilità di lettura e lo scorrer veloce della storia, i due personaggi principali ci fanno pensare al pubblico young adult. Di solito non amo etichettare, generalizzare scrittori o opere, ma con “I Giorni della Chimera” (titolo affascinante direi) sembra proprio che tu cerchi un certo tipo di pubblico.

Guarda, i maggiori riscontri gli ho avuti da persone (donne soprattutto) tra i 40 e 60 anni, che ne sono rimasti favorevolmente colpiti. Certo ci sono molti giovani anche, ma non credo si possa mettere tra gli young adult, almeno non prettamente, anche per l’età dei personaggi. Siamo lontani da un Maze Runner o un Hunger Games, è un distopico dalla forte tensione narrativa, qualche tocco horror, è difficile dargli una definizione di genere. Nei cataloghi delle librerie e store online lo si trova negli horror, ma se si prende come riferimento Wyward Pines lo si può avvicinare al genere thriller suspance, anche per il ritmo veloce.

Per concludere ti ringrazio per la gentilissima chiacchierata e ti chiedo di uscire fuori dagli schemi con una domanda velocissima: canzoni, libri e film che ti ispirano (o hanno ispirato per il libro) e che continueranno a farlo negli anni a venire.

Uh, domandone. C’è una canzone che mi ha ispirato una scena in particolare nella Città Nera, ed è Cats in the cradle degli Ugly Kid Joe. Poi ci sono canzoni che mi ispirano al momento. Invece per i libri e film mi focalizzo sul genere al quale sto scrivendo. Se scrivo thriller leggo o guardo film thriller, e così con l’horror, che ultimamente sto divorando.

Stefano Zoboli 

A cura di Roberto Forconi

 

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