Inventario





Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Lorenzo Marone

Editore: Einaudi

Genere: narrativa italiana

Pagine: 296

Data di pubblicazione: 2020

Sinossi. Per un ipocondriaco che vuole smettere di tormentare chi gli sta accanto con le proprie ossessioni, trovare una valvola di sfogo è una questione vitale. Ma come si impara ad affrontare la paura da soli? Forse raccontandosi. È quello che fa Lorenzo Marone, senza timore di mostrarsi vulnerabile, con una voce che all’ansia preferisce lo stupore e il divertimento. Scorrendo l’inventario delle sue fobie ognuno può incontrare un pezzo di sé e partecipare all’affannosa, autoironica ricerca di una via di fuga in discipline e pratiche disparate: dalla medicina alla fisica all’astronomia, dalla psicologia alla religione, dai tarocchi all’astrologia. Alla fine, se esorcizzare del tutto l’angoscia resta un miraggio, possiamo comunque reagire alla fragilità ammettendola. E magari accogliere, con un po’ di leggerezza, le imperfezioni che ci rendono unici. Le confessioni comiche, poetiche, paradossali di un «cuore in allarme». Che prende in giro sé stesso mettendo in scena quello che, da Molière a Woody Allen, è sempre stato il più irresistibile dei personaggi tragici.

Recensione

Quasi un’epifania leggere questo libro nelle settimane in cui è scoppiata l’epidemia di coronavirus in Italia e nel mondo, leggere dalla penna ironica di Lorenzo Marone quale sia la forza limitante della paura di un male(ssere), grande o piccolo che sia, ma che per un ipocondriaco è sempre, costantemente, una tragedia.

Con lui si ride, spesso e volentieri, come succede immancabilmente nei suoi romanzi, dove i suoi personaggi sono permeati da questo spiritoso modo di prendere anche le cose difficili della vita, solo che stavolta è diverso, perché sai che il protagonista non è fittizio, è in carne e ossa, è lo scrittore stesso, che si denuda davanti ai lettori, raccontando la propria sofferente esistenza.

Sofferente, perché nelle sue parole seppur “leggere” la descrive tutta la propria tragica fatica quotidiana nel districarsi fra mille potenziali malattie mortali o eventi catastrofici, fra la gente che a volte lo capisce, ma più spesso per nulla.

Ecco che, forse, sapere che è proprio lui a raccontarsi, aiuta a mettersi nei panni di chi patisce le sue stesse pene, per quanto lontani si possa essere da questo sentire, Marone sa renderci partecipi ed empatici.

Anche nello spiegare le reazioni di amici e conoscenti, che invece di avvicinare, spesso contribuisce col suo comportamento ad allontanare:

Ci sedemmo a tavola lasciandoci rapire dal recupero delle nostre esistenze, e io tentai di non parlare troppo di me, delle mie paturnie, tentai di portare a termine la serata e il compito, spazzai via le masturbazioni mentali e mi costrinsi a fare (non parlare), che è quello di cui non ci preoccupiamo mai, di fare, troppo presi nel trovare un modo per fare. Tentai di non cedere alla voglia di un abbraccio circolare da parte dei miei amici. Perché l’ipocondria nasconde una richiesta inascoltata di attenzione, di essere messo dagli altri al centro, questo alla fine l’ho capito. Attraverso l’ossessione per il sintomo della malattia io sto chiedendo aiuto, cura, desidero che gli altri si preoccupino per me. Che poi, cosí facendo, ottenga l’esatto contrario, che cioè chi mi è vicino si stufi ben presto dell’assistenzialismo e smetta di ascoltarmi, be’, è un fattore di cui proprio non riesco a tener conto; d’altronde, parliamo di fobie, non è che posso star qui a trovare una risposta razionale a ogni mio comportamento. (pagg. 46/47)

Come a volte avviene, però, da un problema nasce una risorsa, se si è capaci di cercarla e trovarla (è questa una delle magie della nostra esistenza terrena): dopotutto, se si può sopravvivere a tutte queste malattie si può anche gioire di essere arrivati a sera, e perciò trovare un amore per la vita forse maggiore di chi si trascina giorno per giorno senza particolari emozioni, eventi o paure: “Essere vivi è un miracolo giornaliero che si ripete” (pag. 53).

“Perché la verità è che possiamo donare solo ciò che siamo, e se siamo degli infelici, trasmetteremo infelicità”. (pag. 66)

Troviamo la felicità, dunque, in ogni piccola cosa, sembra dire Lorenzo Marone, anche l’essere sopravvissuti a una potenziale catastrofe, anche l’essere riusciti a controllare una nostra paura, anche l’essere stati ascoltati da un amico.

Tutti noi viviamo qualche battaglia interiore: se avremo seguito il nostro scrittore nei racconti del se stesso più sincero, magari riusciremo ad essere uomini migliori e più empatici con chi incontreremo, sebbene diversissimo da noi.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Lorenzo Marone


Lorenzo Marone (Napoli, 1974), ha pubblicato “La tentazione di essere felici” (Longanesi 2015; Premio Stresa 2015, Premio Scrivere per amore 2015, Premio Caffè Corretto – Città di Cave 2016), che ha ispirato un film, “La tenerezza”, diretto da Gianni Amelio; “La tristezza ha il sonno leggero” (Longanesi 2016; Premio Como 2016), da cui verrà tratto un film omonimo per la regia di Marco Mario De Notaris; “Magari domani resto” (Feltrinelli 2017; Premio Selezione Bancarella 2017); “Un ragazzo normale” (Feltrinelli 2018; Premio Siani 2018); “Tutto sarà perfetto” (Feltrinelli 2019) e il saggio “Cara Napoli” (Feltrinelli 2018). Per Einaudi ha pubblicato “Inventario di un cuore in allarme” (2020). Ha una rubrica domenicale, «I Granelli», su «la Repubblica» di Napoli; collabora con «il venerdí di Repubblica» e con «tuttolibri». È tradotto in sedici Paesi.

 

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