La casa degli angeli spezzati




Recensione di Francesca Marchesani


Autore: Luis Alberto Urrea

Traduzione: Marco Rossari

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 360

Anno di pubblicazione: Febbraio 2020

Sinossi. Tacos, pollo fritto e frijoles, birra e tequila, i tavoli sono carichi di roba da bere e da mangiare. I De La Cruz indossano i loro abiti migliori e gli ospiti sono in arrivo. Cosa può andare storto? Tutto il vasto e intricato clan guidato da Miguel Angel de La Cruz, detto Big Angel, è stato invitato a un grande party per il suo compleanno. Peccato che la madre di Big Angel, Mamá América, abbia deciso di morire proprio quella settimana. Così, la festa e la veglia, la celebrazione e il commiato finiscono per confondersi. Tra gli ospiti giunti dal barrio e da mezzo paese, c’è anche il fratellastro di Miguel Angel, Little Angel. Figlio di una yankee, troppo messicano per i bianchi e troppo americano per i suoi parenti, è deciso a capire finalmente qual è il suo posto nel mondo.

Recensione

Noi conosciamo la famiglia di Big Angel alla fine della loro strada insieme. Le vicende che dovevano succedere sono già successe, e l’autore decide di farci dono di qualche flashback per comprendere meglio come si è arrivati al punto.

Una grande famiglia messicana che trasmette calore e gioia solo a sentirne i nomi. Sono tutti riuniti il funerale di Mamà Amèrica, la mamma di Big Angel. I parenti vengono da tutto il continente prendendo voli e organizzando viaggi.

Il giorno dopo il funerale si terrà anche la festa per il compleanno di Big Angel, lo hanno fatto apposta per non far spostare tutto il gruppo più di una volta. Ci sono in cibo e alcol in abbondanza, e si susseguono racconti dei più disparati e disperati, scoppiano liti ma anche amori.

Il piccolo dettaglio è che Big è purtroppo allo stadio terminale del suo cancro, è debole, sta male e ha dolori dappertutto. Pensa che questo sarebbe davvero  il momento perfetto per morire.

Comincia a scrivere su un taccuino tutte le cose belle per cui è grato e giorno dopo giorno si rende conto che sono davvero tante, che ha avuto una vita piena, felice, nonostante a volte avesse paura di non farcela, ma per ogni minuto della sua vita ha combattuto con sangue e grinta.

La maggior parte dei secondi che compongono un’ intera esistenza spesso vengono dimenticati o dati per scontati. Ma alla fine sono tutti pezzi che fanno parte dello stesso puzzle.

Festeggiare il proprio compleanno con la consapevolezza che sarà l’ultimo fa un po’ riflettere ma al tempo stesso obbliga a far venire tutti i nodi al pettine.

Un po’ come assistere al proprio imminente funerale.

Questo romanzo è come un’intrusione dentro questa grande famiglia che impari a conoscere sapendo benissimo che presto la dovrai abbandonare.
 

Luis Alberto Urrea


Nato nel 1955 a Tijuana da padre messicano e madre statunitense, vive a   Naperville e insegna all’Università dell’Illinois a Chicago. Laureatosi all’Università della California, San Diego e completati gli studi alla University of Colorado at Boulder, è tornato al suo paese d’origine per esplorare le sue radici messicane prima d’esordire nel 1993 con il saggio sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti d’America   Across the wire: life and hard times on the Mexican border. Autore di romanzi, raccolte di racconti, memoir, poesie e saggi spesso incentrati sui temi dell’immigrazione e della ricerca della propria identità nel 2010 il suo racconto Amapola è stato insignito di un Edgar Award.

 

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