La casa di tolleranza




Tre avventure del commissario Bordelli


Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Marco Vichi

Editore: Guanda

Genere: giallo

Pagine: 252 pagine

Anno di pubblicazione: 2021

 

 

 

 

 

Sinossi. Siamo nel ’49, Bordelli è entrato in Pubblica Sicurezza da due anni, è vice commissario in prova. Non ha ancora l’automobile e si muove in bicicletta. Sta comprando l’appartamento di via del Leone, con l’aiuto dei genitori e di un prestito bancario. Ha trentanove anni, e la memoria colma di ricordi di una guerra sanguinosa, dalla quale è tornato con un cane lupo grande come un vitello, un cane delle SS che lui ha trovato ferito e che ha salvato: Blisk. Durante un controllo in una casa di tolleranza, incarico che lui detesta, incontra una prostituta singolare, che nelle pause tra un cliente e l’altro lavora a maglia. Nasce subito una simpatia destinata a trasformarsi in amicizia. E il loro incontro, per puro caso, trascinerà Bordelli in un’indagine complicata e pericolosa, che lo costringerà a mettere in moto tutte le sue capacità. Tra una «rilassante» passeggiata nei cimiteri – dove verrà scoperchiata una macabra vicenda – e il ricordo di una notte passata a raccontarsi storie, che darà il via alla tradizione delle cene della Confraternita del Chianti, conosciamo il giovane Bordelli, investigatore alle prime armi ma con un gran fiuto nel risolvere i casi più intricati.

 

Recensione

Non conoscevo il commissario Bordelli ed ho iniziato da qui, da tre racconti che l’autore propone tornando alle origini della carriera di quel commissario di cui ha tanto parlato nella serie che lo hanno per protagonista.

Ho incontrato, così, un giovane vice commissario che, nel ’49, all’età di 39 anni, è in Pubblica Sicurezza da due. Porta nella mente e nel cuore ricordi di un recente passato che vorrebbe ma non può cancellare, di quella guerra che gli è rimasta appiccicata addosso e che ogni tanto fanno capolino tra i suoi pensieri. Ho subito visto in lui un uomo sensibile, buono, acuto, pronto a mettersi in gioco per arrivare alla verità anche quando ha per le mani qualche cosa di diverso da un caso ufficiale passato per i fascicoli depositati sui tavoli delle forze dell’ordine.

Nel primo racconto, quello che poi ha dato il titolo al libro – La casa di tolleranza – Bordelli (simpatico l’abbinamento tra Bordelli e casa di tolleranza) conosce una giovane donna che presta servizio in quel posto. Nella casa di tolleranza deve fare dei controlli ma l’occasione gli apre le porte di un’amicizia profonda con Rosa, che poi apparirà anche nel secondo racconto ambientato sempre a Firenze ma 9 anni dopo. Bordelli si trova ad indagare su un caso che, in partenza, un caso non è ma è il frutto di dubbi legati ad una misteriosa presenza. Curioso ma anche voglioso di fare chiarezza il vice commissario usa tatto, discrezione ma anche grande acume per venire a capo di quel mistero.

Nove anni dopo Rosa è sempre presente ed il mistero arriva da un cimitero: una stranezza che porterà Bordelli a fare un viaggio indietro nel tempo in un periodo sgradevole che ancora gli brucia sulla pelle e che ha segnato in modo definitivo la vita di tante persone. È una storia di amicizia e tradimento, di soldi e di affetti, tanto dolore legato ai campi di concentramento e a tutto ciò che hanno comportato.

Nell’ultimo racconto siamo a Natale del 1966 quando Bordelli ricorda di essersi ritrovato, alla vigilia di Natale del ’43, con due sconosciuti a condividere ricordi: il più giovane, un ufficiale del San Marco di 20 anni, fiorentino come lui ed un certo Curzio Malaparte (inserito  come omaggio alla sua persona ma frutto della fantasia dell’autore in questo contesto) che era sulla Linea Gustav come ufficiale di collegamento presso l’Alto Comando Americano.

Il primo ad evocare ricordi è proprio Bordelli che rammenta una grande amicizia di quando era un bambino ma che porta ancora nel cuore. Poi toccherà al ventenne raccontare degli aneddoti divertenti per chiudere con Malaparte che è stato testimone di storie terribili e ne racconta una, agghiacciante, che fa stringere il cuore.

Sono momenti di grande intimità tra persone che non si conoscono ma che si trovano a condividere l’esperienza della guerra ed ho apprezzato il modo in cui Vichi ha saputo rendere, con delicatezza, tematiche importanti.

Scritti in modo scorrevole, i tre racconti mi hanno fatto venire voglia di conoscere meglio questo personaggio di cui ho sentito tanto parlare ma con il quale solo ora ho preso confidenza. Sono contenta di aver scelto di iniziare da qui.

 

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

 

 

Mario Vichi


 Nato a Firenze, oggi vive nel Chianti. È autore di racconti, testi teatrali e romanzi, tra cui quelli della fortunata serie del commissario Bordelli. Vichi ha scritto anche sceneggiature per la radio (si ricordi Le Cento Lire, trasmissione di Rai Radio Tre dedicata all’arte in carcere). Ha tenuto laboratori di scrittura creativa in varie città e all’Università di Firenze. I suoi romanzi sono stati tradotti in varie lingue; tra questi ricordiamo Il commissario Bordelli (Guanda, 2002), Una brutta faccenda. Un’indagine del commissario Bordelli (Guanda, 2003), Il nuovo venuto. Un’indagine del commissario Bordelli (Guanda, 2004), Il brigante (Guanda, 2006), Nero di luna (Guanda, 2007), Per nessun motivo (Rizzoli, 2008), L’inquilino (Guanda, 2009) Morte a Firenze. Un’indagine del commissario Bordelli (Guanda, 2009), Un tipo tranquillo (Guanda, 2010), La forza del destino (Guanda, 2011), La vendetta (Guanda, 2012), Il contratto (Guanda, 2012), Racconti neri (Guanda, 2013), Fantasmi del passato. Un’indagine del commissario Bordelli (Guanda, 2014); Il bosco delle streghe (Guanda 2017); Nel più bel sogno (Guanda 2017); L’anno dei misteri. Un’indagine del commissario Bordelli (Guanda 2019); Un caso maledetto. Un’avventura del commissario Bordelli (Guanda 2020); Ragazze smarrite. Un’avventura del commissario Bordelli (Guanda 2021).
Nel 2009 vince il Premio Scerbanenco con il romanzo Morte a Firenze.

 

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