La casa sull’acqua




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Emuna Elon

Traduzione: Elena Loewenthal

Editore: Ugo Guanda Editore

Genere: narrativa straniera

Pagine: 352

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Yoel Blum è un uomo realizzato. È marito, padre e nonno, nonché scrittore di fama internazionale, esponente di spicco della nuova letteratura ebraica. I suoi romanzi sono tradotti in tutto il mondo, i tour promozionali si susseguono, e lui non si risparmia, visitando ogni paese. Tutti, tranne uno. In Olanda, infatti, il luogo dove è nato, Yoel non ha più fatto ritorno da oltre sessant’anni, da quando è fuggito in Palestina sul finire della guerra, scampando alle deportazioni naziste e all’orrore della soluzione finale. Ha promesso alla madre che non sarebbe più tornato, e ha mantenuto la promessa. Almeno fino a oggi: all’interno di una sala buia del Museo Ebraico di Amsterdam, Yoel sta per incontrare il suo passato in un filmato d’archivio che mostra i volti sorridenti di suo padre Eddy, morto in un campo di concentramento, di sua madre Sonia e sua sorella Nettie… e di un bambino che non è lui. Ma allora chi può essere, e perché non l’ha mai visto prima? Comincia così un’avventura alla ricerca della verità, che porterà Yoel a mettere insieme, pezzo dopo pezzo, la sua storia e quella della sua famiglia.
Ricostruendo le dinamiche interne di una delle più grandi comunità ebraiche di quei tempi, Emuna Elon offre una testimonianza autentica, ricca di profondità e tensione emotiva, e al tempo stesso sorretta da un meccanismo letterario perfetto. Un libro con una voce originale che solleva una domanda: cosa è giusto fare, quando tutto è sbagliato?

Recensione

Ricordati, Yoel, e non dimenticare: hai una madre, hai una sorella, e hai te stesso. Tutto qui, Il resto non conta.
Ogni volta è una ferita che si apre e ricomincia a sanguinare. Il sangue, per ricordare il sacrificio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale.
Ricordare. Salvarsi. Risorgere. Dimenticare.

L’orrore di chi è scomparso dalla faccia della terra, dentro a nuvole di fumo e dentro la sofferenza che soffoca ogni dignità. Il dolore di chi è sopravvissuto e ha dovuto riscrivere la storia della propria vita, scendendo a patti con il caso che l’ha salvato da morte certa.

Emuna Elon ha scritto un romanzo meraviglioso. Una penna evocativa, capace di raffigurare ogni moto interiore di chi è stato braccato. Una penna capace di interpretare con enorme partecipazione emotiva gli anni dell’occupazione tedesca in Olanda.

Leggerla ha significato per me scendere negli abissi insieme a Sonia, una madre che ha lottato con ogni sua cellula per salvare i suoi figli dalla morte. Condividere con lei l’angoscia di vedersi negato ogni diritto, anche quello più banale e insensato. Vivere una parabola discendente verso l’abisso, verso la sofferenza e la morte. Essere calpestati come fango e poi dimenticati, come se mai avessimo vissuto. Diventare polvere invisibile. Un coacervo di cellule da schiacciare senza alcun rimorso. Mentre il mondo continua a girare, il sole a sorgere, le stelle ad illuminare la notte. Sole e stelle in un cielo che diventa sempre più cupo e opprimente.

“La casa sull’acqua” è un romanzo che lascia senza fiato. L’autrice utilizza una costruzione narrativa di grande efficacia, facendo scorrere in parallelo le giornate di Yoel Blum, scrittore israeliano tornato in Olanda alla ricerca del passato della sua famiglia, e quelle di Sonia, sua madre.

Yoel alloggia in un alberguccio che dà sul quartiere ebraico dove i Blum vivevano durante al guerra.
Dal suo balcone vede le case e vi immagina la madre, rimasta da sola con i bambini dopo che il suo amato Eddy è stato deportato. Giorno dopo giorno Yoel ripercorre quelle strade e vede la madre, sempre più triste e spaventata man mano che la persecuzione contro gli ebrei si fa più rigida e stringente. La narrazione è magnificamente costruita ed il parallelismo di cui parlavo è perfetto. Ovvio che non vi sia una reale contestualità temporale nel racconto, ma è come se ci fosse. Yoel e sua madre si muovono davvero insieme nelle strade di Amsterdam, colorata e magnifica nel presente quanto grigia e opprimente nel passato.

Yoel sente che scriverà il suo capolavoro a Amsterdam, dove la storia della sua famiglia ha vissuto momenti di angoscia senza precedenti. Dove sopravvivere è forse peggio che morire, perché il prezzo da pagare a volte è insopportabile. Il mistero che si cela dietro le immagini che casualmente Yoel ha visto in un museo si scioglierà e porterà il lettore dentro ad uno scenario estremo, dove la vita scarta la morte dentro ad un miracolo di dolore. Dove per vivere si accetta anche l’inaccettabile.

Dove la vita è figlia di attimi, del caso o di decisioni da prendere in una manciata di secondi. Un bivio: da un lato la vita. Dall’altro la morte.

Un libro che affonda le unghie nelle nostre coscienze, ad insegnarci cosa sia davvero l’angoscia. Una lettura che ci scuote dalle nostre comode vite e ci insegna che l’uomo può scendere in un abisso senza fine senza perdere la sua umanità. Un romanzo che ci fa capire che un uomo che lotta non muore mai. E che non c’è un confine preciso per ciò che crediamo insopportabile. Perché un uomo disperato sopporta l’insopportabile. Ad un passo dalla morte si risolleva e rinasce. E sa dimenticare, per ricominciare a vivere.

Con una delicatezza e un’enorme capacità evocativa, Emuna Elon scrive alcune delle pagine più belle e toccanti sull’orrore dell’olocausto. Una prosa che si affida alla potenza delle immagini e che è capace di toccare il lettore nel profondo, a svelare gli abissi della persecuzione ebraica e a mostrare le infinite capacità dell’uomo di difendersi dall’orrore che contamina l’anima fino ad ucciderla.

 

Emuna Elon


Emuna Elon è nata a Gerusalemme ed è cresciuta fra Israele e New York. Insegnante di letteratura ebraica ed editorialista per Yedioth Ahronoth e Israel Hayom, è stata consigliera del primo ministro israeliano in materia di condizione femminile. Ha scritto saggi, racconti e romanzi di grande…

 

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