La chimica dell’odio




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Carme Chaparro

Traduzione: Pierpaolo Marchetti

Editore: SEM

Genere: Thriller

Pagine: 430

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. È la vigilia di Natale, ma per l’ispettrice capo Ana Arén non c’è tregua, deve affrontare una difficile sfida: l’omicidio di una delle donne più famose di Spagna. Il corpo di Mónica Spinoza, duchessa di Mediona, viene trovato disposto al centro di una macabra composizione: intorno ha due cerchi, il primo di gioielli e l’altro di rifiuti, come se l’assassino avesse compiuto un rituale. La duchessa, protagonista del jet set internazionale e celebrità da rivista patinata, ha tre matrimoni alle spalle. Il primo con un calciatore, poi con un uomo d’affari milionario e, infine, con un nobile da cui ha ereditato un favoloso patrimonio. La polizia cerca una pista anche tra alcuni suoi amici “illustri” con scarsi risultati: il presidente del Barcellona, il viceministro degli Interni, un famoso presentatore televisivo, il capo del protocollo della Casa Reale. Ci sono molti potenziali assassini, dai suoi figliastri alla sua lunga lista di amanti. Chi di loro odia di più la duchessa? Poco dopo Natale, in un ospedale di Madrid, precipita un montacarichi dal sesto piano e muoiono quattro persone. L’ispettore si trova ad affrontare due indagini impegnative: l’assassinio della duchessa e l’incidente dell’ascensore. Due casi in apparenza indipendenti ma che trovano un collegamento inaspettato e che ricadono entrambi sotto la responsabilità della squadra in cui Ana non conosce nessuno e dove nessuno si fida di lei; l’investigatrice dovrà condurre l’indagine quasi da sola, ostacolata dal suo capo, schiacciata dalla pressione mediatica sul caso della duchessa che occupa le prime pagine.

Recensione

Il romanzo si apre con il dolore di un ricordo, di un dramma familiare lontano nel tempo, ma sempre vivo. È solo l’inizio per l’ispettrice capo Ana Aren che sta emergendo dalle nebbie della depressione che l’aveva avvolta dopo l’ultimo caso. Ha appena ripreso il suo lavoro alla polizia di Madrid e deve confrontarsi con il classico delitto della porta chiusa.

Una donna trovata assassinata nella sua villa bunker. Nessuno poteva entrare né uscire senza essere visto, un bel rompicapo per trascorrere le feste di Natale. Tuttavia Ana non si arrende e si tuffa nelle indagini che si complicano nel corso della narrazione per gli ostacoli creati da Ruiperez, il bilioso superiore, e per le tracce contorte lasciate dall’omicida.

La vittima, Monica Spinoza, è una donna dalle amicizie importanti, molto importanti, e nel suo cellulare figurano cinque nomi di spicco che non hanno nessuna intenzione di essere coinvolti e perciò indagare su di loro non sarà per niente facile. Ma, ovviamente, un delitto solo non basta ed ecco che a pochi giorni di distanza un montacarichi dell’ospedale di Madrid precipita con quattro persone al suo interno e un cadavere riaffiora da un laghetto vicino a Barcellona.

Sembrano tre casi diversi ma in realtà nascondono una mano comune e un intento diabolico guidato da un vecchio sentimento rancoroso. Un odio che nel corso degli anni si è sublimato nella mente del serial killer e l’ha portato a ideare quello che nella sua mente è il piano perfetto per distruggere Ana…

Il romanzo procede veloce e ci immerge nella Madrid delle feste con tutti i suoi riti e tradizioni a cominciare dagli immancabili acini d’uva da mangiare in velocità ai rintocchi della mezzanotte dell’ultimo dell’anno.

Il ritmo è serrato e le rivelazioni che precedono il finale sono davvero insolite.

Oltre alla pura trama “gialla” è interessante notare il tema di sottofondo, quello dei bambini rubati durante il periodo franchista. Una storia buia che ha segnato la vita di migliaia di famiglie spagnole. Parlarne è un modo per non dimenticare, per tenere accesa la luce della ricerca della verità su un episodio dai contorni ancora poco delineati. Il regime aveva spietatamente deciso, a partire dagli anni ’50, di togliere a numerose famiglie di origine i bambini appena nati.

I criteri di selezione erano inizialmente solo politici: si voleva che i piccoli fossero educati da genitori fedeli al credo franchista. Ai genitori biologici veniva fatto credere che i figli fossero morti dopo il parto.

Solo all’inizio del 2000 la storia è emersa e i numeri delle persone coinvolte sono apparsi inquietanti. I responsabili e le vittime non sono purtroppo facilmente identificabili: i primi sono spesso troppo anziani o già morti, i secondi devono passare attraverso complessi accertamenti del DNA.

Anche questo fa parte di una chimica dell’odio che ha lasciato la sua indelebile traccia nel tempo…

Carme Chaparro


Carme Chaparro: (Barcellona, 1973) è una giornalista con una consolidata carriera come presentatrice e redattrice di notiziari televisivi. Collabora con le riviste ‘Yo Dona’, ‘CQ’ e ‘Mujer Hoy’, dove tiene rubriche sul femminismo. Con il suo primo romanzo, Non sono un mostro (SEM, 2018), caso edito­riale spagnolo, ha vinto il Premio Primavera de Novela 2017.

 

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