La città perduta dei nazisti




(recensione di Silvia Zucchelli)


 

Autore: James Douglas
Editore: Newton Compton
Pagine: 375
Genere: Thriller
Anno Pubblicazione: 2016

 

 

 

1937. Una spedizione nazista, coperta dal massimo segreto, viene inviata da Hitler in Tibet, alla ricerca dei progenitori della razza ariana.
Pochi anni dopo, Heinrich Himmler investe una fortuna e sacrifica le vite di centinaia di ebrei per trasformare il castello tedesco di Wewelsburg in un santuario delle SS.
Nessuno ha mai messo in relazione questi due eventi, finché Jamie Saintclair, esperto d’arte specializzato nel recupero di capolavori perduti, si imbatte nel vecchio e impolverato diario di suo nonno Matthew.
Jamie credeva di essere il nipote di un mite pastore anglicano, e non di un eroe decorato della seconda guerra mondiale, membro dello Special Air Service, il corpo speciale dell’esercito britannico.
E le sorprese non sono finite: il diario trascina Jamie nel passato, nella follia della seconda guerra mondiale, fino a un mistero per cui si sfidarono le più alte autorità naziste… Ma cosa ha a che vedere suo nonno con il Terzo Reich? E che cosa cercava Walter Brohm, scienziato nazista scomparso nel nulla, oscura figura che compare spesso nei ricordi di Matthew?
Da Londra al Tibet, dall’Europa all’Asia, Jamie si ritrova coinvolto in una caccia a un potere segreto, così terribile che persino Hitler ne aveva paura.
Molte persone sono disposte a uccidere pur di recuperare ciò che si credeva perso per sempre, e qualcuno è già sulle sue tracce…

Un diario. Un ufficiale nazista che agiva dietro le quinte. Un dipinto poco noto di Raffaello. Una mappa (ma sará poi una mappa?).
Una materia sconosciuta che potrebbe cambiare le vicende energetiche del nostro pianeta.
Che rapporto può esserci tra una città sotterranea tibetana, un museo russo, un bunker e un castello?
Avvincente fin dalle prime pagine, la storia ruota attorno agli elementi di cui sopra. Tutto ha inizio col ritrovamento di un prezioso contenitore custodito da monaci tibetani…
È un racconto molto ben scritto, interessante per la narrazione, dal presente al passato, che però non risente di questi cambi. I salti temporali si fondono bene tra loro, rendendo il testo fluido.
Il punto forte è, secondo me, il fatto che James, mercante d’arte, e Sara, scrittrice/giornalista americana, sono alla ricerca di qualcosa. Ma di che cosa? Il quadro? Un segreto? Il nazista, forse segretamente sopravvissuto?
Il ritmo del racconto è incalzante. Ci sono, sì, colpi di scena, ma sono credibili.
Profetica l’entrata in scena dei cinesi, a mio parere…
Io, in questa storia, sono stata molto incuriosita in particolare dal castello e ne ho cercato le immagini. Il Castello di Wewensburg: struttura unica, molto grande, a pianta triangolare, con due torri uguali e una diversa.
Addirittura, visto dall’alto, sembra quasi un punto esclamativo.
Originariamente, come da plastico trovato nel web, doveva far parte di un complesso ancora più grande.
Inquietante il pavimento di una sala all’interno della grande torre singola.
Raffigura il Sole Nero, di cui si parla nel libro. Al suo interno sono disposti strani simboli, cioè rune, ed è circondato da 12 nicchie a parete.
Anche se non sono d’accordo sul finale che l’autore ha scelto di dare al suo racconto, darei il massimo dei voti a questo libro.
Trovo Douglas più a suo agio rispetto a Dan Brown, per quanto riguarda lo sfondo storico delle vicende e il simbolismo.
Porto con me, da questo romanzo e dalle immagini del castello, una certezza: la storia non è andata solo come ci raccontano i libri di scuola…
Consigliatissimo!

L’AUTORE – È lo pseudonimo di Douglas Jackson, autore di romanzi storici di successo, dei quali la Newton Compton ha pubblicato Morte all’imperatore!; Il segreto dell’imperatore; L’eroe di Roma; Combatti per Roma. La città perduta dei nazisti è il primo di una serie di thriller storici che hanno come protagonista Jamie Saintclair, esperto nel recupero di opere d’arte.