La morte è il mio mestiere




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Michael Connelly

Editore: Piemme

Traduzione: Alfredo Colitto

Serie: Jack McEvoy

Genere: Thriller

Pagine: 368 p. R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. «Per molto tempo, in passato, avevo detto che la morte era il mio mestiere. Adesso sapevo che lo era ancora.» Per Jack McEvoy la cronaca nera è stato il mestiere di una vita. Ha raccontato le storie più cupe, inseguito i killer più sfuggenti, fino a ritrovarsi lui stesso faccia a faccia con la morte. Il fiuto da reporter ce l’ha nel sangue, anche se ormai va a caccia di storie di ben altro genere. Ma la morte, a quanto pare, non ha chiuso i conti con lui. Quando una donna con cui McEvoy ha trascorso una notte sola, dopo averla conosciuta in un bar un anno prima, viene ritrovata senza vita, il giornalista finisce suo malgrado tra i principali sospettati di quel crimine particolarmente brutale. A quel punto, tornare a indagare – a dispetto dei moniti della polizia e del suo editore – è per lui non soltanto un istinto, ma una necessità. Ben presto, arriva a una scoperta agghiacciante che collega quell’omicidio ad altre morti misteriose in tutto il Paese: uno stalker dà la caccia alle donne, selezionandole sulla base dei loro dati genetici. McEvoy capisce di trovarsi di fronte a una mente criminale diversa da qualunque altra mai incontrata: qualcuno che conosce le sue vittime meglio di quanto loro conoscano stesse. Attraverso una ricerca nei meandri più oscuri del web e con l’aiuto di una vecchia conoscenza – l’ex agente dell’FBI Rachel Walling -, McEvoy intraprende una folle corsa contro il tempo. Perché il killer ha già scelto il suo prossimo obiettivo ed è pronto a colpire ancora.

Recensione

La morte è il mio mestiere, ci guadagno da vivere, ci costruisco la mia reputazione professionale. Io tratto la morte con la passione e la precisione di un becchino…”.

Ho sempre pensato che il segreto nel trattare con la morte consistesse nel tenerla a debita distanza. Questa era la regola: mai permetterle di avvicinarsi sino a sentirne il fiato sul collo.” (Brani tratti da “Il poeta” – Michael Connelly 1996)

Così, tanti anni fa (ed evito di dirvi quanti perché sono una signora), è cominciata la mia avventura con Michael Connelly.

Proprio con le frasi iniziali del libro “Il poeta”, mi sono innamorata inesorabilmente di quest’autoree del suo stile e, cosa importantissima, mi si è spalancato un portone sul genere thriller.

Un unico fatto, se vogliamo, differisce fra ciò che è stato allora e ciò che è avvenuto adesso: “Il poeta” è stato un incontro fortuito in una delle tante librerie fronte spiaggia, “La morte è il mio mestiere” invece, era da tempo un appuntamento programmato a cui non avrei mai rinunciato, per nulla al mondo.

Voi non sapete l’emozione, nel riprendere in mano un filo magico che tanti anni prima avevo raccolto, che poi ho ritrovato tredici anni dopo con “L’uomo di paglia” e che adesso, di nuovo è arrivato dirompente più che mai, con un Jack McEvoy determinato a non farsi schiacciare dalle ingiustizie e, soprattutto, dalla scelta di intraprendere la strada più semplice scelta dai detective incaricati del caso, nel quale si ritroverà suo malgrado coinvolto.

Qual è la molla più potente, quella che riesce a spingerci verso l’estremo, costringendoci a fare anche ciò che forse non sarebbe giusto, ma che ci permette di sentirci vivi più che mai?

A mio avviso il bisogno di sopravvivenza che è insito in ognuno di noi e che si attiva immediatamente, non appena il nostro cervello si rende conto del rischio che stiamo correndo.

Per McEvoy, ormai da tempo dipendente di FairWarning, una rivista online che difende i consumatori dalle truffe e dai pericoli, i tempi della caccia agli assassini sono finiti da un pezzo.

Tutto cambia però, nel momento in cui rischia di essere fagocitato lui stesso dalla macchina della giustizia.

Mettiamoci delle coincidenze, dei poliziotti prevenuti e abbastanza superficiali, la curiosità di un giornalista che dentro di sé ha ancora l’istinto del cacciatore e che non ha nessuna intenzione di rivestire il ruolo di preda, e il gioco è fatto.

Sapevo di avere per le mani qualcosa, ma non riuscivo a definirne i contorni e non sapevo come proseguire.”

Jack ormai lo sapete, ha sempre seguito l’odore del sangue, perché è un cronista bravo e accurato e perché, se prima non lo fosse stato abbastanza, dopo la storia del killer soprannominato “il poeta”, ha dovuto fare di necessità virtù e tirare fuori il meglio, oltre ad imparare all’istante come muoversiper poter giungere alla verità. Certo, inizialmente era motivato da qualcosa che lo ha dilaniato e allo stesso tempo, spinto a tal punto che al tutto ha dovuto dare in fretta una nuova prospettiva per non rimanerne schiacciato, ma adesso i tempi sono diversi.

Sono ormai passati venticinque anni da tutto ciò, qualcuno in meno dall’uomo di paglia, e sicuramente ancora meno da quando non si occupa più di morti.

Vita tranquilla, libertà di gestione, stipendio quasi sempre regolare ma, adesso, di punto in bianco, sullo sfondo, una possibile incriminazione per omicidio che letteralmente rischia di cadergli sulla testa così, per un’avventura di una notte già dimenticata da tempo.

E ancora una volta, la necessità di seguire il suo istinto e di sentirsi nuovamente vivo.

Veramente.

Ci conoscevamo da venticinque anni e il nostro rapporto era stato fuoco e ghiaccio. Intenso e distaccato, intimo e professionale, passionale e, in ultima istanza, straziante. Mi aveva lasciato una ferita profonda nel cuore che non era mai guarita del tutto.”

Poiché cronista una volta, cronista per sempre, McEvoy inizierà a seguire le briciole di questaindagine che da subito si rivelerà ben più scioccante di quanto sembrava all’inizio, se non altro in termini di scie di sangue lasciate dal killer e, grazie anche all’aiuto della donna che praticamente ha da sempre condizionato la sua vita, si rimetterà in pista.

Ancora una volta Connelly mette in piedi una storia che si presenta come romanzo di fantasia ma, anche come fotografia di una realtà, quella del suo paese, che nonostante tutte le innovazioni che continua a creare, si dimostra debole nei confronti di certi temi, di importanza rilevante per la salvaguardia dei suoi cittadini.

L’autore ha affrontato il tema dell’etica riferita alla privacy personale, che qui riguarderà soprattutto il NOSTRO materiale genetico e sul peso personale, a livello globale, che sempre più assumerà il trattamento disattento di questi dati.

Connelly, che del resto è stato per lungo tempo un cronista di nera, non risparmia nulla, racconta e riporta in modo chiaro i fatti, proponendoci un ritratto allarmante di un’America che pur essendo tanto evoluta, moderna e aperta al futuro, non riesce a legiferare su temi di rilevanza come il rispetto e la salvaguardia delle informazioni personali, in un’era in cui oramai tutto, nell’arco di qualche click, se non opportunamente protetto, diventa di dominio pubblico, pur senza il nostro consenso.

La scrittura, come oramai ci ha abituato quello che per me è il maestro, si presenta scorrevole e accattivante, con una giusta tensione crescente, che spesso viene comunque smorzata dai personaggi, per poi aumentare nuovamente nell’impatto quando la storia lo pretenderà.

Passato e presente di McEvoy e Walling ci daranno la possibilità di rituffarci fra le loro storie, le loro vite, il loro oggi e forse, chissà, un loro possibile domani.

Ma non come potreste pensare voi.

“«Per molto tempo, in passato, avevo detto che la morte era il mio mestiere. Adesso sapevo che lo era ancora.»”

Fidatevi e credeteci, perché secondo me, quando la vita ti mette difronte a certe situazioni, forse vuole solo lanciarti un segnale nel tentativo di farti capire che ciò che stai facendo, non fa parte esattamente di te e del tuo modo di essere. E che forse sei ancora in tempo per cambiare.

Io aspetto, e vedremo se il tempo mi darà ragione.

A presto Mr. Connelly!

 

 

Michael Connelly


Nato a Philadelfia, il 21 luglio 1956 è uno dei più famosi scrittori di Thriller statunitense. Autore di molteplici successi, da uno di essi “Debito di Sangue” è stato anche tratto un film diretto ed interpretato da Clint Eastwood. Ha scritto molti libri aventi come protagonista Harry Bosch oltre ad alcuni con l’avvocato Mickey Haller. Per entrambi i personaggi sono state realizzate delle serie tv. Con il nuovo libro uscito a settembre 2018, Connelly vita ad un nuovo personaggio carismatico, Renée Ballard.

 

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