La notte vince sempre




A cura di Mirella Facchetti


Autore: Jacopo Cazzaniga

Editore: Macchione Editore

Genere: Giallo

Pagine: 134 nella versione a stampa

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Un viaggio nell’oscurità della provincia, che inizia nel buio di una notte e si conclude nel sole congelato di un’eclissi. Otto storie prendono vita in quella che è una immaginaria terra di confine sullo sfondo del parco del Ticino e del Lago Maggiore: una provincia disseminata di cascine abbandonate, fabbriche chiuse, case popolari e banchi di nebbia impenetrabili. Alcuni di questi personaggi vivono in un mondo desolato, in cui pare sia avvenuta una catastrofe. Tutti quanti, nella loro disperazione, sono in cerca di una guarigione che possa porre rimedio alla deformità che li accompagna, talvolta fisica e talvolta interiore. Sono predestinati ad un incontro che fornirà loro la salvezza o la dannazione, a seconda delle scelte compiute.

Recensione

Trovo sempre molto interessanti i libri che non ti lasciano, quei libri che, anche quando li posi, ti rimangono incollati per una frase, un’atmosfera, un’emozione che ti hanno regalato.

E con alcuni di questi racconti, brevi e potenti, ho trovato questa sensazione.

Ci sono storie che in poche pagine lasciano il segno, atmosfere che avvolgono, che pare di essere lì, nella nebbia, a un passo dal lago in compagnia dei personaggi. E ho trovato una scrittura a tratti poetica in cui è continuo l’alternarsi di speranza e di buio (dell’anima).

Alcuni racconti mi hanno proprio colpita, con il “groppo” in gola lì in agguato (Tyson. Bellissimo).

Non penso sia un caso se il primo capitolo si intitola buio e l’ultimo luce…

Assolutamente consigliato.

Jacopo Cazzaniga


Jacopo Cazzaniga, è nato a Gallarate (VA) nel 1986. Si è diplomato in sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e ha conseguito una laurea in Lettere Moderne a Milano. Oggi lavora come sceneggiatore e come fotografo. Nel 2017 ha ricevuto il premio Migliori Dialoghi al festival Cortinametraggio per la sceneggiatura del cortometraggio Al posto suo (diretto da Alessandro Sampaoli e prodotto da Officine/Ied/ Baxter) ed è stato tra i finalisti del concorso fotografico premio Riccardo Prina. La notte vince sempre è la sua prima raccolta di racconti.
 
 

Intervista


Innanzitutto complimenti e benvenuto su Thriller Nord, ti va di parlaci un po’ di te e di come nasce la tua passione per la scrittura? 

Mi chiamo Jacopo Cazzaniga e sono uno scrittore e uno sceneggiatore. Oggi la mia attività si divide idealmente tra la narrativa, con il mio libro d’esordio La Notte Vince Sempre che è stato premiato con una menzione speciale al Premio Chiara 2018 e oggi è pubblicato da Macchione Editore, e il cinema, per cui ho scritto sceneggiature di lungometraggi per case di produzione italiane e svizzere. Riguardo alla domanda, la mia passione per la scrittura è legata a doppio filo alla poesia. Non ci fossero stati i poeti come Giacomo Leopardi, Sylvia Plath e Oscar Wilde probabilmente non avrei fatto lo scrittore o forse sarei arrivato alla letteratura in maniera completamente diversa, chi lo sa. Quello che so è che al Liceo, in mezzo a tante materie scientifiche di cui faticavo a comprendere il linguaggio, la letteratura è riuscita a ritagliarsi uno spazio speciale nella mia vita. Il giorno in cui è morta mia nonna, per esempio, sono riuscito finalmente ad afferrare il senso espresso da Leopardi nella sua A Silvia, che prima mi era del tutto ignoto, distante e incomprensibile. Quel giorno di tanti anni fa, mentre al funerale intrattenevo un dialogo mentale con la mia defunta nonna proprio come il poeta con la sua amata dirimpettaia morta di tisi giovanissima, ho capito che la poesia e la letteratura avevano il potere di trasformare il nostro dolore in un nuovo messaggio d’amore. Questa scena che ho appena raccontato risale a circa quindici anni fa e a riguardarla oggi sembra quasi preistoria. Ma la mia fondazione di scrittore, la scelta di dedicare ore, giorni e settimane alla scrittura inizia lì. Ovviamente poi in mezzo c’è stato di tutto. Dopo il Liceo mi sono iscritto a Lettere, perché in base a quanto detto mi sembrava la scelta più ovvia. Poi, gli ultimi anni di università, indeciso se proseguire sulla via dell’insegnamento o del giornalismo, ho cambiato ancora una volta le carte in tavola. Ho fatto domanda al Centro Sperimentale di Cinematografia e sono stato ammesso, dopo un lungo test di ingresso, al corso di sceneggiatura nella scuola di cinema più prestigiosa e antica d’Italia. Ecco, possiamo dire che la seconda e importante svolta sia avvenuta proprio in quegli anni. All’interno dei tre anni di corso ho affinato le mie capacità e soprattutto ho fatto ordine in mezzo al marasma che caratterizzava la mia produzione fino a quel momento, per individuare quali fossero i miei temi come scrittore e di conseguenza gli autori di riferimento. Parlo di Alice Munro, di Bret Easton Ellis, Salinger, Carver. Riguardo ai miei temi, invece: tutto ciò che è “sotterraneo”. Le radici, i segreti, le tombe, l’acqua, il calore, la storia, la terra. Ho trovato nel realismo magico un linguaggio per esprimermi; un modo di raccontare che fosse da un lato iperrealistico ma che dall’altro non rinunciasse e elementi sovrannaturali, il tutto in una cornice di mistero, che per certi versi ricorda la narrazione thriller di True Detective e dall’altra si lega al racconto noir, più nel senso cromatico del termine. Racconti ambientati spesso di notte, in mezzo alla nebbia, nelle lande desolate che costituiscono una trasfigurazione narrativa della regione insubrica, grossomodo del territorio compreso tra il lago maggiore e il parco del Ticino, in cui si raccontano le storie di otto personaggi in attesa di un’eclissi di sole tra episodi paranormali, voci, visioni, angosce diffuse.

Come è nata l’idea di questi racconti? E cosa ci puoi dire del “fil rouge” che unisce in modo circolare i singoli racconti? 

L’idea di questi racconti nasce proprio con quello che attualmente rappresenta il terzo capitolo: Necropoli. Sono partito da ciò che avevo intorno in quel momento per fare un salto di fantasia e porre le basi di ciò che un giorno sarebbe diventato il libro, anche se allora ancora lo ignoravo e mi ero avvicinato a quella materia come si fa con un esperimento, senza alcuna committenza, soltanto con grande libertà. La “materia” era appunto quella di un piccolo bar sulla statale del Sempione vicino a Castelletto Ticino. Tra i clienti c’era un anziano che, sospinto dal vino che aveva in corpo, raccontava del giorno in cui sua moglie era venuta a mancare e della notte in cui era tornata a fargli visita sotto forma di fantasma. Qualche tavolo più in là c’era un giovane ragazzo, mio conoscente, anche lui incline all’alcool e con una storia famigliare difficile, piagato da una brutta malattia che rendeva ogni sua giornata una vera e propria sfida. Intorno a loro soltanto la nebbia, il traffico inesorabile del Sempione, le colline di Dormelletto e il rumore del fiume. Ho preso questi due personaggi e li ho uniti a un terzo, precisamente al nonno di un mio caro amico, che si diceva avesse uno strano “potere” nelle mani e fosse in grado di guarire i mali della gente con la sola imposizione. Quello che ne è venuto fuori rappresenta la prima pietra su cui è stata edificata la raccolta. In qualche modo, senza saperlo, avevo trovato un mondo in cui ambientare le mie storie: appunto, quello sopraccitato tra il Ticino e il Lago Maggiore, e ne avevo anche delineato il formato – quello del racconto breve – oltre che il genere, sospeso tra il mistero, il realismo crudo e l’elemento paranormale. Da lì in poi, il libro è cresciuto con l’introduzione di altri racconti e ha guadagnato anche un filo rosso che unisce tutte le storie e rende questa raccolta più vicina a quello che potremmo definire un “romanzo di racconti”. Negli otto capitoli che costituiscono il libro, infatti, ci sono degli elementi che ritornano: l’eclissi, che è sempre più vicina. E soprattutto il personaggi di Tommy, che costituisce una figura a metà tra un narratore e un protagonista. Tommy infatti di lavoro fa il letturista della luce e viene mandato nella case più vecchie a leggere i contatori e prendere nota dei consumi. Questo accade, non a caso, in un libro che si intitola “La Notte Vince Sempre” e in cui i titoli dei racconti vanno da un primo “Buio” fino al conclusivo “Luce”. Ogni volta che Tommy entra in una casa, si imbatte nella storia che ci verrà raccontato in quel capitolo. Questo viaggio, dall’oscurità al chiarore, racconta di un mondo desolato in cui pare sia avvenuta una catastrofe: una provincia disseminata di cascine abbandonate, fabbriche chiuse, case popolari e banchi di nebbia impenetrabili. E tutti i personaggi sembra no quasi essere predestinati a un incontro che gli fornirà la salvezza o la dannazione, a seconda delle scelte fatte nella loro vita.

Stai lavorando ad altri progetti? Puoi anticiparci qualcosa? 

In questo momento non sto lavorando a un seguito del libro in senso stretto, ma a una “traslazione” verso un altro medium: quello delle serie televisiva. Mi piacerebbe partire da uno dei racconti presenti nel libro (non dico quale ma si accettano scommesse) per costruire una serie tv di otto puntate, ispirata ai temi e agli elementi che contraddistinguono il libro: il folklore, l’oscurità, la nebbia, il genere thriller (o meglio, “crime” in senso televisivo) e i luoghi della provincia di Varese, che a mio parere si candidano ad essere uno scenario perfetto per una serie di genere giallo. In parallelo, ovviamente prosegue l’attività di scrittore di racconti brevi con una nuova raccolta attualmente in produzione, oltre che il soggetto di una commedia cinematografica, distante dal mio “mondo” in quanto a temi e ambientazione, che è attualmente in attesa di una produzione.

Jacopo Cazzaniga