La pietra lunare




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Sujata Massey

Traduzione: Laura Prandino

Editore: Neri Pozza

Genere: Romanzo storico, giallo

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. India, 1921. È appena finita la stagione delle piogge a Satapur, un minuscolo stato fra i monti del Sahyadri non più esteso di un centinaio di chilometri quadrati. Circondato da una lussuriosa vegetazione, il palazzo di Satapur ambisce a essere un luogo paradisiaco, ma da qualche tempo una strana maledizione sembra gravare sulla famiglia reale: sua maestà Mahendra Rao è morto di colera poco prima che suo figlio, il principe Pratap Rao, venisse ferito mortalmente nel bel mezzo di una battuta di caccia con lo zio e altri dignitari di palazzo. L’ultimo erede maschio ancora in vita, il maharaja Jiva Rao, ha solo dieci anni, motivo per cui le decisioni di stato vengono prese dal primo ministro e da un agente politico britannico, Colin Wythe Sandringham, responsabile del benessere dei figli del defunto maharaja e della sua vedova. Mr Sandringham si trova però dinnanzi a un problema di non poco conto: da qualche tempo è sorto un forte contrasto fra le due maharani, la regina vedova e la suocera, in merito all’istruzione del giovane principe. Una faccenda risolvibile con una semplice visita, se non fosse che il purdah, l’isolamento osservato dalle maharani, glielo impedisce. Dal momento che le purdahnashin non parlano con gli uomini, Mr Sandringham si vede costretto a rivolgersi all’unica persona in grado di aiutarlo: Perveen Mistry, la prima donna avvocato di Bombay. Un anno prima, Perveen si è distinta sgrovigliando un caso simile a Malabar Hill. Ora è determinata a portare la pace nella casa reale, ma non passerà troppo tempo prima che la giovane si renda conto di essere finita in una trappola: il palazzo di Satapur è infatti un luogo insidioso, in cui vanno in scena sanguinosi giochi di potere e dove si consumano atroci vendette causate da antichi risentimenti. Chi c’è realmente dietro la misteriosa maledizione che grava sul palazzo? E come potrà, Perveen, proteggere il principe ereditario? Secondo e attesissimo capitolo della saga Le inchiestre di Perveen Mistry, La pietra lunare di Satapur è un nuovo, avvincente giallo con protagonista Perveen Mistry, l’impavida eroina che si batte per la verità e i diritti delle donne.

Recensione

Sono due le protagoniste del bel romanzo di Sujata Massey “La pietra lunare di Satapur”. Una è la giovane e intrepida avvocatessa Parveen Mistry e l’altra è l’India, paese di millenaria cultura e che sembra destinato a rimanere statico nella sua anima misteriosa e che invece in una generazione vedrà cambiare radicalmente la sua storia.

Il romanzo è ambientato nel 1921, periodo in cui “il governo britannico aveva potere sul cinquanta per cento circa del subcontinente, mentre il resto dell’India era un mosaico di stati, staterelli e territori governato da hindu, musulmani e qualche sikh. In cambio della loro parziale indipendenza dal dominio britannico, le famiglie reali versavano cospicue tasse agli inglesi”.

Questo è lo sfondo storico in cui agisce Parveen Mistry, ragazza intraprendente e già protagonista dell’indagine narrata nel primo libro della serie, “Le vedove di Malabar”.

Parveen, primo avvocato donna di Bombay viene mandata nel piccolo stato di Satapur per sbrogliare una questione familiare riguardante il piano di studi del giovane marahaja Jiva Rao.

Quando però arriva a corte l’avvocatessa si accorge che ci sono palpabili tensioni tra le due donne che detengono il potere e che alcuni membri della famiglia reale sono morti misteriosamente.

L’istinto da detective di Parveen la porta ad indagare in maniera cauta ma incisiva e da alcuni labili indizi e semplici supposizioni riesce a capire cosa è successo veramente nel regno di Satapur.

C’è un caldo fascino nelle indagini di Parveen, ragazza di etnia parsi ma laica e moderna che affronta tutti i problemi con fiducia nei suoi mezzi e che metaforicamente rispecchia le speranze dell’India, nazione in bilico tra passato e futuro.

Sujata Massey ci offre un magnifico affresco storico mostrandoci una nazione in procinto di raggiungere un punto di svolta importantissimo ma legato a tradizioni e comportamenti ancora feudali.

Solo 26 anni dopo i fatti narrati infatti l’India raggiunse l’indipendenza da Regno Unito grazie anche al Mahatma Gandhi, di cui una principessa di Satapur tiene un poster a testimonianza della battaglia per i diritti civili che impegna tanti indiani compresa anche Parveen Mistry.

Oltre a queste tematiche politiche e sociali “La pietra lunare di Satapur” emana suggestioni letterarie provenienti dai grandi libri di Rudyard Kipling come “Kim” e di Edgard Morgan Forster come “Passaggio in India”.

Un’altra influenza letteraria è data dal titolo in quanto richiama immediatamente il capolavoro di Wilkie Collins “La pietra di Luna” (The Moonstone) pubblicato nel 1868, che fu definito da Thomas Stearns Eliot “Il primo, il più lungo e il migliore dei romanzi polizieschi inglesi.”

“La pietra di luna”, considerato uno dei 100 romanzi migliori nella storia del giallo, racconta del furto della gemma omonima che una volta era stato l’occhio di un idolo indiano.

Alla fine del libro di Collins un gruppo di bramini indiani recuperano la preziosa gemma e la riportano in patria per restituirla al culto dei fedeli indù.

Anche la pietra lunare di Satapur viene rubata dal palazzo reale e durante l’inchiesta viene riportata alla legittima proprietaria e, anche se nel romanzo non viene esplicitato, mi piace pensare che sia sempre lo stesso gioiello che da tanti anni ispira intriganti romanzi.

 

 

Sujata Massey


è nata in Inghilterra da madre tedesca e padre indiano. Cresciuta negli Stati Uniti, ha studiato scrittura alla Johns Hopkins University, ed è stata reporter per il Baltimore Evening Sun. Dopo aver soggiornato a lungo a Tokyo, ha scritto The Salaryman’s Wife, il primo libro della serie mystery di Rei Shimura che le è valso, tra gli altri, l’Agatha Award, l’Edgar Award e la pubblicazione in 18 paesi. Con Neri Pozza ha pubblicato L’amante di Calcutta. Vive a Washington con la famiglia.

 

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