La segretaria




Recensione di Giuditta Pontini


Autore: Renee Knight

Traduzione: Rachele Salerno

Editore: Piemme

Genere: Thriller, Suspance

Pagine: 283

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Christine Butcher. È la tua segretaria, o personal assistant come si dice oggi. Ti fidi di lei. Da più di dieci anni accompagna le tue febbrili giornate in ufficio, controlla la tua agenda, e forse conosce anche te, la bella, famosa Mina Appleton, meglio di quanto tu stessa ti conosca. Caffè fino a mezzogiorno, tè nel pomeriggio, e dopo le sei nient’altro che whisky: la tua segretaria non sbaglia mai. Come faresti senza di lei? Christine è insostituibile: in questi anni, mentre prendevi in mano la guida del tuo impero di supermercati eliminando per sempre tuo padre, lei era lì. Qualche passo dietro di te, silenziosa come un topo, attenta a notare ogni cosa. Ogni segreto sussurrato, ogni informazione scambiata, ogni sguardo carico di significati. Tu le sei grata, davvero. Eppure, ogni tanto, ti si affaccia nella mente un pensiero. Fin dove arriva la lealtà di Christine Butcher? Quale prezzo ha la sua dedizione? Fino a che punto ognuno dei tuoi sporchi segreti sarà al sicuro con lei? Perché forse, senza volerlo, in tutti questi anni non hai capito chi è davvero la tua segretaria. Forse l’hai sottovalutata. E adesso… sei pronta ad affrontare Christine Butcher?

Recensione

Dopo il grande successo di “La Vita Perfetta “, Renèè Knight ritorna con la sua graffiante pennaregalarci una bella notte insonne con il suo ultimo romanzo, dal titoloLa Segretaria”. 283 pagine di puro piacere. Il libro è un thriller, ma ha una struttura estremamente particolare, della quale parleremo dopo.

Iniziamo col presentare le due protagoniste: Mina Appleton e Christine Butcher, ovvero:  capacarismatica ed indiscussa di una notissima catena di supermercati la prima. Fedele e solerte personal assistant, o più comunemente segretaria, la seconda.

A Christine Butcher, donna riservata, insicuraed insignificante, non sembra vero di essere stata scelta da una personalità di spicco come Mina Appleton, per andare a sostituire la figura della segretaria uscente, avendo l’occasione di fare da assistente personale alla presidentessa di uno dei colossi inglesi più famosi degli ultimi anni.

Christine ha 25 anni, è giovane ed inesperta, ma ha molta voglia di imparare e, soprattutto, fin dasubito vede Mina Appleton così come tutti gli altri la vedono: come una dea, una donna che non deve chiedere mai, una figura di spicco che può, con il suo charme e la sua intelligenza, otteneretutto quello che vuole.

La sconfinata ammirazione che Christine prova per la sua superiore, la porta ben presto a fare di tutto, pur di diventare un elemento essenziale non tanto per l’azienda, quanto per Mina stessa. Lentamente, l’abnegazione per il lavoro va a sostituirsi all’attenzione per la vita privata, l’organizzazione dell’agenda di Mina va a sovrapporsi al tempo da dedicare agli impegni personali.

Se Mina chiama, Christine arriva. Anche se questo significa trascurare il proprio marito e la propria figlia adolescente. La prima parte del romanzo è incentrata sulla descrizione delle mansioni di Christine come personal assistant di Mina.

Attraverso la descrizione delle giornate lavorative della segretaria, ricostruite anche attraverso i dialoghi fra lei e la sua superiore, Reneè Knight comincia a tratteggiare questi due personaggi dandoci, lentamente, tutti gli elementi che ci servono per poterne tracciare un profilo psicologico.

Mina è una donna algida, egoista, sicura di , con uno spiccato senso per gli affari ma, soprattutto, è pronta a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Al grande charme di quest’ultima, la Knight contrappone la misurata efficienza di Christine che, per quanto qualificata e solerte nell’eseguire i propri compiti, rimane pur sempre una segretaria.

L’insoddisfazione ed il senso di inferiorità di Christine non vengono però da quest’ultima scientemente razionalizzati, e si trasformano in un’inconscia adorazione e sottomissione nei confronti della figura di Mina, la cui stima ed approvazione diventano ben presto i metri di giudizio che Christine utilizza per valutare il proprio valore.

A tratti, questa prima parte del libro mi ha fatto pensare alle figure di Miranda Priestley ed Andrea Sachs nel film “Il Diavolo Veste Prada”. Con la differenza che, mentre Andrea, pur avendo il desiderio di migliorarsi ed ottenere approvazione, riesce a distinguere il confine fra la propria individualità personale ed il proprio ruolo professionale, Christine invece non ce la fa.

Ha una stima di se stessa talmente scarsa, una pregnanza della propria persona talmente sfocata e nebulosa, da ricercare inconsciamente il proprio confine all’interno del posto di lavoro. Questo la porta, lentamente, a proiettare il suo bisogno di essere approvata e considerata nella figura della donna che, secondo lei, possiede qualità che a lei mancano: Mina Appleton. E, mano a mano che la storia va avanti, questa zona erronea del comportamento di Christine diventerà sempre più evidente.

Gli anni che passano cementificano sempre di più questa spersonalizzazione, portando la protagonista a non essere in grado di distinguere il piano personale da quello professionale, sia per quanto attiene alle proprie iniziative personali, sia per ciò che riguarda la valutazione nel merito della congruità delle richiestefatte dalla sua superiore. E si sa che, quando l’idealizzazione del nostro mito è pressochè totale, come accade a Christine nei confronti di Mina, si tende a voler vedere solo quello che fa comodo vedere.

Ci sono piccole cose, nella vita di tutti i giorni. Un nome in più in un’agenda, un viaggio non precisato nel bel mezzo della settimana lavorativa, un immotivato rifiuto ad incontrare una certampersona. Cose che Christine, avendo accesso agli elementi lavorativi della vita di Mina, non può non vedere.

Renèè Knight è bravissima a creare nel lettore un’ambivalenza allucinante nel modo di percepire il personaggio di Christine: in certi tratti del libro, il lettore avrebbe voglia di prenderla e scrollarla, di dirle “ma porca miseria, fatti una vita, non sei mica stupida!” ma, arrivati a questo punto, l’autrice punta il fuoco sull’elemento empatico. E così da un banale dialogo, o da un banale ricordo, la Knight fa fuoriuscire elementi del passato della protagonista, che portano il lettore anche a solidarizzare con lei.

Ma l’autrice non si accontenta di questo: prima fa cuocere il suo lettore a fuoco lento, giocando con l’ambivalenza di emozioni suscitata dal personaggio di Christine. Poi, ad un certo punto, crea del lettore un’esasperazione tale verso la segretaria, che il lettore dice “basta, lo chiudo”. Nel momento in cui il senso di fastidio e di quasi noia instillato raggiungono l’apice, illibro cambia bruscamente rotta. Ed ecco che Christine, la stupida Christine, la docile Christine, Christine la segretaria, Christine la patetica perdente, diventa molto più simile a Mina di quanto lei stessa in primis, e poi anche il lettore avrebbero mai potuto immaginare. Cosa possono fare, isegreti? Ma soprattutto, cosa può fare l’indifferenza?

Cosa può produrre, in una persona che è statapronta a tutto, anche a mentire, raggirare, ingannare e trascurare se stessa, l’amara consapevolezzadi essere solamente stata usata?

Il libro è molto interessante perchè la Knight, attraverso un thriller semplice, dalla trama non troppo complicate, analizza alcuni aspetti essenziali delle debolezze e delle relazioni umane, facendo aleggiare implicitamente sullo sfondo anche il grande dilemma dell’incertezza, dell’instabilità, del fatto che tutte le persone, anche quelle che hanno fatto i più strenui sforzi, siano in realtà costantemente sostituibili.

Lo stacco netto fra la lentezza della prima parte del libro e la velocità della seconda è la cornice simbolica che riproduce l’enorme falla nell’animo di Christine. Perchè, del resto, si sa…le acque chete sono anche le più pericolose…..buona lettura a tutti!!!!

Reneè Knight


Reneè Knight: Inglese, ha lavorato a lungo come documentarista per la BBC, prima di dedicarsi alla scrittura. Con Piemme ha pubblicato La vita perfetta (2016), La segretaria (2018)

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