La settima funzione…




La settima funzione del linguaggio

Recensione di Michela Alfano


Autore: Laurent Binet

Traduzione: Anna Maria Lorusso

Editore: La nave di Teseo

Genere: Giallo

Pagine: 454

Anno di pubblicazione: 2018

 

 

 

 

Sinossi. Il grande studioso Roland Barthes giace riverso per la strada, investito da un furgone della lavanderia, il 25 febbraio 1980, appena dopo un pranzo con François Mitterrand. L’ipotesi è che si tratti di un omicidio: negli ambienti intellettuali e politici, nessuno è al di sopra di ogni sospetto. È così che ha inizio la spericolata e avvincente ricerca della verità da parte del commissario Bayard, incaricato del caso, e di Simon, un giovane studente “reclutato” da Bayard per sfruttare le sue conoscenze nel mondo universitario. Insieme, incontreranno il presidente Giscard all’Eliseo, Foucault tra lezioni in aula e saune per omosessuali, Bernard-Henri Lévy alle prese con donne da sedurre e anziani colleghi da onorare, e si imbatteranno nei nuovi membri di una società segreta in cui, alla fine di ogni sfida, al perdente viene tagliato un dito. Seguendo la pista di un intrigo internazionale che vede affrontarsi spie bulgare, russe e giapponesi, Bayard e Simon arriveranno a Bologna, dove incroceranno Umberto Eco, Michelangelo Antonioni e Monica Vitti. Sfioreranno persino la bomba alla stazione, prima di partire di nuovo e attraversare l’Atlantico alla ricerca di un documento misterioso che potrebbe risolvere il caso. In pochi mesi, Simon viene trascinato in più avventure di quelle che avrebbe mai immaginato di affrontare in tutta la vita: come in un romanzo, più che in un romanzo.

 

 

Recensione

C’è uno studioso esistito veramente e morto veramente in quel modo (investito da un furgone della lavanderia) e poi c’è tutta la vicenda che Binet costruisce intorno a questo episodio, attingendo alle cose più disparate: la storia degli anni ’80, la filosofia, le biografie di altri studiosi e,in larga parte, la sua fantasia. Il risultato è un quadro impossibile da ascrivere a questa o a quella corrente. Pennellate di giallo classico, con l’indagine sulla morte da cui (forse) tutto ha origine.

Qualche tocco di spy story, con i loschi figuri dall’accento bulgaro o gli occhi a mandorla che fanno capolino in ogni scena, spesso lasciandosi dietro qualche cadavere e facendo immaginare una intricata trama internazionale.

Leggere sfumature di splatter, con una misteriosa società segreta i cui membri si combattono con le armi della retorica per scalarne la gerarchia. Infine, una buona dose di ironia demenziale. Il tutto condito da lunghe e particolareggiate digressioni di semiologia.

I due protagonisti sono una coppia apparentemente mal assortita: da un lato abbiamo Jacques Bayard, l’investigatore esperto e disincantato, abbastanza tipico, che ben presto, però, si rende conto di muoversi su un terreno a lui sconosciuto e che non fa mistero di detestare.

Dall’altro, abbiamo Simon Herzog, l’intellettuale brillante e un po’ sfigato (secondo gli standard dell’investigatore) che si trova suo malgrado ad affiancarlo e a guidarlo su quel terreno, dopo aver dato prova di grande acume (alla Sherlock Holmes, per intenderci) al Presidente Valéry Giscard d’Estaing in persona.

A questi si affiancano altri personaggi di fantasia minori e personaggi reali: politici e intellettuali che dominavano le rispettive scene, continentali e d’oltreoceano, negli anni ’80, che Binet si diverte a caratterizzare in modo alquanto improbabile.

Così, guidati da un narratore che non cerca in alcun modo di rendersi discreto, seguiamo Simon e il Commissario Bayard da Parigi a Bologna, fino a Ithaca (New York), passando per Venezia e Napoli, sulla pista di una fantomatica settima funzione del linguaggio e di tutti i personaggi che vorrebbero metterci le mani, impedendo al contempo agli altri di fare altrettanto.

Non certo una lettura da ombrellone, per così dire: in alcuni passaggi le citazioni colte sono veramente pesanti. Tuttavia la storia, vista nel suo insieme e senza la pretesa di essere presa sul serio, funziona, e funzionano i personaggi, se tali li consideriamo, anche quando si chiamano Umberto Eco.

 

 

 

Laurent Binet


Laurent Binet: Laurent Binet è ricercatore e professore di Letteratura in Francia. Il suo romanzo di debutto, HHhH, ha vinto il Prix Goncourt Opera prima ed è stato pubblicato in oltre quaranta paesi. La settima funzione del linguaggio, frutto di cinque anni di lavoro, è in corso di traduzione in venticinque paesi, ha venduto oltre 150.000 copie solo in Francia e ha vinto il Prix Interallié e il Prix du Roman Fnac.