La vita finora




Recensione di Manuela Fontenova


Autore: Raoul Montanari

Editore: Baldini+Castoldi

Pagine: 299

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2018

C’è un paesino, in una valle un po’ isolata non molto distante dalla cosmopolita Milano. Quattrocento anime, pochissimi giovani e una scuola, un istituto di grande (e passato) prestigio prossimo alla chiusura, con un solo insegnante e un preside ormai stanco e malato.

A Milano invece c’è un giovane professore, Marco Laurenti, trentacinque anni e una vita di precariato nell’insegnamento che, rassegnato a un altro estenuante anno di supplenze e lezioni private, accetta con qualche perplessità di colmare le lacune dell’Istituto Mafezzoli: insegnerà italiano, storia, geografia e inglese a una classe di quattordici alunni di età mista.

Soltanto un anno, confinato in un piccolo paese sconosciuto. Ma si sbaglia di grosso a pensare che lo scoglio più grande sarà adattarsi a vivere in questa piccola realtà. Marco dovrà fronteggiare non solo la chiusura dei “valligiani” ma anche un gruppo di bulli, adolescenti più grandi della loro età anagrafica, figli della propria epoca, nei quali internet, smartphone e cyberbullismo hanno esercitato effetti devastanti.

Anche al di fuori della scuola la situazione è al limite della normalità: Marco ha un vicino di casa, un maggiore dell’esercito serbo, un ex criminale di guerra che vive in anonimato, che lo turba e allo stesso tempo lo attrae.

La lotta è giornaliera; non si tratta di riempire le menti di date e nozioni, ma di salvarle dalla perversione che sembra averle prese in ostaggio. C’è Rudy, il leader, figlio di un uomo malvagio e potente; c’è il pazzo che crede di essere un vampiro; ci sono due ragazze: un’istigatrice e una poco più che bambina, ignara del pericolo che la minaccia.

È una realtà incredibilmente contorta, difficile da accettare e comprendere anche per Marco: ci vuole poco per capire che dietro le bravate di bulletti di paese si nasconde un intento malvagio che sfocia in satanismo, violenza e droga.

È questo il male? È il male dei nostri tempi? Marco si trova nel mezzo: un criminale di guerra e una banda di ragazzini esaltati. Non si può combattere il male senza sporcarsi le mani, bisogna affondarci e poi risalire, sperando che nel fondo, qualcosa di buono sia rimasto.

Ma la storia non seguirebbe la giusta direzione se anche Marco non si trascinasse dietro le sue ombre. Una disastrosa situazione familiare, due genitori aridi, egoisti e prepotenti che hanno influenzato la sua personalità, le scelte fatte e i rapporti interpersonali. Difatti, è una persona lacerata da profonde contraddizioni e, come gli viene fatto notare,

“Lei è giovane, professore, a trentacinque anni si è ancora così vicini alla propria adolescenza. Forse non ne usciamo mai, dall’adolescenza, si rimane sempre lì mentre gli anni passano e il corpo invecchia”

Lui è l’adulto, ma i suoi conflitti irrisolti, lo rendono vulnerabile, soprattutto agli occhi di Rudy, che ha sedici anni ma sembra saperne più degli altri e che è forse l’unico a capire quanto siano vicini, seppur distanti.

Cosa c’è in questo romanzo?

Usando un gergo che va molto di moda, “Tanta roba”. Montanari ha affrontato una tematica spinosa ma terribilmente attuale, il bullismo, che sfruttando la potenza del virtuale, dei social, delle reti di comunicazioni illimitate a disposizioni di persone non in grado di capirne la portata, si trasforma in un’arma pericolosissima e fuori controllo.

Ne è piena, la cronaca recente, di fatti legati alla diffusione in rete di materiale destinato a ben altro scopo. Abbiamo nomi e volti di persone che hanno scelto soluzioni estreme per sfuggire alla gogna mediatica: dietro a un pc, si immagina una realtà virtuale, senza impatto nella vita reale, ma le conseguenze per chi ne cade vittima sono a volte irreparabili.
Ogni epoca ha i suoi vizi, i suoi ritmi e i suoi mali: ma cosa significa essere adolescenti nell’epoca di Facebook, Youtube e company?

“Il problema degli altri, di quasi tutti i ragazzi che oggi hanno tredici o sedici anni, è che ormai non vedono più i confini tra virtuale e reale. Non capiscono che quello che fanno nel mondo virtuale, per esempio postare su Facebook il video di una compagna sulla tazza del cesso, ha delle ricadute nel mondo reale, cioè lei si vergogna così tanto che è capace di buttarsi dalla finestra”

Il Male si insinua durante tutta la narrazione, assumendo le forme che più lo caratterizzano: è il maggiore Novak? È la gang di Rudy? Sono gli ottusi genitori del paese, pronti a coprire le nefandezze dei figli, o meglio ancora giustificarle?

A combatterlo c’è Marco, un gran bel personaggio. Mi sono andata costruendo una mia opinione durante la lettura, ma è stata un’altalena di sentimenti: sono passata dal fastidio all’ammirazione: in alcuni momenti mi sembrava un codardo, un superficiale, e poco dopo mi stupiva con una forza di carattere che mai gli avrei attribuito. Se un autore riesce a suscitare tanta confusione nel lettore, per me ha fatto un bel lavoro. Non c’è prevedibilità; mentre stai leggendo puoi solo affidarti a lui e sperare che faccia la cosa giusta.

Voglio però avvisarvi che non è un romanzo di facile lettura: non aspettatevi di rilassarvi con un libro e una bella tazza di tisana. I temi trattati sono aspri, a volte scomodi. Montanari non lesina sulle descrizioni, e sono felice che non l’abbia fatto: quella che ci racconta è una realtà concreta, va guardata esattamente com’è; i filtri o i giri di parole non trovano spazio, qui.

Ve lo consiglio? Assolutamente sì!

Raul Montanari


Ha pubblicato una ventina fra romanzi, saggi e libri di racconti. Fra i più noti, i romanzi La perfezione (1994), Chiudi gli occhi (2004), L’esistenza di dio (2006), La prima notte (2008), Strane cose, domani (2009, Premio Bari, Premio Siderno e Premio Strega Giovani), tutti pubblicati da Baldini & Castoldi, oltre che Il regno degli amici (2015, premio Vigevano, finalista premio Scerbanenco), e il saggio Il Cristo zen (2012).