L’altra donna




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Cristina Comencini

Editore: Einaudi

Genere: narrativa

Pagine: 175

Pubblicazione: 29 settembre 2020

Sinossi. Non è detto che quando gli amori si complicano ci sia sempre qualcuno destinato a perdere. E non è neppure vero che, se due donne hanno in comune lo stesso uomo, debbano per forza essere rivali. Un gioco di specchi che racconta guerre silenziose, feroci confronti generazionali e improvvisi gesti di dolcezza. Perché anche nel peggiore dei sabotaggi, in fondo, si può nascondere la chiave per salvarsi

«Se un’altra donna ti dice qualcosa sull’uomo che ami, deve farsi attraversare dallo stesso dolore che provi tu, non può restarne fuori o argomentare con distacco. Da un uomo è accettabile, da una donna no, perché è un’altra te stessa».

Elena è giovane, Pietro è molto piú vecchio di lei. Ma si sono scelti, e dalla loro relazione hanno deciso di tener fuori le ferite della vita di prima: fanno l’amore con il gusto di chi scopre tutto per la prima volta, bevono caipirinha quando lui torna tardi, si concentrano sull’ebbrezza del quotidiano. Quando Maria, l’ex moglie di Pietro, riesce a conoscere Elena con un inganno, la vita si complica per tutti. Le due donne si raccontano, si confidano e confrontano, e poco per volta la figura di Pietro si trasforma per tutt’e due. La scrittura affilata e rivelatrice di Cristina Comencini torna a illuminare i vortici e le secche delle relazioni, scegliendo la prospettiva di due donne rivali che in comune sembrano avere soltanto lo stesso uomo. Una turbinosa e vitalissima riflessione sulla complicità e sulla rivalità femminile. E su quella stanza tutta per sé a cui gli uomini – con questo romanzo – possono avere accesso. «La moglie aveva scoperto che viaggiava per lavoro con un’altra, che dormivano nella stessa stanza. L’aveva cacciato di casa e lui era andato a vivere con l’altra donna, la compagna di viaggio, e poi si erano lasciati. Ricordo benissimo che mentre me lo raccontava avevo pensato: ora l’altra sono io».

Recensione

Non sono piú cosí legata ai fatti, cercate di seguirmi, di non esserlo neanche voi. È tutto finito: la storia con Pietro, il sesso, l’amicizia con Maria, i figli che non volevano avere rapporti con lui, la faccenda di Francesco. No. Voglio scrivere di quello che abbiamo scoperto insieme, e credo che vi interesserà, perché siamo tutti nella tempesta, alla ricerca di un porto tranquillo. Bisogna però prima distruggere la cattedrale che abbiamo eretto intorno all’amore. Poi forse si potrà ricostruirla, una chiesa di dimensioni piú contenute, sulla porta un cartello: LAVORI IN CORSO. L’incendio di Notre-Dame ha riavvicinato tutti all’idea del volo che l’aveva edificata, la tireranno su di nuovo ma non sarà piú come prima. [….]

Dopo una distruzione, si ha nostalgia del tempo passato, sembra perfetto e felice, si cerca di rimetterlo in piedi, sembra possibile ma non lo è, bisogna andare avanti verso l’ignoto.” Pag. 11

E’ la giovane Elena a parlare. Sarà lei a raccontare questa storia d’amore, la storia di tutti gli amori. La storia di tutte le vite, nostre e di chi amiamo e abbiamo amato, di chi è venuto prima di noi e di chi verrà dopo.

Siamo tutti nella tempesta, anche quando crediamo di no, e le coppie sono formate da due persone che si conoscono, si innamorano, si mentono, si tradiscono, si lasciano e si riprendono, invecchiano, si perdono. Ma non sono mai solo due, perché siamo tutti figli, prima che soggetti e, forse, genitori: Ora sapevo che non ci si salva da soli, che siamo una catena di storie d’amore, una dentro l’altra, e che i fallimenti appartengono a tutti. Avevo perduto la leggerezza che era stata il mio mantra. Ero figlia di una serie di donne che venivano prima di me, come lui lo era degli uomini e anche di quello che era stato con Maria. Pag. 136

E’ la storia di Elena, giovane donna che sta col suo ex professore di economia, Pietro, più vecchio di trent’anni, e vivono con una finta leggerezza, dove lei non cucina, prepara caipirinhe, non vuole figli, mentre lui è spesso via per lavoro, va, torna, non racconta mai di sé e soprattutto di chi è stato prima di lei e del suo matrimonio con Maria, con cui ha vissuto 20 anni ed ha avuto 3 figli. Una sorta di bolla temporale ed esistenziale, dove illudersi di vivere un amore perfetto, senza farsi toccare da niente e da nessuno.

Ma naturale non sia così, non è possibile possa durare molto questa finta perfezione, senza che venga prima o poi aggredita dalla realtà.

La realtà arriva sotto forma di inganno: Maria si finge un’altra sui social e riesce ad arrivare ad Elena, a conoscerla, a diventare sua confidente, e si fa raccontare del suo uomo, le racconta del suo, che altri non sono che lo stesso Pietro, solo più giovane o più vecchio, eppure due uomini completamente diversi fra loro.

E così che l’una diventa l’ossessione dell’altra, dove “lui” resta quasi sullo sfondo, mentre le due donne si osservano, si sfidano, si “massacrano”

(La sua mente era popolata di immaginazioni, di dettagli. Non sai quanto può essere fervida la fantasia di una donna, quanto può perseguitarsi, ingrandire le cose, attribuire parole, pensieri, argomentare su niente),

e non sanno più chi è “lei” e chi è “l’altra donna”. Fino al climax, quell’avvenimento inaspettato che cambierà tutto: il terzo figlio di Pietro, Francesco, poco più giovane di Elena e che soffre di dislessia, va a vivere per un periodo a casa loro e da lì, attraverso una serie di avvenimenti, tutto sarà destinato a modificarsi.

Soprattutto è il mondo di Elena a doversi profondamente modificare, è costretta a fermarsi e riflettere, su di loro, su se stessa, sui propri genitori, modello negativo da cui rifuggire (tutti loro, in realtà) ma

”siamo una catena di storie d’amore, una dentro l’altra, e che i fallimenti appartengono a tutti. Avevo perduto la leggerezza che era stata il mio mantra. Ero figlia di una serie di donne che venivano prima di me, come lui lo era degli uomini e anche di quello che era stato con Maria”.

E’ questo l’insegnamento al fondo di questa storia: non esiste l’altra donna, l’altra siamo noi. E per questo motivo, sempre presente, ineludibile.

Un romanzo che scardina tutte le convinzioni, ribalta i piani, propone punti di vista nuovi e decisamente interessanti.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Cristina Comencini


Figlia del grande cineasta Luigi, collabora a lungo col padre in veste di sceneggiatrice. Tra i suoi libri, pubblicati con Feltrinelli: Le pagine strappate (1991, 2006), Passione di famiglia (1994), Il cappotto del turco (1997), Matrioška (2002), La bestia nel cuore (2004, da cui è stato tratto il film omonimo, nominato all’Oscar per l’Italia), Due partite (2006, da cui è stato tratto il film omonimo), L’illusione del bene (2007), Quando la notte (2009; anche in audiolibro nel 2011), Lucy (2013), Voi non la conoscete (2014) e, per la collana digitale Zoom, La nave più bella (2012). Nel 2016 pubblica con Einaudi Essere vivi, e nel 2018 Da soli. Tra i suoi film: Zoo (1988), I divertimenti della vita privata (1990), La fine è nota (1992), Va’ dove ti porta il cuore (1996), Matrimoni (1998), Liberate i pesci (2000), Il più bel giorno della mia vita (2002), La bestia nel cuore (2005), Bianco e nero (2008) e Quando la notte (2011), Latin Lover (2015), Qualcosa di nuovo (2016), Sex Story (2018), Tornare (2019).

 

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