L’altro posto




Recensione di Giusj Sergi


Autore: John Ajvide Lindqvist

Traduttore: A. Bassini

Editore: Marsilio

Genere: Horror

Pagine: 320

Anno di pubblicazione:2018

Nel 1985 John Lindqvist ha diciannove anni, pochi soldi in tasca e un sogno nel cassetto: diventare un mago famoso. Lasciatosi alle spalle il sobborgo di Blackeberg dove è cresciuto, si trasferisce in una nuova casa al centro di Stoccolma per muovere i primi passi nella vita adulta. Ma quello che accade nei pochi mesi trascorsi in quel cubo di mattoni dove a stento filtra la luce scaglia la sua vita in una direzione completamente diversa da quella prevista. Strani fenomeni cominciano a turbare la quiete apparente del condominio, una voce misteriosa telefona ripetutamente per sapere se è arrivato un certo Sigge, vicini sospettosi sembrano legati da un patto segreto e il ritornello di una nota canzone pop fluisce dalle pareti di roccia che segnano il confine fra l’edificio e il tunnel di Brunkeberg. La cosa più sconcertante, tuttavia, è la sostanza nera e gelatinosa penetrata da una fessura nel soffitto della lavanderia, che si rivelerà essere la porta verso un’altra dimensione: la stessa distesa erbosa, sovrastata da un cielo blu, su cui erano finiti i personaggi di “Musica dalla spiaggia del paradiso”, di cui “L’altro posto” è l’ideale continuazione. I viaggi nell’altra dimensione cambieranno la vita di John e lo porteranno a conoscere i desideri inconfessabili e i drammi laceranti degli altri inquilini. Un microcosmo di insoddisfazione e passione portate alle loro estreme conseguenze, mentre la Svezia, fuori, festeggia la vittoria elettorale dei socialdemocratici di Olof Palme, che proprio vicino al tunnel di Brunkeberg, di lì a pochi mesi, troverà la morte per mano ancora oggi ignota. “L’altro posto” è l’autobiografia impossibile, surreale e al contempo autentica dell’autore e lo spaccato sociale della Svezia alla vigilia di uno degli eventi più traumatici della sua storia recente, che ha intaccato per sempre il sogno di una società ugualitaria e solidale.

RECENSIONE

Ritorna con un nuovo libro allucinato e allucinante il maestro dell’orrore scandinavo. Un libro che si prospetta come una biografia dell’autore, della sua giovinezza, ci racconta del periodo che lo vede alle prese con il suo più grande sogno, quello di diventare un illusionista famoso, un grande mago. Passa le giornate in solitudine, esercitandosi alacremente per poter partecipare a un concorso che gli porterebbe il successo agognato.

Ciò che parte come un semplice racconto comincia ad assumere da subito i tratti neri della penna di Lindqvist, e ciò che è reale e ciò che non lo è cominciano a mescolarsi, incastrarsi, insinuarsi ovunque, fino a quando non si riesce più a capire quale sia la verità e quale la menzogna. Dalle prime pagine, tramite le parole di un giovane uomo di diciannove anni, comincia a strisciare la solita sensazione che caratterizza ogni suo libro; così ha inizio l’assurdo, l’orrore, il sovrannaturale. Nel suo consueto stile – una scrittura quasi fredda, insensibile – delinea gli eventi e le sensazioni, i fatti nudi e crudi con precisione chirurgica, senza indugiare su alcun sentimentalismo e pietà di sorta, ricorrendo all’orrore vero e proprio, a scene alle volte anche disturbanti.

Dietro le pagine di questo libro si mescolano la realtà di un paese e di un uomo alle prese con un periodo della sua vita che avrà un ruolo fondamentale per la sua esistenza futura. Uno spaccato di vita che parla sia di risvolti interiori, personali, che di un intero popolo; è un romanzo che soprattutto parla dello sgretolarsi delle certezze, del lasciarsi andare, del rincorrere sempre qualcosa che non abbiamo nella vita, anche abbassandosi alle più crude e allucinanti perversioni – metafora di mancanze nella vita reale – per colmare quei vuoti che non permettono di andare avanti.

La Svezia si trova un una fase di profonda crisi ed è come se i personaggi rispecchiassero lo stato in cui si verrà a trovare il paese di lì a poco. Come se in ogni personaggio albergasse un pezzetto di terra, alla deriva, che cerca un appiglio anche nell’assurdo. Un libro che riconferma Lindqvist un maestro del genere e non delude i suoi lettori.

John Ajvide Lindqvist


Considerato tra i maggiori talenti della scena letteraria svedese, John Ajvide Lindqvist (1968) è cresciuto nel quartiere di Blackeberg, alla periferia di Stoccolma. Dopo aver fatto il mago e il comico, si è dedicato alla scrittura.

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